SÔVAL PHÂRË – (La“Lingua Comune”) ~ Rubrica sulla Traduzione in Tolkien - EPISODIO 6: Ovestron e Anglosassone (parte II)

Cari amici, ben ritrovati al consueto appuntamento con Sôval Phârë, la rubrica dedicata alla traduzione nell’opera letteraria tolkieniana.

Nel corso dello scorso appuntamento abbiamo cominciato a proporre, sempre sul tema delle “traduzioni” che compongono i testi del Legendarium, degli esempi concreti di questi testi. Nella fattispecie abbiamo esaminato, grazie a quanto ci dice Tolkien nell’Appendice F, alcuni elementi del corpus Ovestron, ovvero la lingua in cui è scritto originariamente il Libro Rosso (a sua volta frutto, in una certa percentuale, di traduzioni e adattamenti da lingue elfiche).

L’altra lingua “di transizione” che è stata a lungo contemplata da Tolkien come lingua in cui avrebbero dovuto originariamente essere scritti i testi della tradizione del “Silmarillion”, poiché trascritti da Ælfwine, è ovviamente l’anglosassone (Old English). Si sono conservati alcuni exempla di queste trascrizioni, tutti pubblicati da Christopher Tolkien in La Formazione della Terra di Mezzo, il IV volume della History of Middle-earth.

Awaiting Ælfwine by Henning Janssen

Si tratta di frammenti scritti da Tolkien nel corso dei primi anni ’30, in cui egli “simulava” la forma che avrebbe potuto avere l’opera di Ælfwine di “traduzione a memoria” degli originali testi (scritti in Gnomico Eressëano) di pugno di Rúmil e Pengoloð, in particolare gli Annali e il Qenta. A questi cinque frammenti (l’incipit del Pennas-na-Ngoelaidh o Qenta Noldorinwa; tre versioni differenti dell’inizio degli Annali di Valinor; l’incipit degli Annali del Beleriand) si aggiunge anche una lista di nomi propri (nomi dei Valar, nomi propri di Elfi o altre entità, nomi di oggetti come gli Alberi o i Silmaril, vari toponimi di Valinor e del Beleriand), nonché alcuni elenchi di vari nomi per le tre stirpi elfiche, e i nomi propri dei principi Noldor. Molti di questi nomi sono stati ottenuti per “retroformazione”, alle volte partendo da lemmi presenti nel Beowulf e adattati al significato, magari leggermente diverso, dei nomi dei personaggi del “Silmarillion”.

Sono testi di grande interesse, in quanto danno conto di una fase della composizione del Legendarium in cui Tolkien stava fantasticando (già un quarto di secolo prima dell’Appendice F, in cui esplicita questi concetti) sull’idea di una traduzione fittizia sul cui concetto basare la tradizione letteraria di questo universo. La traduzione (di Ælfwine prima, e di se stesso poi) diventa così, a tutti gli effetti, il ponte tra Mondo Primario e Mondo Secondario, il trait d’union tra diverse tradizioni letterarie, e lo strumento di conoscenza principale delle storie del passato.

Senza ulteriori indugi, propongo di seguito una selezione di esempi tratti da questi testi:

Estratti dalle traduzioni in Anglosassone di Ælfwine

  1. INCIPIT DEL QENTA NOLDORINWA

Pennas

Æfter þám þe Ealfæder, se þe on elfisc Ilúuatar hátte, þás worolde geworhte, þá cómon manige þá mihtegostan gǽstas þe mid him wunodon hire to stíeranne; for þon þe hí híe feorran ofsáwon fægre geworhte and hí lustfollodon on hire wlitignesse. Þás gǽstas nemdon þá Elfe Valar, þæt is þá Mægen, þe men oft siððan swáþéah nemdon Godu. Óþre gǽstas manige hæfdon hí on hira folgoðe, ge máran ge lǽssan, ⁊ þára sume tealdon men siþþan gedwollice mid þǽm Elfum; ac híe lugon, for þám þe ǽr séo worold geworht wǽre hí wǽron, ⁊ Elfe and Fíras (þæt sindon men) onwócon ǽrest on worolde æfter þára Valena cyme. Ealfæder ána geworhte Elfe and Fíras ond ǽgþerum gedǽlde hira ágene gifa; þý hátað hí woroldbearn oþþe Ealfæderes bearn.

