L’istinto all’«invenzione linguistica», l’adeguare concetto a simbolo fonetico, e soprattutto il piacere insito nel contemplare il nuovo rapporto che si viene a creare sono del tutto razionali, non perversioni. Nei linguaggi inventati come questo [il Nevbosh], il piacere è più spiccato di quanto possa mai esserci addirittura nell’imparare una lingua nuova, per quanto forte sia per alcuni, e questo perché più spontaneo e personale, più aperto alla possibilità del miglioramento per tentativi. Ed è un piacere suscettibile di trasformarsi in arte tramite l’ulteriore raffinamento della costruzione del simbolo, e con maggior precisione nella scelta della gamma commutativa.
Sicuramente la forma principale di piacere è la contemplazione del rapporto fra concetto e suono. Possiamo riscontrarlo in forma svilita vedendo quale e quanta gioia gli studenti trovano nella poesia o nella buona prosa scritta in lingua straniera, ancora prima di essere riusciti a padroneggiarla e anche molto dopo avere acquisito con quella lingua una certa familiarità.
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Ovviamente la stessa forma-vocabolo, anche in mancanza di correlazione con un concetto, è sufficiente a dare piacere: significa percepire una certa bellezza, che come risultato, per quanto minore, non è certo più irrazionale o stupido che commuoversi di fronte al profilo di una collina, a un gioco di luci e ombre o a un colore. Il greco, il finlandese, il gallese (per citare a caso solo alcune delle lingue che possiedono forme-vocabolo assai caratteristiche e, ognuna a proprio modo, di grande bellezza, subito percepibile a prima vista dai soggetti sensibili) sono idiomi in grado di dare proprio questo tipo di piacere. Ho riscontrato in altre persone, indipendentemente una dall’altra, la mia stessa sensazione che i nomi gallesi con cui erano battezzati i convogli per il trasporto del carbone avevano risvegliato un sentimento di bellezza, sempre, senza dubbio, che si fosse disposto di quel minimo di conoscenza dell’ortografia gallese necessario a estrarre un senso da quello che a prima vista sembrava un garbuglio insensato di lettere.
Studiare un dizionario gotico in questi termini procura un piacere squisitamente artistico, spiccato e nobile; e nel farlo diviene di nuovo possibile ritrovare almeno una parte, un frammento del piacere che saremmo di certo riusciti a ricavare nello splendore dei “poemi gotici perduti”.

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-Rúmil