Ecthelion, Signore della Fonte
Valinor, ? A.A. – Gondolin, 511 P.E.
Tra i grandi Noldor della Prima Era che si sono resi capaci di memorabili imprese, pochi rivaleggiano Ecthelion di Gondolin, Signore della Casa della Fonte, il cui nome è ancora oggi ricordato come esempio di virtù ed eroismo.
Era Ecthelion un Noldo di Tirion in Valinor, nato e cresciuto in una delle più stimate famiglie della nobiltà fedele alla casa di Finwë e parte della schiera di Fingolfin. E tale erano il suo vigore e la sua bellezza, che già allora qualcuno lo definiva il più bello di tutti i Noldor.
Fu dunque naturale ch’egli seguisse il proprio Signore nella decisione di aderire alla ribellione di Fëanor e recarsi all’Est. Ecthelion prese dunque parte a un’altra grandissima impresa compiuta dai Noldor: l’attraversamento dei ghiacci di Helcaraxë dovuta al loro abbandono sulle spiagge di Araman. Quando giunsero nella Terra di Mezzo, la luna si alzò per la prima volta in cielo.
Qui Ecthelion visse alla corte di Turgon nel Nevrast, il più occidentale dei Regni degli Elfi e quello che più di ogni altro anelava un ricongiungimento con i Valar. E si dice che fu Ulmo in persona, Signore delle Acque, a suggerire a Turgon di scegliersi una dimora più nascosta e difendibile di fronte alla forza del Nemico. Ed egli concepì il progetto di una grande città circondata da montagne invalicabili, che chiamò Gondolin, e che divenne un Regno ricco e potente lontano dagli occhi di Morgoth e delle sue spie. Quando tutto fu pronto, il popolo di Turgon lasciò il Nevrast nell’anno 116 della Prima Era, e da allora le aule di Vinyamar rimasero deserte per quasi quattro secoli, fino a quando Tuor, in fuga dal Nord, non vi sarebbe giunto.
A Gondolin Ecthelion rappresentò uno dei più stretti consiglieri di Re Turgon, capo di una delle undici casate che costituivano il popolo di Gondor. E il suo stemma rappresentava la limpida fonte che sgorgava nella piazza al centro della città. Era egli rinomato per il valore e l’onore, e non ultimo per la sua abilità nel suonare il flauto, con il quale dilettava la Corte e le vie della città. Una delle ragioni per cui, forse in tempi passati il significato del nome di Gondolin era da alcuni indicato anche come “Pietra del Canto”, dalle antiche radici Sindarin gonn e dòlin.
La vita nel Reame Celato trascorse in pace per lunghi anni. Ma nel corso del 471 della Prima Era una voce cominciò a serpeggiare tra le montagne, giungendo anche alle orecchie delle Aquile di Thorondor, che dall’alto dei Monti Cerchianti presidiavano i passi montani per Gondolin. E la voce diceva che una Grande Alleanza stava formandosi tra i Noldor di Fingon fratello di Turgon e i Figli di Fëanor, con lo scopo di ripristinare l’Assedio di Angband spezzatosi sedici anni prima durante la Dagor Bragollach. E i notabili della città si posero a consulto nella Sala del Re, a lungo dibattendo quale ruolo avrebbe svolto il Regno Celato in questi grandi eventi.
Il sole sfolgorava nella mattina sui monti di a nord di Tol Sirion e le propaggini meridionali dell’Anfauglith, quando l’esercito di Turgon si presentò inatteso ad ingrossare le schiere del fratello. E quando Fingon vide avvicinarsi i Gondolindrim, forti di diecimila uomini, e coperti di maglie lucenti e di lance come una foresta, sentì le preoccupazioni abbandonare il proprio cuore, e rivolse loro il grido “Utúlie’n aurë!” (“il giorno è giunto!”), a cui tutto l’esercito rispose ”Auta i lómë!”, “la notte sta passando”.
Le memorie altrove raccontano del dolore cagionato da quella battaglia, che divenne nota come Nirnaeth Arnoediad, Battaglia delle Innumerevoli Lacrime: di come l’esercito di Maedhros fu prima rallentato, e poi tradito, da alcuni uomini giunti dall’Est al seguito di Uldor il Maledetto, che causò il crollo dell’ala sinistra degli eserciti Elfici quando ormai vedevano vicina la vittoria. Di come Fingon il Re Supremo venisse travoltò da nemici tre volte superiori di numero, e come cadde colpito alle spalle dalla lama di Gothmog, Signore dei Balrog. E di come quando tutto era perduto siano stati Uomini e Nani ad agire di retroguardia, permettendo la fuga rispettivamente dei Signori Noldor del Nord Ovest e quella dei figli di Fëanor a Est.
E in mezzo alla battaglia combattevano ancora le schiere di Gondolin, rafforzate da un drappello di Uomini del Dor-Lòmin guidati da Hùrin e da Huor suo fratello. E quando fu chiaro che non vi sarebbe stata più speranza di vittoria, furono loro a spingere Re Turgon alla ritirata dalla Battaglia: perché Egli era ora a tutti gli effetti Alto Re dei Noldor, ed essi erano certi che, finché Gondolin avesse resistito, il cuore del Signore Oscuro avrebbe conosciuto la paura. Ed Ecthelion, che era nei pressi, udì Huor dire al Re che, nel momento in cui la vicina morte gli conferiva il dono della preveggenza, da lui e dal Re sarebbe un giorno nata una nuova stella.