Traduzione (riporto di seguito il Qenta, che la traduzione anglosassone segue da vicino):

Qenta

Dopo la creazione del Mondo a opera del Padre del Tutto, in lingua elfica chiamato Ilúvatar, molti degli spiriti più possenti che insieme a lui dimoravano vennero nel mondo per governarlo, giacché nello scorgerlo da lontano, dopo che esso fu creato, furono colti dalla gioia per la sua bellezza. Gli Elfi battezzarono quegli spiriti col nome di Valar, le Potenze, benché gli Uomini li abbiano spesso chiamati Dèi. Molti spiriti essi portarono al loro seguito, sia maggiori che minori, e alcuni di questi gli Uomini confusero con gli Eldar o Elfi, ma a torto, poiché essi erano antecedenti al mondo, mentre Elfi e Uomini si ridestarono per la prima volta nel mondo dopo la venuta dei Valar. Eppure, nella creazione di Elfi e Uomini, e nel dare a ciascuno doni speciali, Ilúvatar solo ebbe parte; perciò essi vengono chiamati Figli del Mondo o di Ilúvatar.

***

  1. NOMI ANGLOSASSONI DEI VALAR:

Fréan “Sovrani, signori”

Ós (Ése) “Dio (Dèi)”

Manwë: Wolcenfréa “Sovrano del Cielo”

Ulmo: Gársecges fréa, ealwæter-fréa “Signore del Grande Mare, Signore di tutte le acque”, oppure ágendfréa ealra wætera, “padrone di tutte le acque”

Aulë: Cræftfréa “Signore della Conoscenza”

Tulkas: Afoðfréa “Signore della Potenza, della Forza”

Oromë: Wáðfréa, Huntena fréa “Signore della Caccia” “Signore dei Cacciatori”, oppure Wealdafréa “Signore delle Foreste”

Mandos: Néfréa “Signore dei morti” o néoærna hláford “padrone delle dimore dei morti”

Lórien: Swefnfréa “Signore dei Sogni”

Melko: Manfréa “Signore del Male”, Bolgen “Furente”, Malscor “Ammaliatore”

Ossë: Sǽfréa “Signore del Mare”

  1. INCIPIT DEI PRIMI ANNALI DI VALINOR (versione I)

Þéos gesegen wearþ ǽrest on bócum gesett of Pengolode þám Úþwitan of Gondoline ǽr þám þe héo abrocen wurde, ⁊ siþþan æt Sirigeones Hýþe, ⁊ æt Tafrobele on Toleressean (þæt is Ánetíge), æfter þám þe he eft west cóm; ⁊ héo wearþ þær gerǽdd and geþíedd of Ælfwine, þám þe ielfe Eriol genemdon.

Frumsceaft

Hér ǽrest worhte Ilúfatar, þæt is Ealfæder oþþe Heofonfæder oþþe Beorhtfæder, eal þing.

D

géara þára Falar (þæt is þára Mihta oþþe Goda): án géar þára Goda bið swá lang swá tíen géar béoð nú on þǽre worolde arímed æfter þǽre sunnan gange. Melco (þæt is Orgel) oþþe Morgoþ (þæt is Sweart-ós) oferwearp þára Goda Blácern, þá Godu west gecirdon híe, and híe þær Valinor þæt is Godéþel geworhton.

M

Hér þá Godu awehton þá Twégen Béamas, Laurelin (þæt is Goldléoþ) ⁊ Silpion (þæt is Glisglóm).

Traduzione

(diversa dagli Annali, probabilmente composta da Tolkien prima ancora di scrivere il testo inglese):

Questo racconto fu inizialmente redatto da Pengolod il Saggio di Gondolin prima della caduta della città, e in seguito ai Porti del Sirion, e a Tavrobel in Tol Eressëa (ovvero l’Isola Solitaria), dopo il suo ritorno in Occidente, e ivi visti e tradotti da Ælfwine, dagli Elfi chiamato Eriol.

