Cari amici, ben ritrovati al consueto appuntamento con Sôval Phârë, la rubrica dedicata alla traduzione nell’opera letteraria tolkieniana.
Quest’oggi proponiamo gli ultimi tre toponimi di questa breve selezione, per poi passare, dalla prossima volta, a qualche nome di cosa (ricordo che il documento è diviso in tre sezioni: names of persons and peoples; place-names e appunto things), e concludere infine questa disamina sulla utilissima Guide to the Names con qualche ultima considerazione di carattere generale.
Come sempre aggiungerò qualche commento a integrazione (tra parentesi quadre), e compirò osservazioni non sistematiche sulle proposte di traduzione italiana.
Passo ai nomi (traduzione mia):

Shire. [“Contea” nelle traduzioni italiane]. Una regione organizzata con un “capoluogo di contea” (nel caso della Contea degli hobbit, questo era Michel Delving [“Pietraforata” in A-P; “Gran Sterro” in F]). Dal momento che questa parola è di uso corrente in inglese, e pertanto così è trattata nel racconto in Lingua Comune, tradurre a senso.
Pare che Shire, dall’antico-inglese scír, abbia rimpiazzato in epoche molto antiche la parola in antico germanico per distretto, riscontrata nella sua forma più antica nel gotico gawi, e che oggi sopravvive nell’olandese gouw, o nel tedesco Gau. In inglese, a causa della sua riduzione a gē (pronuncia yē), è sopravvissuto solo in una manciata di vecchi toponimi, il più noto dei quali è Surrey (da Suðer-ge) “distretto meridionale”. Questa parola sembrerebbe il più vicino equivalente, per antichità e per senso generale, alla Contea della storia. La versione olandese utilizza Gouw; Gau mi sembra adatto per il tedesco, a meno che il suo recente utilizzo nella riorganizzazione regionale sotto Hitler abbia sciupato questa specifica parola antica. Nelle lingue scandinave (nelle quali non esiste una parola correlata) dovrebbe essere usata una qualche altra parola (preferibilmente antica) per “distretto” o “provincia”. La versione svedese utilizza Fylki, apparentemente prendendo in prestito l’antico norreno (specialmente norvegese) fylki “distretto, provincia”. In effetti avevo in mente l’antico norreno e il moderno islandese sýsla (cfr. svedese syssla, danese syssel, ormai obsoleti nel significato di amt, ma riscontrati in alcuni toponimi), quando ho detto che il nome reale, ovvero non tradotto, della Contea è Súza (III 412); perciò si dice anche (I 14) che era così chiamata in quanto “distretto con un’economia ben organizzata”.
[A integrazione di quanto scrive qui Tolkien, aggiungo qualche informazione etimologica sul “Conte della Contea”, figura nata in seguito alla caduta di Fornost nel 1975 della Terza Era, e per molto tempo ricoperta dai discendenti della famiglia Oldbuck (“Vecchiobecco” in A-P; “Vecchiodaino” in F). In originale Tolkien utilizza il termine Thain, ovvero una variante, attestata in testi medio-inglesi, del termine early modern english thane. La parola, derivante dall’antico-inglese þegn, designava una figura a capo di un’unità amministrativa e socio-economica, concessagli in gestione dal re in cambio di servigi militari. Questo tipo di carica era in voga specialmente nella Scozia orientale di epoca medievale, e questi territori erano chiamati thanage o thanedom, ed effettivamente il paragone con i nostri “conte” e “contea” non è improprio. Ciò che mi sembra interessante da rilevare è proprio quello spelling alternativo scelto da Tolkien, per conferire ad una carica già antica una patina di antichità ancora più remota. Simili giochi linguistici e lessicali sono praticamente impossibili da trasporre in un’altra lingua, ma mi preme sottolineare questa “maniacalità” del Professore nel costante e meticoloso cesello di nomi e concetti: in Tolkien NULLA è scritto o detto a caso, ogni parola è attentamente soppesata nelle sue implicazioni, pur se queste si rivelino a volte molto difficili da cogliere o da apprezzare, se non a un livello inconscio – per un lettore madrelingua.]

