Eriol e Rumil, autore sconosciuto

Eriol, detto Aelfwine d’Inghilterra

V secolo d.c. – ?

 

Se ci affidiamo ai documenti che ci sono pervenuti dagli Antichi Tempi, e che solitamente vengono considerati canonici, i legami tra i nostri tempi – ciò che chiamiamo Storia – e i fatti di Arda appaiono piuttosto labili, e solo uno sforzo di immaginazione ci permette di sostenere, come d’altronde faceva Tolkien stesso, che oggi ci troviamo nella Sesta o nella Settima era del Mondo, a nostro modo eredi di quanto narrato.

 

Vi sono tuttavia storie che confortano questa assunzione, lasciando aperte le speranze che anche un semplice Uomo possa un giorno trovare la Via Dritta che conduce al di là del mare, raggiungendo l’Isola perduta dove ancora vivono gli Elfi.

E la più famosa di queste storie è quella di Eriol, che poi sarà chiamato Aelfwine nella seconda parte della sua vita.

 

Eriol nacque con il nome di Ottor in quella che oggi è la Germania Settentrionale ma che all’epoca era chiamata Angli per il nome del popolo che vi viveva. Nacque in una data imprecisata del quinto secolo dopo Cristo, e visse tutte le vicissitudine tipiche di chi viveva in tempi incerti in una terra ambita da molti: la sua città fu assediata, i genitori uccisi ed egli tratto come schiavo, per poi scappare e dedicare la propria vita al mare, diventando un grande navigatore e prendendo poi la propria residenza sull’isola di Heligoland, dove sposò una donna di nome Cwén ed ebbe due figli, Hengest e Horsa, che rincontreremo alla fine della nostra storia.

 

Un giorno, durante i propri viaggi, incontrò un’isola abitata da un anziano Uomo che gli narrò racconti misteriosi riguardo la grandezza dell’oceano, dei mari nascosti dell’Ovest, e delle isole magiche poste a occidente, fino alla più bella di tutte: Tol Eressëa, là dove vivono gli Elfi.

A quanto si racconta, dietro le fattezze di quest’Uomo di celava nientemeno che Ulmo stesso, che intendeva in questo modo riallacciare gli Uomini alle storie degli Antichi Tempi e al destino dei Primogeniti.

 

E fu così che, dopo la morte della moglie, egli scegliesse di dirigersi sempre più a occidente, trascorrendo quasi tutta la sua vita in mare. E così un giorno, dopo innumerevoli peripezie, il velo di nebbia che circonda il mondo si apri, ed egli giunse a un’isola mai vista da alcun uomo mortale, bella e verde come nessun’altra.

 

Era questa Tol Eressëa, la più orientale delle Terre Imperiture, e qui fu accolto dagli Elfi che vi abitavano, tra cui coloro che avevano vissuto i fatti delle Prime Ere del Mondo e qui erano giunti dopo aver ricevuto il perdono dei Valar.

Molti incontri e molti straordinari racconti sono narrati nei libri dei Racconti Ritrovati e dei Racconti Perduti, in cui la storia di Eriol rappresenta la cornice agli eventi che poi verranno diffusi, tra gli Uomini, con il nome Il Silmarillion. Non approfondiremo qui tutto quanto avvenne a Eriol su Eressëa: dall’incontro con Lindo e Vairë e alla scoperta della Casa del Gioco perduto, dalla prima volta che sentì nominare il limpë alle grandi storie dei tempi prima della nascita degli Uomini che potè ascoltare, fino alla straordinaria bellezza delle città dell’Isola Perduta, allo straziante racconto di Cuorpiccino figlio di Voronwë riguardo alla caduta di Gondolin, e alla grande storia di Eärendil, la stella che, nei miti della gioventù di Eriol, era chiamta Stella del Mattino e ancora oggi guidava i navigatori in mare aperto.

 

Ma quel che è certo è che l’animo di Eriol, che gli Elfi poi chiamaro Aelfwine – “amico degli Elfi”, per l’appunto – passò in questo tempo dallo stupore alla meraviglia, fino alla nostalgia di un’epoca che, pur non avendola mai vissuta, sentiva ormai parte del suo animo. E fu così che Meril-i-Turinqi, la Regina dell’isola, accettò ch’egli bevesse la bevanda destinata unicamente agli Elfi, la sola che poteva sanare la sua malinconia.

E quando lo bevve, si sentì nuovamente giovane, come se i tanti anni in mare fossero svaniti dalle sue spalle. E qui, su Tol Eressëa, sposò Naimi nipote di Vairë, da cui ebbe due figli, Heorrenda e Hendwine.

 

Non è nota l’epoca né la modalità della morte di Eriol, ma molte storie sono raccontate. C’è chi dice che morì in pace nella propria casa sull’isola, e chi invece lega la sua morte a eventi molto più tragici: quando gli Elfi di Eressëa decisero di andare ad est per difendere i propri parenti dalle invasioni degli Uomini, venendo sconfitti, Eriol combatté insieme a loro e fuggì, dopo la sconfitta, insieme ai pochi Elfi rimasti. Altri ancora dicono ch’egli cercasse, sentendosi nuovamente vecchio, di tornare alla propria Terra natia, e che fu proprio questo suo tentativo a rendere Eressëa visibile agli altri esseri umani, che sottoposero l’isola a cicliche invasioni.

 

L’ultima delle quali ci permette di riannodare il filo delle Storie alla Storia: perché a guidarla furono i due figli di Eriol, Hengest e Horsa, che sono tutt’ora ricordati come i capi che guidarono l’invasione anglosassone dell’Inghilterra, che altro non è che la stessa Tol Eressëa, ormai per sempre ancorata al mondo degli Uomini e separata da Valinor al di là del mare. Un luogo in cui, se memoria è conservata degli Elfi, è destinata prima o poi a svanire, invisibile agli occhi degli Uomini.

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