Findegil, il copista del Re
Minas Tirith, primo secolo Q.E. – ?, inizio terzo secolo Q.E.
Una delle consuetudini più consolidate, tra coloro che si interessano delle Antiche Cronache, è quella di considerare le forme finali di queste narrazioni (che noi chiamiamo Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion e così via) come il formato unico e definitivo della loro redazione.
In realtà, come stiamo vedendo nella rubrica delle lingue, anche all’interno dei miti sono ben riconoscibili alcune figure che si sono occupate della traduzione e della collettazione di molte narrazioni sparse che hanno poi trovato la forma che conosciamo.
La più recente, se così possiamo dire, di queste figure è Findegil, copista del Re nel corso della Quarta Era, che si ipotizza abbia servito sotto Re Eldarion durante i suoi anni di Regno.
A quanto ci sono è stato tramandato, fu proprio Findegil che, nell’anno 172 della Quarta Era, trascrisse per le biblioteche del Re di Gondor il Libro del Conte, vale a dire il documento che raccoglieva tutte le conoscenze hobbit sulla Storia e gli avvenimenti del vasto mondo che li circondava.
Ciò fu fatto con ogni probabilità su richiesta del bisnipote di Peregrino Tuc, uno dei Nove Viandanti che hanno accompagnato il portatore dell’Anello.
Questa versione è tanto più importante per le modalità in cui la Storia è giunta fino a noi perché è stata la prima, tra quelle a disposizione degli Uomini, a includere anche le complete ‘Traduzioni dall’Elfico’ composte da Bimbo Baggins durante la sua permanenza a Gran Burrone, fornendo una versione Hobbit ai Grandi Miti Elfici della Prima Era, che oggi ritroviamo nella lettura del Silmarillion.
Quest’opera fu presentata ai discendenti di Peregrin Took durante una speciale cerimonia e successivamente conservata nei Grandi Smial. Era una copia del Libro del Thain proveniente da Gondor, che a sua volta era una copia dell’opera originale di Bilbo, Frodo, Sam, Merry e lo stesso Pipino.
È probabile dunque che la redazione di Findegil sia stata mantenuta come punto di riferimento per ogni edizione dei secoli successivi, e che essa rappresenti, con buona approssimazione, la forma finale delle tradizioni degli Uomini sulla Storia di Arda e dei Figli di Ilùvatar.