Westernesse. [“Ovesturia” in A-P; “Occidenza” in F]. Il nome in Lingua Comune di Númenor (che significa “Terra d’Occidente”). È inteso come western [“occidentale”] + ess, una desinenza utilizzata in nomi parzialmente francesizzati di terre “romanzesche”, come Lyonesse, o Logres (l’Inghilterra nel Romanzo Arturiano). Il nome si trova in effetti nell’antico romanzo cavalleresco King Horn, riferito a un certo regno raggiungibile per nave. Tradurre con qualche invenzione simile, che contenga West- o il suo equivalente. La versione svedese ha Västerness, l’olandese Westernisse.
[È interessante notare, nel confrontare le due proposte di traduzione italiane con l’originale, il tipo di “desinenza” scelto da ciascuno dei due traduttori. Entrambe hanno apparentemente diverse occorrenze in toponimi, anche antichi (per -(e)nza si vedano Provenza o l’antico dialettale Franza per “Francia”; per -uria si confrontino Etruria, Asturia(s), Liguria); tuttavia è necessario osservare che i suffissi presenti in molti di questi esempi non condividono la medesima etimologia, ma sono piuttosto il risultato finale di condizioni varie e molteplici.
Provenza deriva per esempio, attraverso il francese Provence e il provenzale Prouvènço/Provença, dal latino provincia, dunque la terminazione -enza non è, almeno in questo caso, un suffisso proprio dei toponimi come invece lo è -ess(e).
Il suffisso -enza, al di là di casi particolari come quello appena descritto, deriva dal latino -entia, e forma tipicamente sostantivi astratti tratti da verbi (come accoglienza, conoscenza, credenza, diffidenza, dipendenza, partenza, etc) o da aggettivi in -ente, a loro volta risalenti da participi presenti latini (decenza, pazienza, prudenza). Pertanto, a mio giudizio, Occidenza richiama un po’ troppo un concetto astratto, anziché l’idea che vorrebbe suggerire.
D’altro canto anche -uria sembra essere, più che un suffisso specificamente destinato a toponimi di un certo tipo, una terminazione che ricorre in via assolutamente incidentale: sia per Etr-uria sia per Lig-uria, infatti, pare che questa forma derivi da un rotacismo intervocalico (rispettivamente dalla forma supposta *Etrusia e da una presunta radice latina *ligusc-, successivamente semplificata in *ligus-, da cui deriverebbero gli aggettivi Ligusticum e Ligustus). In tal caso la vera desinenza sarebbe la ben più nota e diffusa -ia, tanto frequente in sostantivi astratti (derivando dal greco -ία), quanto in toponimi di origine latina (cfr. Italia, Francia, Iberia, circa metà dei nomi delle regioni italiane, etc).
Tuttavia, forse proprio grazie al collegamento inconscio con Etruria, che nell’immaginario collettivo è una realtà storico-geografica non solo antica ma anche completamente perduta, cancellata dalla storia (da Roma), Ovesturia riesce a conferire, secondo me, il giusto senso di antichità remota e leggendaria, e regala a questo nome sfumature che risuonano anche in altri luoghi mitici o continenti perduti, come Avalon, Mu, Agarthi, Ys, la già citata Lyonesse o la stessa Atlantide, che Tolkien stesso assimilava alla sua Westernesse per ovvi motivi.]

Withywindle. [“Sinuosalice” in A-P; “Circonvolvolo” in F]. Nome del fiume nella Vecchia Foresta, pensato per rappresentarlo nella lingua della Contea. Era un fiume sinuoso costeggiato da salici (withies [“withy” è un termine che designa il “fuscello di salice”, dunque per sineddoche diventa in inglese un sinonimo di willow]).
Withy- non è raro nei toponimi inglesi, ma -windle non ha alcuna occorrenza (Withywindle era modellato su withywind, un soprannome del convolvolo o vilucchio). Sarebbe auspicabile un’invenzione che faccia uso di elementi adatti nella lingua della traduzione. La versione danese Wilgewinde (con wilg = inglese willow) è molto buona. Non capisco la versione svedese Vittespring. Parole correlate a withy si possono trovare nelle lingue scandinave; anche il tedesco Weide è correlato.
[Anche in questo caso Tolkien si prodiga in spiegazioni e curiosità, e fornisce anche il contesto minimo per comprendere il significato e il tono di questo toponimo. Il buon Professore non era nuovo a piccole digressioni botaniche (vedi anche la Lettera 148, che abbiamo citato qui), tuttavia in questo caso il riferimento al convolvulus o vilucchio (in inglese bindweed) serve solo a spiegare l’ispirazione estetica del nome (“Withywindle era modellato su withywind”), ma non spiega il significato letterale, che ovviamente è determinato dal contesto precedentemente esposto (“fiume sinuoso costeggiato da salici”). In quanto nome assegnato dagli hobbit risulta particolarmente semplice e diretto dal punto di vista semantico, con un significato esplicito ed essenziale. Alla luce di ciò che abbiamo appena detto, mi sento di preferire Sinuosalice a Circonvolvolo, in quanto più lineare, decisamente più adatto al tono che ha Withywindle in originale, e soprattutto in quanto si attaglia meglio al contesto.]
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Con questi tre nomi abbiamo concluso la sezione della Guide dedicata ai toponimi.
Come accennavamo in apertura, il prossimo appuntamento sarà anche l’ultimo dedicato a questo affascinante documento, e tratterà dell’ultima sezione, dedicata alle Cose (ovvero oggetti, concetti, elementi di flora, nomi di ricorrenze, etc).
Alla prossima!
-Rúmil