La Creazione

In principio Ilúvatar, ovvero “Il Padre del Tutto” o “Padre dei Cieli” o “Padre della Luce”, creò tutte le cose.

500

Anni dei Valar (cioè le “Potenze” o “Dèi”): un anno dei Valar è lungo come dieci anni nel mondo secondo l’attuale corso del Sole.

Melko (ovvero “Orgoglio”) chiamato anche Morgoth (ovvero “Il Dio Oscuro”) distrusse le Lampade degli Dèi, e gli Dèi si ritirarono a Occidente e ivi innalzarono Valinor, che da allora è divenuta la Patria degli Dèi.

1000

Qui gli Dèi fecero nascere i Due Alberi, Laurelin (ovvero “Canto-dorato”) e Silpion (ovvero “Crepuscolo-scintillante”).

  1. ESTRATTI DALL’INCIPIT DEI PRIMI ANNALI DEL BELERIAND

Beleriandes Gergesaegen

Fore sunnan úpgange Morgoþ gefléah Godéðel þæt is Falinor, ond genóm þá cóm he eft on Norþdǽlas ond getimbrode þǽr on níwan his fæsten Angband (þæt is Irenhell) under þám Sweartbeorgum. […]

Æfter sunnan úpgange

Sunnan géar I Hér ætíewdon on ǽrest se móna ⁊ séo sunne, and þa Godu scópon híe ǽfter þám þe Morgoþ fordyde þá Béamas, for þon þe híe næfdon léoht. Swá cóm gementem Tíd on middangeard. Fingolfin gelǽdde þá óþere mǽgþe þára Noldielfa on Norþdǽlas ofer Ísgegrind oþþe Helcarakse on þá Hinderland; ond þá fór Felagund mid sume þǽre þriddan mǽgþe. Þá fóron híe ealle norþan mid þám þe séo sunne arás, and þá onbrugdon híe hira gúþfanan, and cómon siþþan mid micle þrymme on Miþrim. Þǽr wæs þá gíet him fǽhþ betwux þǽre mǽgþe Féanóres ond þámóþrum. Morgoþ mid þý þe léoht ætíewde béah on his déopestan gedelf, ac siþþan smiþode þǽr fela þinga dearnuga and sende forþ sweartne smíc.

Traduzione (adattata in parte da AB I e in parte da AB II):

Annali del Beleriand

Prima del sorgere del Sole Morgoth fuggì da Valinor il Reame degli Dèi, e tornò nelle regioni settentrionali e ricostruì la sua fortezza di Angband (ovvero “Inferni di Ferro”) sotto le Montagne Nere. […]

Dopo il sorgere del Sole

Anno del Sole I Apparvero per la prima volta il Sole e la Luna, creati dagli Dèi dopo che Morgoth distrusse gli Alberi, poiché non vi era più luce. Così, il computo del tempo giunse nella Terra di Mezzo. Fingolfin condusse la seconda casata dei Noldor oltre lo Stretto del Ghiaccio Stridente o Helcarakse fin nelle Terre Interne; con lui giunse Felagund, insieme a una parte della terza casata. Al sorgere del Sole essi marciarono giù dal Nord, e dispiegarono i loro vessilli, e in seguito arrivarono con una grande schiera al Mithrim. Vi era ostilità tra la loro casata e quella dei Figli di Fëanor. Morgoth allo spuntare della Luce si ritirò sgomento nei suoi sotterranei più profondi, ma in quelli operò in segreto nelle forge e diffuse oscuri miasmi.

Una pagina manoscritta da una delle copie della Cronaca Anglosassone (IX-XII secolo)

Bibliografia e sitografia utile:

  • The Lord of the Rings (1955; 1966) di J. R. R. Tolkien ~ Appendice F

  • The Shaping of Middle-earth (1986), IV volume della History of Middle-earth.

    Edizione italiana (2023): La Formazione della Terra di Mezzo ~ Appendice al Qenta Noldorinwa, Appendice agli Annali di Valinor, Appendice agli Annali del Beleriand.

-Rúmil

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