Il lai dei figli di Hùrin, di Juliana Pinho

Dírhaval il Poeta, cantore dei Figli di Hùrin

Dor-Lòmin, c.a. 500 P.E. – Bocche del Sirion, 538 P.E.

 

Non sono molti i poeti e gli autori di stirpe umana ricordati nelle antiche cronache, ove le arti del canto e della poesia sono spesso considerate appannaggio principale degli Elfi, la cui bellezza e armonia appare impareggiabile dagli Uomini mortali.

 

Ma Dìrhaval del Dor-Lòmin è probabilmente la principale eccezione a questo luogo comune, trattandosi di un autore la cui opera principale, anche grazie all’apprezzamento che ad esse diedero gli Eldar, si sono conservate fino ai giorni nostri, quando Tolkien l’ha tradotta in inglese moderno a partire dalla versione in prosa composta nientemeno che da Ælfwine d’Inghilterra.

 

Con ogni probabilità, Dírhaval è nato nel Dor-Lòmin, figlio di membri della Casa di Hador, quando già questo feudo, concesso un secolo prima a Chiomadoro da Fingolfin, era ora dominato dai discendenti degli Orientali che avevano servito Morgoth durante la Nirnaeth Arnoediad. Fu così che Dírhaval decise di fuggire a Sud, dove sapeva si stava raccogliendo un grande gruppo di rifugiati provenienti dai Regni distrutti dagli attacchi dell’Oscuro Signore: Hithlum e Dor-lómin, ma anche Nargothrond, Doriath, Gondolin, Beleriand Orientale e finanche dall’Ossiriand.

E così giunse alle Bocche del Sirion, dove si interessò della Storia della sua Casata, perché trovò che “la gloria e il dolore delle genti di Hador erano i più vicini al suo cuore”. In particolare, fu qui che approfondì la vita e le imprese di Tùrin Turambar, approfondendo aspetti che non erano tramandati presso gli Uomini del nord. Qui apprese ad esempio “la questione di Mîm il Nanerottolo e i suoi successivi rapporti con Húrin“, secondo una tradizione narrativa che veniva fatta risalire a Mablung del Doriath. Tuttavia, nonostante “il poco che era ricordato tra il popolo di Nargothrond” di ciò che Gwindor o Túrin stesso avevano mai rivelato loro, Dírhaval non riuscì a scoprire di più sui luoghi in cui si trovava Túrin tra la sua fuga dal Regno di Doriath e il suo arrivo a Nargothrond.

E quando aveva quasi abbandonato le speranze di ricostruire completamente la storia di Tùrin, tra le persone raccolte alle Bocche del Sirion incontrò un uomo molto anziano di nome Andvír figlio di Andròg che una volta faceva parte della stessa banda di fuorilegge che Túrin aveva a suo tempo guidato; e fu da Andvír che Dírhaval apprese molto sulle parti più lacunose della vita di Túrin, e comprese più pienamente il significato dell’incontro tra Mîm e Húrin a Nargothrond – perché seppe del tradimento che il Nanerottolo compì ai danni dei fuorilegge, e apprese del destino di Húrin una volta liberato da Morgoth.

 

E alle Bocche del Sirion, nei mesi di permanenza in cui ancora il potere di Ulmo proteggeva gli esuli, egli raccolse tutte le legge che aveva appreso e quivi scrisse un lungo Narn in lingua Sindarin, adottando il formato allitterativo tipico della poesia elfica – il Minlamad thent/estent – nel quale racconta con dovizia di particolari la storia della Maledizione che Morgoth Bauglir aveva lanciato su Húrin e la sua discendenza. Questo lai, che fu poi chiamato Narn i Chîn Húrin, rappresenta il più lungo dei lai del Beleriand e uno dei più apprezzati dagli Eldar.

Tutti gli scritti successivi della storia di Tùrin Turambar, come vedremo, si basano su questo originale.

 

Si racconta però  che Dìrhaval non ebbe modo di scrivere altre opere perché, com’altrove è narrato, una notte i figli di Fëanor superstiti lanciarono un attacco alle Bocche del Sirion per reclamare il possesso del Silmaril che era ora in custodia di Elwing figlia di Dior, figlio di Beren e Lùthien la Bella.

E tra i molti che caddero nelle opposte fazioni durante il Terzo Fratricidio di Elfi per mano di Elfi, vi fu anche l’umano Dìrhaval, il cui nome rimase tuttavia celebre per la grandezza della sua opera poetica.

 

Si dice infatti che molto tempo dopo, il Narn era ancora conservato come un’opera di altissimo riguardo da parte degli Eldar. Se volessimo dare ascolto alla tradizione di Ælfwine d’Inghilterra, infatti, scopriremmo che durante il suo tempo a Tol Eressëa, Ælfwine udì molti racconti e canzoni dagli Elfi sulla Battaglia delle Innumerevoli Lacrime e le vicende che ne seguirono, e tra essi l’originale Racconto dei Figli di Húrin scritto da Dìrhaval. E così Ælfwine decise di tradurlo nella propria lingua, scegliendo però di renderlo in forma di prosa anziché in versi perché non si considerava abbastanza abile né come poeta né come traduttore per poter rendere in Old English il testo in Sindarin. Ed è questa la versione in prosa che venne ritrovata da JRR Tolkien e che, all’interno della cornice finzionale della propria narrazione, egli ha tradotto in inglese moderno l’opera di Ælfwine in inglese antico, che a sua volta era un adattamento dell’originale Sindarin di Dìrhaval.

 

E così il poeta del Dor-Lòmin mantenne la propria fama a cavallo dei secoli e delle epoche, autore di una delle opere che meglio racconta delle grandezze, delle cadute e dell’eroismo degli Amici degli Elfi della Prima Era di Arda.

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