Colli Ferrosi, 2.767 T.E. – Erebor, 3.019 T.E.
Tra i Nani della stirpe di Durin, Dáin riveste un ruolo da protagonista, secondo forse solo ai grandi Nani della stirpe principale che governarono a Khazad-dûm e a Erebor nel corso dei secoli. Ma Dáin ebbe la capacità e la forza di vivere in prima persona, compiendo mirabolanti imprese, tutti i grandi eventi della Terza Era del mondo, ottenendo rispetto da tutti i figli di Ilùvatar e incutendo timore in tutte le razze parlanti di Arda.
Dáin nacque nei Colli Ferrosi, membro della famiglie regnante, un ramo cadetto del popolo di Durin guidato da suo nonno Gròr, fratello di Thròr, Re sotto la Montagna. Come altrove è narrato, pochi anni dopo la sua nascita, il Re di Erebor cominciò a sviluppare una incessante nostalgia per la dimora ancestrale della sua famiglia, favoleggiando un ritorno a Moria e il recupero delle eredità del proprio casato. Più tardi si venne a sapere che questo sentimento nasceva con ogni probabilità dall’effetto dell’ultimo anello dei Nani, che in quel tempo, in vista del ritorno di Sauron, cominciava nuovamente a pulsare di un oscuro potere, aduggiando la mente del Re e accrescendo la sua sete di oro e gemme.
L’impresa di Thròr finì miseramente, e il Re stesso morì a Moria ucciso da Azog. Quando il suo compagno Nàr riportò la notizia a Thràin, egli cadde in lutto e montò in collera, richiamando i Nani di tutte le stirpi alla vendetta contro gli Orchi di Azog. La grande Guerra tra Orchi e Nani si protrasse per lunghi anni, fino a che tutte le roccaforti orchesche non furono conquistate e rase al suolo, e uno sterminato esercito di Nani si presentò alle porte orientali di Moria, specchiando il proprio sguardo sul Mirolago. Lunga fu la battaglia, e molte le imprese di eroismo da una parte e dall’altra.

Dáin arrivò in ritardo alla battaglia insieme al padre Nàin e alla schiera proveniente dai Colli Ferrosi. Ma il loro impatto sullo scontro fu decisivo, tanto che gli Orchi cominciarono a indietreggiare, in numero sempre minore. Suo padre arrivò fino al comando del nemico, affrontando Azog in singolare tenzone. Ma Nàin era ormai stanco dalla lunga battaglia, mentre Azog fresco, in forza, e coperto da una spessa cotta di maglia. Respinse con facilità i colpi del Nano, e non appena Nàin mise il piede in fallo, si lanciò su di lui e gli spezzò il collo. Alzò lo sguardo trionfante, pronto a celebrare l’uccisone di un altro membro della stirpe di Durin, ma quando si guardò intorno capi che la guerra era perduta, perché le forze orchesche giacevano sul campo o fuggivano sulle montagne alle loro spalle.
A sua volta, cercò di fuggire al riparo delle porte di Moria, ma quella che pareva una saetta lucente si staccò dalle file dei Nani e volò al suo inseguimento. Thorin e gli altri Capitani non lo riconobbero subito, ma Dáin seppe vendicare suo padre da par suo: brandendo la sua ascia rossa, si lanciò dentro la Porta Orientale e decapitò Azog con un colpo netto. E, come venne poi raccontato, quella fu considerata una grandissima impresa, perché Dáin era allora poco più che un adolescente secondo il computo dei Nani.
Ma uscito da Moria ebbe modo di rivelare quanto vi aveva visto, profetizzando che mai i Nani vi avrebbero rimesso piede: “Perché ho visto il flagello di Durin, e solo un potere molto più grande del nostro potrebbe sconfiggerlo”.
Così si concluse la battaglia di Azalnubizar, e Dáin tornò ai Colli Ferrosi con le spoglie di suo padre, celebrato da molti, E assunse la Signoria dei Nani che vi abitavano nel 2805, alla morte del nonno Gròr. E lì rimase per quasi un secolo, temprando con il maglio il proprio braccio, in attesa dei grandi eventi che si preannunciavano all’orizzonte.
Il primo evento si verifico quando suo cugino Thorin, figlio di Thráin, reclamò il possesso della Montagna da Smaug il Drago, nel corso degli eventi che portarono alla Battaglia dei Cinque Eserciti. In quell’occasione, Dáin ricevette la chiamata del cugino quando, ucciso il Drago da Bard di Esgaroth, le forze degli Uomini e del Re degli Elfi Thranduil si presentarono alle porte di Erebor chiedendo una parte del tesoro ivi contenuto, ricevendo risposta negativa da Thorin, che non intendeva condividerne.
