L’Elessar, la Gemma Elfica
Gondolin, 350/400 P.E. – Conservata in Gondor
Questa è la storia di una gemma – o forse di due? – capace di attraversare la Storia delle Prime Ere del Mondo e di rivelarsi un gioiello di grandissima rilevanza sia per gli Elfi che per gli Uomini, tanto da dare il nome al primo Re del Reame Riunito di Gondor e di Arnor, Elessar Telcontar.
Si racconta infatti che l’Elessar sia stato originariamente forgiato a Gondolin da Enerdhil, l’orefice dei Noldor secondo per grandezza e abilità solo a Fëanor stesso. Un personaggio del quale, a parte il nome e questa notazione, pochissimo ci resta nelle antiche cronache. E questo è il motivo per cui, forse, si è nei secoli consolidata l’idea che altri avessero forgiato questo monile.
Quale che fosse l’originale, grande fu l’ammirazione per Enerdhil quando gli Elfi di Gondolin ebbero l’occasione di mirare l’Elessar per la prima volta: poiché esso era verde come le foglie ma al suo interno pareva racchiudere la limpida luce del Sole. E molti dissero che chiunque posasse lo sguardo sulla pietra avrebbe visto gli oggetti avvizziti e invecchiati come se fossero di nuovo vivi, integri e giovani. Si sosteneva inoltre che essa concedesse a chi la indossava il potere di guarire qualsiasi ferita toccasse, donando nuova vita a piante ed esseri animati.
E pare che proprio in questo periodo esso fu definito Elessar, “Gemma Elfica”, perché era un’opera che in pieno rispecchiava l’amore degli Elfi per la Natura, e sembrava essere in grado di sanare le ferite di un mondo che già nella Prima Era mostrava i segni della propria corruzione.
L’Elessar fu dunque donata a Idril Celebrindal figlia di Turgon, che la portava sul petto ogni giorno, e la tenne con sé quando, al tempo della Caduta, fuggì dalla strada celata intorno ai Monti Cerchianti insieme a Tuor e al figlio Eärendil. E proprio lui la ereditò dalla madre – si dice che il primo ricordo del Marinaio fosse proprio sua madre che lo teneva in grembo, cantando mentre l’Elessar splendeva sul suo petto. E fu ai porti del Sirion che l’Elessar dimostrò al massimo le proprie proprietà curative, rimarginando le ferite di Uomini, Elfi e animali che ivi abitavano.
Come sappiamo, Eärendil portò con sé l’Elessar quando intraprese il proprio viaggio verso le Terre Beate.
È a questo punto che la storia, per così dire, si biforca. Vi è infatti chi dice, da una parte, che l’Elessar rimase con Elwing nel Reame Beato, e chi sostiene invece che i Valar lo abbiamo rimandato in Oriente nel corso delle successive Ere del Mondo.
Secondo questa seconda versione, quando gli Istari furono inviati da Valinor nella Terra di Mezzo durante la Terza Era, Olórin riportò la gemma di Eärendil come segno da parte di Yavanna che i Valar non avevano abbandonato la Terra di Mezzo; come Gandalf, egli la donò a Galadriel, profetizzando che l’avrebbe tenuta solo per un breve periodo, prima di passarla a un altro che sarebbe stato chiamato anch’egli Elessar, e che sarebbe diventato il più grande degli Uomini dal tempo di Eärendil stesso.
L’altra versione che si tramanda per spiegare come l’Elessar sia poi giunto a Galadriel coinvolge invece Celebrimbor. Egli era infatti innamorato di Galadriel sin dai tempi di Aman, e che quando un giorno si ritrovarono a discutere del destino degli Eldar in una Terra di Mezzo inevitabilmente destinata al declino, Galadriel soggiungesse il suo desiderio di avere intorno a me alberi ed erba che non muoiono, qui nella terra che è mia. E si rivolgesse a Celebrimbor chiedendo “che ne è stato dell’abilità degli Eldar?”. A cui il fabbro rispode “dov’è ora la Pietra di Eärendil? Ed Enerdhil, che la creò, è scomparso”. “Sono passati oltre il Mare”, disse Galadriel, “insieme a quasi tutte le cose belle. Ma la Terra di Mezzo deve allora svanire e perire per sempre?”
A queste parole, Celebrimbor non rispose. Ma in cuor suo raccolse tutte le proprie capacità, e si mise al lavoro per ricreare l’arte di Enerdhil. Nacque così una seconda Elessar, incastonata in una grande spilla d’argento. Si racconta che questa Gemma Elfica fosse più delicata e limpida, per quanto meno potente, dell’originale. E Celebrimbor ne fece dono a Galadriel “da parte di chi ti ama, anche se ti sei volta a Celeborn degli Alberi”; e ogni qual volta ella l’indossava, “tutto ciò che la circondava diventava più bello”.
A questo punto, le due tradizioni si riuniscono nel raccontare che Galadriel trasmise l’Elessar a sua figlia Celebrìan quando si recò a Gran Burrone. E a sua volta Celebrìan la diede a sua figlia Arwen, che la tenne con sé nella casa del padre per tutta la Terza Era, fino al suo incontro con Aragorn.
Bilbo Baggins, durante il suo soggiorno a Gran Burrone, fu incoraggiato da Aragorn a inserire una gemma verde nel suo poema dedicato a Eärendil, probabilmente anticipando l’importanza simbolica che la pietra avrebbe avuto nella sua vita. Bilbo, obbedendo ad Aragorn ma apparentemente ignaro della storia dell’Elessar, vi fece comunque un riferimento inesatto a uno smeraldo.
È interessante notare come, quando la Compagnia dell’Anello raggiunse Lothlòrien, la Gemma era nuovamente in mano a Galadriel. E quando la Signora del Bosco diede i propri doni agli otto compagni, l’Elessar fu il dono per Aragorn, che implicava un messaggio: Galadriel benediva la sua unione con la nipote Arwen.
Ma tale era il legame tra Aragorn e i Noldor che ancora vivevano nella Terra di Mezzo, che da quel giorno in poi l’erede di Isildur scelse per sé il nome Elessar – che sostituì di fatto quello di Estel, che portava sin da bambino – e la tenne con sé fino alla fine: a Rohan, e poi lungo il sentiero dei Morti, a Pelargir e a Minas Tirith, di fronte al Morannon e poi di nuovo nel trionfo che lo riportava alla città dei Re per essere incoronato. E da allora fu ricordato come Elessar Telcontar, Re del Reame Riunito di Gondor e di Arnor, Signore dei Dunedain, mani di guaritore, Gemma Elfica che riuniva gli Uomini dell’Ovest agli Eldar al fianco dei quali i propri antenati avevano combattuto.