DA A SECRET VICE (1931) – [2]

L’istinto all’«invenzione linguistica», l’adeguare concetto a simbolo fonetico, e soprattutto il piacere insito nel contemplare il nuovo rapporto che si viene a creare sono del tutto razionali, non perversioni. Nei linguaggi inventati come questo [il Nevbosh], il piacere è più spiccato di quanto possa mai esserci addirittura nell’imparare una lingua nuova, per quanto forte sia per alcuni, e questo perché più spontaneo e personale, più aperto alla possibilità del miglioramento per tentativi. Ed è un piacere suscettibile di trasformarsi in arte tramite l’ulteriore raffinamento della costruzione del simbolo, e con maggior precisione nella scelta della gamma commutativa.

Sicuramente la forma principale di piacere è la contemplazione del rapporto fra concetto e suono. Possiamo riscontrarlo in forma svilita vedendo quale e quanta gioia gli studenti trovano nella poesia o nella buona prosa scritta in lingua straniera, ancora prima di essere riusciti a padroneggiarla e anche molto dopo avere acquisito con quella lingua una certa familiarità.

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Ovviamente la stessa forma-vocabolo, anche in mancanza di correlazione con un concetto, è sufficiente a dare piacere: significa percepire una certa bellezza, che come risultato, per quanto minore, non è certo più irrazionale o stupido che commuoversi di fronte al profilo di una collina, a un gioco di luci e ombre o a un colore. Il greco, il finlandese, il gallese (per citare a caso solo alcune delle lingue che possiedono forme-vocabolo assai caratteristiche e, ognuna a proprio modo, di grande bellezza, subito percepibile a prima vista dai soggetti sensibili) sono idiomi in grado di dare proprio questo tipo di piacere. Ho riscontrato in altre persone, indipendentemente una dall’altra, la mia stessa sensazione che i nomi gallesi con cui erano battezzati i convogli per il trasporto del carbone avevano risvegliato un sentimento di bellezza, sempre, senza dubbio, che si fosse disposto di quel minimo di conoscenza dell’ortografia gallese necessario a estrarre un senso da quello che a prima vista sembrava un garbuglio insensato di lettere.

Studiare un dizionario gotico in questi termini procura un piacere squisitamente artistico, spiccato e nobile; e nel farlo diviene di nuovo possibile ritrovare almeno una parte, un frammento del piacere che saremmo di certo riusciti a ricavare nello splendore dei “poemi gotici perduti”.

De origine actibusque Getarum (551), opera storiografica dello storico goto Giordane (VI sec. d.C.). In questa foto il titolo così come appare nel manoscritto di Lorsch (IX secolo), conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana

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Dal nostro sito si può consultare l’intera raccolta di post dedicati alle Lingue Tolkieniane: https://www.raccontiditolkien.it/category/analisi/lingue/

-Rúmil

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