Elendilmir

Lindon, inizio S.E – Conservato in Annúminas, Q.E.

 

Molti furono i doni di incomparabile bellezza e valore che gli Elfi donarono agli Uomini di Nùmenor, in pegno per la loro alleanza e l’amicizia che le Tre Stirpi rivolsero agli Eldar durante le guerre contro Morgoth. E splendido per fattura e splendore era il gioiello che fu poi noto nella Terra di Mezzo come Elendilmír, che il Primo Re dei Reami in Esilio portò ad Est fuggendo alla Caduta.

 

Ma esso non era stato creato per lui, quanto per il suo omonimo Tar-Elendil, quarto Re di Númenor, come omaggio da parte di Gil-Galad il Re Supremo, fulgido esempio della superiore arte che i fabbri del Lindon ancora conservavano da questa parte del Grande Mare.

 

Così fu chiamato la Stella di Elendil, che il Re lasciò alla propria figlia Silmarien da cui discesero i Signori di Andunië fino a Amandil e a Elendil l’alto, con cui giunse nella Terra di Mezzo e dove entrò a far parte dei gioielli del Regno del Nord. Com’è noto, il principale simbolo di potere ad Arnor era infatti lo Scettro di Annúminas e non una corona come invece fu a Gondor. Per questo i re cingevano la Stella nelle occasioni ufficiali.

Era essa un superbo esempio di arte elfica, nel quale un anello di Mithril incastonava una grande pietra, così finemente lavorata da risplendere come illuminata dalla luce delle stelle di Varda stessa.

 

E si racconta che proprio questa sua qualità fu tra le ragioni del disastro di Isildur ai Campi Iridati. Quando infatti il figlio di Elendil, vittorioso sul campo di Dagorlad, riprese la strada del Nord per assumere il trono paterno ad Annùminas, egli portava la Stella in fronte, fiero discendente della più alta stirpe di Uomini. Ma quando la sua scorta fu sorpresa dagli Orchi ai Campi Iridati, ed egli infilò l’unico anello per sfuggire alla cattura, ecco che l’Elendilmir non fu soggetta al potere dell’Anello perché creata prima e sotto alte benedizioni. E il suo splendore, dicono alcuni, anche sott’acqua rese il re visibile ai nemici. Così, quando l’Anello rispose alla propria volontà e scivolò via dal suo dito, egli divenne facile bersaglio degli Orchi. E così morì Isildur, il cui corpo fu trascinato dall’Anduin nel suo percorso verso Sud, e la Stella con esso.

 

Quando la notizia giunse a Nord portata da Ohtar, un nuovo Elendilmír fu creato per i Re di Arnor dagli artieri di Elrond. Ma esso, per quanto opera d’inimitabile grazia, non possedeva la luce dell’originale. Ciò nondimeno esso divenne un simbolo dei Signori del Nord e passò di generazione in generazione fino ad essere cinto da Aragorn Elessar.

 

Il primo Elendilmír, tuttavia, non fu perduto come molti ritenevano. Si racconta infatti che Saruman, quando ormai fu irretito dal potere dell’Anello e si prodigó in lunghe ricerche lungo il corso del Fiume Anduin, riuscì infine a ritrovare il cadavere di Isildur, del quale non restavano che consunte ossa. E che lo riconobbe perché ancora cingeva in capo la Stella di Elendil.

 

Saruman gettó le ossa in segno di sdegno per una stirpe che ormai disprezzava, ma conservò il gioiello, probabilmente perché pur nella sua follia era ancora in grado di riconoscere un’opera di somma levatura e valore.

Ma lo confinò in una piccola cella della sua stanza di Orthanc, in un contenitore di scarso pregio. E fu proprio qui che Aragorn lo ritrovó insieme a Gimli ed Éomer, dopo la vittoria contro Sauron. Lo prese con sè e lo conservò, portandolo ad Annùminas quando assunse la Reggenza del Regno del Nord.

 

Qui l’Elendilmir originale fu conservato negli anni che seguirono, ma Elessar lo indossò solo in alcune occasioni ufficiali, preferendo cingere la copia più recente nella maggior parte dei casi.

 

Questo perché, diceva, esso era stato portato da quaranta teste più meritevoli della propria durante i lunghi secoli della Terza Era, ed aveva ormai assunto un valore e una regalità per gli Uomini da poter essere paragonata al suo illustre precedente.

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