LINGUE ELFICHE/43 - EXTRA. Le rune di Erebor, l’Ovestron, il Rohanese: la questione dell’adattamento

Nello scorso appuntamento abbiamo citato una risposta di Tolkien a Miss Beare riguardo alla somiglianza tra le rune di Daeron che compaiono nel Signore degli Anelli e le rune germaniche antiche dell’alfabeto fuþark.

Questo spunto ci introduce a un argomento fondamentale per la comprensione dell’approccio del Professore alla propria creazione linguistica: la questione della traduzione e dell’adattamento delle lingue di Arda alla lingua del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Ne abbiamo già parlato di sfuggita quando abbiamo citato la traduzione dello Gnomish Lexicon da parte di Eriol/Ælfwine.

Essendo un tema cruciale nell’interpretazione dell’intero Legendarium in questa sede vorrei solo fornire qualche accenno, complementare a ciò che abbiamo già detto riguardo Eriol e le cirth, ma vi ritorneremo senz’altro in appuntamenti futuri, sia quando parleremo rispettivamente di Ovestron, Khuzdul e Rohanese, sia quando parleremo più diffusamente del rapporto tra Mondo Primario e Mondo Secondario, e come in questa relazione si innesti il discorso delle lingue.

Cerco di spiegarmi, attraverso tre esempi diversi:

  • Tolkien scrive Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit in Inglese moderno, ovviamente. All’interno della narrazione, ogni volta che i personaggi parlano in Inglese stanno in realtà conversando in Ovestron, la “Lingua Corrente” in uso presso i popoli della Terra di Mezzo occidentale.

    Dunque Tolkien – che infatti si definisce il “traduttore” del Signore degli Anelli, tratto dall’opera in-universe del Libro Rosso dei Confini Occidentali – sta traducendo in Inglese un testo scritto in Ovestron.

    Per capirci: in questo fittizio “testo originale” (lo pseudobiblion di cui abbiamo precedentemente, parte del complesso gioco narrativo imbastito dal Professore), figurerebbe Maura Labingi al posto di ogni occorrenza di “Frodo Baggins” nel testo tradotto, Banazîr Galpsi al posto di “Samwise Gamgee”, kuduk al posto di “Hobbit”, Sûza al posto di “Contea”.

  • Allo stesso modo, nomi propri ed espressioni del popolo di Rohan (es. il nome Éomer, o frasi come ferthu Théoden hál) non sono trascrizioni delle parole realmente adoperate dai personaggi nel corso della Terza Era, ma adattamenti in Old English dal Rohanese (o Rohirric), di cui conosciamo effettivamente ben pochi esempi autentici, riportati nell’Appendice F “Notizie Etnografiche e Linguistiche”, dove Tolkien espone questo suo metodo di “resa” di alcune delle lingue di Arda, e in Peoples of Middle-earth, il XII e ultimo volume della History of Middle-earth.

    Per Tolkien l’Old English (Anglosassone) era la lingua più adatta a restituire e “riprodurre” (per il lettore inglese medio) l’impatto che il Rohanese, all’interno del Mondo Secondario, esercitava sulla percezione di un Hobbit della Contea (il punto di vista preponderante del Signore degli Anelli è proprio quello degli Hobbit, come si evince dalla Nota sulla Documentazione della Contea, in coda al Prologo). Come per gli Hobbit il Rohanese suonava “arcaico” e stranamente familiare (la parola Rohanese per l’Ovestron kuduk “hobbit” era kûd-dukan “abitante di buchi”, reso da Tolkien con il calco Antico Inglese holbytla – in un esercizio di “etimologia retroattiva”, dato che conosciamo bene la casualità dell’invenzione del termine “Hobbit” da parte di Tolkien).