L’esercito di Gondolin diede inizio alla ritirata, ed Ecthelion guidò la retroguardia, coprendo il fianco dell’esercito dai tentativi nemici di oltrepassarlo. E tale e così valente fu l’opera sua e dei suoi soldati, che una volta giunti nelle valli dei Monti Cerchianti scomparvero del tutto agli occhi del Nemico, che non riuscì a inseguirli né a trovare i minimi indizi sull’ubicazione della Città Celata.
Ritornati a casa, Ecthelion assunse il compito di Signore del Cancello. E fu in questa veste che, ventitré anni dopo la Nirnaeth Arnoediad, accolse Tuor e Voronwë alle porte di Gondolin, e riconobbe l’armatura e la spada di cui era palliato l’Uomo come quelle abbandonate dal proprio Signore Turgon a Vinyamar sul mare, molti secoli rima. E saputo che Ulmo in persona aveva comandato a Tuor di entrare in città e di conferire con il Re, disse “Il Signore delle Fontane non deve opporsi al Signore delle Acque”.
E così Tuor giunse a Gondolin, e molti eventi iniziarono a dipanarsi: l’amore tra lui e la figlia del Re, la Principessa Idril Celebrindal, che cagionò la gelosia di Maeglin che in ultimo causò il suo tradimento; la sua salita agli onori di Re Turgon, che lo accolse come un figlio e lo rese Signore della dodicesima casata di Gondolin, le genti dell’Ala; la nascita di Eärendil mezzelfo, che molti anni dopo si farà ambasciatore di Elfi e Uomini presso i Signori dell’Ovest, dando inizio alla Guerra d’Ira.
Ma molto dolore doveva ancora compiersi prima di quel giorno. Come altrove è narrato, infatti, quando Meaglin fu catturato dai servi di Morgoth il suo cuore esulcerato dalla gelosia non resse, ed egli rivelò al Nemico l’ubicazione della città celata. E pochi anni passarono, mentre il Signore Oscuro preparava il suo esercito, che si abbatté come un maglio sulla Città Celata.

Vennero Orchi, e Draghi, e Balrog guidati da Gothmog in persona. Degli atti di disperato eroismo che si compirono quel giorno, molto è narrato ne La Caduta di Gondolin, composta dagli Esuli che si riunirono alle Bocche del Sirion. Ed Ecthelion combatté in prima linea, e vide Tuor respingere più volte le schiere degli Orchi dalle mura della città, e Rog del Martello d’Ira guidare la disperata carica fuori dalle mura che fece strage di nemici ma nulla poté contro il fuoco dei Balrog. E vide Re Turgon rimettere la propria corona e il proprio Regno ricordando le parole del Profeta Antico: “Grande è la caduta di Gondolin”.
Ma ancora permaneva la speranza della vita. Ed Egli, Signore della Casa della Fonte, ne aveva fatto il proprio emblema. Così Ecthelion decise di difendere fino all’ultimo la via di fuga per coloro che potevano percorrerla, affidando a Glorfindel la principessa Idril e il piccolo Eärendil, mentre combatteva al fianco di Tuor. E quando gli Orchi guidati dai Balrog sciamarono per la lunga scalinata si voltò e fece alto, trovandosi di fronte Gothmog, Signore dei Balrog, che ingaggiò in un duello cantato da molti. E più volte Ecthelion lo colpì con la propria spada, e più volte Gothmog rispose con la frusta, finché non riuscì a ferirlo al braccio sinistro, che reggeva lo scudo.
Tuor accorse al suo soccorso, e lo trascinò nella piazza della Grande Fontana, cercando egli stesso di combattere contro il suo avversario. Ma tale era la possanza di Gothmog ch’egli ne sarebbe stato certamente ucciso, se non fosse stato per l’ultimo eroismo di Ecthelion, che si lanciò per un ultimo fendente con la propria spada, che disarmò il Balrog, e poi lo caricò conficcando la punta del suo elmo, un cono di diamante purissimo, proprio nel petto del nemico: “Allora Ecthelion signore della Fonte, il più bello dei Noldor, si avventò su Gothmog proprio nell’attimo in cui levava la frusta, conficcando in quel petto maligno la punta che ornava il suo elmo e stringendo le gambe contro la coscia del nemico; il Balrog urlò e cadde in avanti, ma entrambi precipitarono nel bacino della fontana regia, che era assai profondo”.
Qui il Balrog trovò la morte, il suo fuoco spento dalle fresche acque. Ma con lui s’inabissò anche Ecthelion della Fonte, pianto da molti, tra i pochi Elfi ad essere stato in grado di fronteggiare Gothmog Signore dei Balrog, assassino di due Re Supremi dei Noldor e causa d’innumerevoli dolori a tutti i figli d’Ilùvatar.
E l’unico capace di sconfiggerlo.