Dáin rispose alla chiamata di Thorin e partì con oltre cinquecento nani, ben armati ed esperti. Inizialmente avevano l’intenzione di respingere gli Elfi e gli Uomini, ma quando Gandalf li informò dell’avvicinarsi degli Orchi e dei Lupi, Uomini, Elfi e Nani si unirono tutti contro il nemico comune, e così si combatté la Battaglia delle Cinque Armate nella valle di Dale.
Come narra il Libro Rosso, Thorin morì durante la battaglia insieme ai figli di sua sorella Fili e Kili, spezzando la linea primogenita degli eredi di Durin. Come conseguenza, il titolo passò a Dáin, che divenne Re sotto la Montagna e capostipite di tutti i Lungobarbi.
Anni trascorsero durante la pace vigile che seguì questi eventi. Durante il suo regno, Dáin ricostruì l’economia e la società dei Nani di Erebor, invitando molti altri Nani a unirsi alle proprie forze e diventando molto potente e favolosamente ricco. Bain figlio di Bard ricostruì Dale, e la convivenza tra Uomini e Nani riprese come nei secoli passati.
Ma non tutti erano felici. La nostalgia che tempo prima aveva colpito Thròr si riversò su Balin, che iniziò a sua volta a fantasticare della riconquista di Moria. Sebbene Dáin non desse il suo beneplacito alla missione, egli comunque scelse di partire con pochi compagni (tra cui alcuni Nani della compagnia di Thorin), e di fondare un nuovo regno nanico sotto le montagne nebbiose.
Il loro destino fu però chiaro solo molti anni dopo, quando la Compagnia dell’Anello attraversò Moria e trovò i resti della tentata impresa, tra cui la tomba di Durin e i resti di Oin, zio di Gimli dei nove viandanti.
Nell’anno 3018 della Terza Era, un messaggero arrivò da Mordor per chiedere informazioni su un individuo chiamato “Baggins” proveniente dalla “Contea”. In cambio delle informazioni, a Dáin sarebbero state consegnati gli ultimi tre Anelli dei Nani ancora non consumati dal fuoco dei Draghi, tra cui l’anello di suo zio Thòr. Dáin gli disse di dargli del tempo per riflettere, e per molte settimane ponderò sulla questione, finché inviò Glóin e suo figlio Gimli da Elrond per un consiglio e per avvertire Bilbo dell’ostilità del nemico che lo stava cercando. Fu in questa occasione che Gimli offrì i propri servigi al Portatore dell’Anello, nelle grandi imprese che portarono alla sconfitta di Sauron.
Ma se i grandi eventi celebrati dagli aedi si svolsero a Sud, anche il Nord fu colpito dall’attacco delle forze di Sauron: Esterling e Uomini dell’Est giunsero infatti in forze con l’intenzione di impedire la ritirata agli eserciti impegnati a Gondor, eliminando ogni possibile Alleato degli Uomini dell’Ovest.
E fu così che la Guerra arrivò anche a Dale e a Erebor: Brand, figlio di Bain di Dale era infatti guerra con gli Esterling lungo il fiume Carnen, ove subì una grande sconfitta da soverchianti forze nemiche. Si ritirò a Dale, dove ricevette aiuto da Dáin e un esercito di Nani. Dopo tre giorni di combattimenti, Nani e Uomini furono respinti e Brand fu ucciso. Ma a difendere il suo corpo si erse Dáin, che all’età di oltre 250 anni, come ricordò Gandalf agli Hobbit quando tutto fu finito, era ancora forte e impavido e capace di ergersi di fronte all’impeto degli Uomini per lungo tempo, prima di venire a sua volta ucciso dopo un’eroica resistenza, che permise a Uomini e Nani di rifugiarsi dentro la Montagna, guidati da Thorin III, figlio di Dáin, e da Bard II figlio di Brand di Dale.
L’assedio durò alcuni giorni, fino a che non iniziarono a giungere notizie dal Sud che parlavano di una grande vittoria di Gondor e addirittura della Caduta della Torre Nera e dell’oscuro Signore a cui avevano giurato fedeltà. Il dubbio cominciò a serpeggiare tra gli assedianti, e fu abilmente sfruttato da Uomini e Nani, che con una coraggiosa sortita spezzarono le linee nemiche e li costrinsero in fuga, onorando i propri grandi Caduti.
E ancora oggi, Dáin Piediferro riposa sotto la Montagna, tra i più fulgidi esempi dell’eroismo e della forza dei Nani della Stirpe di Durin.