La Fiala di Galadriel
Lòrien, ? T.E. – Conservato in Valinor
Tra gli artefatti che maggiormente mostrano la natura della “magia” e dell’arte elfica durante la Terza Era, molto a lungo si è discusso del Dono che Dama Galadriel di Lòrien fece al portatore dell’Anello durante la permanenza della Compagnia nel suo Regno, durante il proprio viaggio verso Sud.
Tale dono, poi divenuto noto come la Fiala di Galadriel, era un oggetto di straordinaria fattura. Come la Dama aveva spiegato a Frodo, era un contenitore di cristallo al cui interno era conservata la luce riflessa della Stella di Eärendil – che sappiamo essere generata dal Silmaril ch’egli tiene in fronte – riflessa dal suo specchio. Era dunque un oggetto privo di un potere “reale”, ma tale da proiettare una luce limpida, brillante e purissima anche laddove non vi fosse che oscurità. Inoltre, in virtù della natura di questo artefatto, la luce ch’esso sprigionava risultava insopportabile alle creature corrotte o oscure, come Gollum, Shelob e i servi del Nemico.
Questo manufatto si rivelò utilissimo per Frodo e Sam proprio al momento dell’ingresso a Mordor. Mentre stavano per iniziare la scalata sopra Minas Morgul, quando l’esercito del Re Stregone stava lasciando la città, Frodo sentì il suo richiamo e fu spinto a indossare l’anello. Infilò la mano sotto il mantello, ma anziché trovare l’anello che portava al collo toccò la fiala, che immediatamente allontanò ogni oscuro pensiero e permise loro di rimanere occultati fino all’effettiva partenza dell’esercito di Morgul.
Più tardi, nell’anto di Shelob, Frodo utilizzò la fiala per tenere a distanza il ragno. È proprio in questa occasione che, estraendo la Fiala, egli invocò la stella, parlando una lingua che non conosceva se non attraverso le traduzioni di suo zio Bilbo: “Aiya Eärendil elenion ancalima!”, ovvero “Salve Eärendil, la più splendente delle stelle”. Ma non fu sufficiente, perché Shelob era grande, astuta e crudele, e fu capace di pungere Frodo con il suo veleno, lasciandolo in deliquio. Sam raccolse però la Fiala e combatté contro il Ragno, riuscendo a ferirla a tal punto da metterla in fuga.
Come sappiamo, Sam prese con sé l’Anello e la Fiala prima di accommiatarsi da Frodo, che riteneva morto. Furono gli Orchi di Cirith Ungol, venuti a pattugliare quelle zone, a sottolineare che in realtà il Padrone era stato solamente immobilizzato. E così Sam si risolse a dare, da solo, l’assalto alla Fortezza. Proprio la Fiala gli fu di grande aiuto, perché gli permise di superare le Sentinelle Silenti durante il suo ingresso, e di distruggerle durante la loro fuga.
Va tuttavia sottolineato che, benché si trattasse di un artefatto di grande levatura, la Fiala non era in grado di confrontarsi contro il Male che sprigionava da Mordor, originato da un Potere più grande e più antico di Galadriel stessa. E infatti, avanzando sulle piane di Gorgoroth, Frodo e Sam si avvidero che la luce della Fiala diminuiva man mano che il Monte Fato si faceva più vicino.
Ma con la sconfitta dell’Oscuro Signore, essa tornò a risplendere come faceva a Lòrien in lontani anni di Pace, quando davvero il firmamento sembrava riflettersi nel suo purissimo cristallo. E proprio la luce della Fiala fu l’ultima cosa che Sam, Pipino e Merry videro quel giorno ai Porti Grigi, quando i Portatori degli Anelli e i grandi degli Eldar abbandonarono per sempre la Terra di Mezzo. Portando con sé anche l’ultimo dei grandi artefatti Elfici rimasti da questa parte del Grande Mare.