  • Infine, e qui torniamo alle rune di Erebor, ne Lo Hobbit la mappa di Thror (cui è accompagnata anche una legenda dei caratteri) è tracciata con rune molto simili alle cirth dell’Angerthas (di cui i Nani di Erebor utilizzavano un Modo tutto loro), rune i cui valori fonetici sono proprio… quelli del fuþark germanico! anzi per essere più precisi della sua evoluzione utilizzata dagli Anglosassoni e dai Frisoni, il fuþork.

    Per esempio la runa 19 della tabella, affine a fehu (che nel fuþork si chiama feoh), nella mappa di Thror torna a significare f invece di g; la runa 57, affine a thorn, torna a significare th (þ) invece di ps.

    Dunque Tolkien ha “tradotto” le rune dei Nani di Erebor nelle rune del nostro mondo, adattandone l’uso per essere più familiari ai lettori inglesi.* Anche in questo caso siamo di fronte a una “traduzione”, e non a una semplice “trascrizione dal Libro Rosso”.

Mappa di Thror, con le due iscrizioni runiche (una delle quali in Lettere Lunari, invenzione precipua dei Nani. Vd. The Peoples of Middle-earth, Of Dwarves and Men, nota 8)
Legenda delle rune dello Hobbit

Per riassumere gli “adattamenti” compiuti da Tolkien in questo senso:

  • Ovestron > Inglese Moderno (lingua franca);

  • Rohanese > Antico Inglese (Anglosassone);

  • Cirth > Fuþark (un sistema di scrittura, adoperato per più lingue. Esattamente come le rune di Daeron furono adattate dapprima dagli Elfi dell’Eregion, poi dai Nani di Moria e infine dagli Ereboriani, così anche il Fuþark antico nasce – tra il II e l’VIII secolo – come alfabeto per i dialetti germanico antichi, diventa in seguito – a partire dal V secolo – il sistema alfabetico dell’Anglosassone, con cui viene portato al suo maggiore sviluppo, il Fuþork, e viene infine – dal IX secolo – adottato dal Norreno, il Fuþark recente);

  • Non l’ho menzionato prima, ma in questo elenco può rientrare anche la lingua di Dale, la città alle pendici della Montagna Solitaria. Questa era resa da Tolkien attraverso la Lingua Norrena. Anche qui, il parallelo con il Mondo Primario regge: la lingua di Dale è correlata all’Ovestron e al Rohanese, più o meno come Norreno (Norvegese Antico), inglese moderno e Anglosassone sono tra loro imparentati.

Rimando ad appuntamenti futuri un approfondimento esaustivo di questo argomento, tuttavia ho voluto anticiparlo, essendo direttamente richiamato dall’Angerthas Daeron.

* La stessa cosa Tolkien la fece nelle riproduzioni del Libro di Mazarbul, che abbiamo mostrato la scorsa volta, rendendo attraverso un inglese traslitterato foneticamente e in maniera imprecisa un testo in Lingua Corrente così come era plausibile che fosse redatto dallo sparuto gruppo di Nani capeggiato da Balin.

***

Di seguito alcune pagine dalla lettera (non pubblicata nella raccolta The Letters of J.R.R. Tolkien) del 1943 a Leila Keane e Pat Kirke, in cui Tolkien spiega la distinzione tra le “Rune risalenti a un’epoca storica (solo un millennio fa)” e le “Rune e strane forme di scrittura risalenti a un tempo molto più antico, di cui parla Lo Hobbit”. Riporto le tavole in cui Tolkien traccia, a scopo dimostrativo, le rune anglosassoni e un testo d’esempio (sotto il quale si nasconde in pop-up la trascrizione in caratteri latini, con scrittura insulare); e la tavola in cui Tolkien schematizza le “rune usate da Thorin & co.”

Bibliografia di riferimento:

  • The Hobbit (1937) by J. R. R. Tolkien.

  • The Lord of the Rings (1955; 1966) by J. R. R. Tolkien.

  • The Peoples of Middle-earth (1996), XII volume della History of Middle-earth, ed. by Christopher Tolkien.

Sitografia:

-Rúmil

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