Helcaraxë, di Sara M. Morello

Elenwë, Signora dei Noldor

Valinor, ? A.A. – Helcaraxë, c.a. 1.500 A.A.

 

V’è una ragione che sopra ogni altra identifica l’ostilità che la casa di Turgon figlio di Fingolfin ebbe sempre nei confronti di Fëanor e della sua schiatta, tale da portare colui che divenne poi Re di Gondolin a rifiutare ogni proposta di alleanza da Maedhros e dai suoi fratelli, se non nell’estrema occasione della Nirnaeth Arnoediad.

 

E questa ragione ha nome Elenwë, moglie di Turgon e madre di Idril Celebrindal. Era ella un membro di alto lignaggio della Stirpe dei Vanyar, parente di Ingwë che osserva sognante il trono di Manwë dall’alto di Taniquetil. E sua figlia aveva ereditato i dorati capelli della Prima Casa dei Noldor, che la rendevano tra le più leggiadre creature menzionate dai canti.

 

Ci raccontano le antiche cronache che quando Fëanor radunò i Noldor e li spinse a rigettare le parole dei Valar, che suggerivano cordoglio e moderazione, scegliendo invece di portare guerra e vendetta a Melkor nella Terra di Mezzo, anche i Principi della stirpe di Fingolfin scelsero di seguirlo recandosi a Est. Ed Elenwë seguì il proprio sposo, unica tra i Vanyar a essere ricordata nel novero di coloro che affrontarono il viaggio di ritorno verso la Terra di Mezzo.

 

Ma Fëanor, nella sua follia, rifiutó di condividere con il fratello le navi sottratte ai Teleri di Alqualondë, a lasciandoli con una sola scelta: tornare indietro a capo chino, implorando la pietà dei Valar per la loro superbia – come fece Finarfin che da allora regna su Tirion la bella – o prendere la via più perigliosa, attraverso i ghiacci del Nord, ove uno stretto lembo di terra collegava ancora Aman alle terre mortali.

 

E così scelsero, intraprendendo una delle più grandi imprese che la Storia ricordi, affrontando l’estremo gelo senza luce di Helcaraxë.

 

Ciò nondimeno, il grosso della schiera riuscì ad attraversarlo: poiché erano Grandi Elfi nel pieno del loro splendore, i cui occhi ancora riflettevano i colori degli Alberi di Valinor, e nei quali i lunghi secoli trascorsi alla corte dei Valar avevano alimentato, insieme alla saggezza che pareva obliata, anche il nerbo e lo spirito.

 

Avvenne però che, giunti ormai a pochi passi dalle sponde orientali, un grande crollo spezzò in due il sentiero ghiacciato in cui la schiera si muoveva, e molti Elfi furono trascinati nella sua rovina. E tra i primi caddero Idril ed Elenwë.

 

Si racconta che Turgon se ne avvide immediatamente. Ma era solo in mezzo al disastro, e non poté chiamare alcuno in suo aiuto. Così si risolse a salvare da solo entrambe, gettandosi nelle fredde acque ove Idril ed Elenwë lottavano per mantenersi a galla.

 

E Turgon prima raggiunse Idril, che riuscì a trarre in salvo affrontando le violente correnti che si frangevano sugli scogli. E stava per gettarsi nuovamente in acqua per raggiungere sua moglie, quando vide una nuova slavina staccarsi dall’altra sponda. E in quel momento parte del freddo di Helcaraxë si conficcò per sempre nel suo cuore.

 

Perché Elenwë, che ancora si intravedeva muoversi nelle fredde acque, ne fu completamente travolta, sepolta sotto una montagna di pietra e ghiaccio. E Turgon non potè altro che osservarne la fine, maledicendo una volta di più Fëanor e i suoi figli.

 

E da quel momento Idril Celebrindal fu per Turgon l’unica vera gioia del proprio cuore, più delle alte torri di Vinyamar sul confine del Mare Occidentale, più dello splendore delle arti a cui egli e la sua stirpe giunsero – tali da lasciare al mondo alcuni oggetti che, millenni dopo, contribuirono a sconfiggere il più grande servo dell’Oscuro Signore – più ancora della bellezza di Gondolin la città del sasso cantante, celebrata da molti.

 

Perché in Idril sola rivedeva la luce che nella sua gioventù aveva incontrato a Valinor, e nel suo volto il sembiante di Elenwë la bella, da molti compianta. Ma la sua eredità non morì con lei, ed ebbe anzi un ruolo cruciale nello sviluppo degli eventi che portarono alla caduta di Morgoth e, molto tempo dopo, anche in quella di Sauron: perché sua figlia Idril andò in moglie a Tuor, Uomo della stirpe di Bëor, e attraverso il loro figlio Eärendil donò al Mondo una nuova stella, che da allora guidò sempre le azioni di Elfi e Uomini di buona volontà.

 

E i figli di Eärendil, Elros e Elrond, guidarono Uomini ed Elfi verso un futuro migliore di quello dei propri antenati, almeno fino a quando l’Oscurità non si impossessò di Nùmenor e l’Eriador non fu distrutto dai fuochi di Sauron. Fratelli la cui stirpe si riunì, sei millenni dopo, quando Aragorn figlio di Arathorn, discendente di Elros, fu incoronato Re di Gondor e sposò Arwen Undòmiel figlia di Elrond, lasciando una membranza di Elenwë ben addentro la Quarta Era del Mondo.

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