La cotta di Mithril
Khazad-dûm (?), inizio T.E. – Conservata nella Contea?
Il mithril è, come sappiamo, il materiale più prezioso, resistente e versatile della Terra di Mezzo. A seguito dell’allontanamento di Valinor dalle Cerchie del Mondo, esso poteva essere trovato solo nella dimora ancestrale della Stirpe di Durin, le miniere di Moria, e veniva lavorato, oltre che dai nani, dagli artigiani elfici di Eregion guidati da Celebrimbor.
A dispetto della grande importanza di questo materiale, e dell’indubbia rilevanza degli artefatti con esso creati da Nani o Eldar, sono pochissimi gli oggetti descritti dalle antiche saghe fatti di mithril. Sappiamo che in parte è presente sia negli anelli del Potere degli Elfi, sia come elemento decorativo nelle porte di Durin, al cancello occidentale di Moria. Ma solo un artefatto interamente costituito in mithril è divenuto così famoso da essere ricordato da chiunque si interessi alle vicende di Arda.
Stiamo naturalmente parlando della “piccola cotta di maglia”, che si dice fosse stata creata per un giovane principe elfico e che apparirà nelle storie dei tempi antichi durante la Cerca di Erebor. Fu infatti recuperata dal tesoro del drago Smaug a seguito della riconquista di Thorin e della sua compagnia, e donata dall’erede di Durin a Bilbo Baggins in segno di rispetto e amicizia.
Considerata un “dono regale” da Gimli, era probabilmente ancora più preziosa. Come ebbe modo di dire Gandalf, “la cotta di mithril valeva più dell’intero valore della Contea”.
Ma a testimoniare lo scarso interesse degli Hobbit per simili monili Elfici, nessuno se ne interessò particolarmente. Per questo Bilbo la conservò come decorazione a Casa Baggins e in seguito la prestò al museo di Palazzo Mathom a Michel Delving, dove gli Hobbit consegnano tutti gli oggetti curiosi dei quali, però, non sanno che farsene.
In ogni caso Bilbo la riprese prima di lasciare la Contea per Gran Burrone – e il fatto che nessuno lo considerasse un prodromo alla sua effettiva partenza dalla Contea sottolinea ulteriormente come per gli Hobbit questo oggetto rivestisse pochissimo interesse.
Anni dopo, a Gran Burrone, Bilbo la donò a suo nipote Frodo Baggins. “Un oggetto grazioso”, disse mentre gliela consegnava.
Frodo la indossò durante la missione verso Monte Fato, e la cotta gli salvò la vita più volte: la prima quando fu quasi trafitto dalla lancia di un Orco nelle Miniere di Moria, poi poco prima di attraversare il Ponte di Khazad-dûm e infine quando fu colpito da una freccia sul fiume Anduin.
La cotta di mithril fu successivamente presa dagli Orchi che catturarono Frodo nel passo sopra Cirith Ungol, dopo il suo incontro con Shelab, e passò nelle mani dei servitori del Signore Oscuro a Barad-dûr (poiché, mentre Sam si occupava degli Orchi restanti, Shagrat recuperò gli averi di Frodo e li portò a Sauron).
Passarono pochi giorni, e l’Esercito dell’Ovest guidato da Aragorn si presentò al Morannon, chiedendo giustizia al Signore Oscuro. La Bocca di Sauron, giunta a parlamentare, mostrò la cotta come crudele dimostrazione della fine di Frodo. E molti a quel punto persero la speranza, credendo che l’Hobbit fosse stato catturato o ucciso e che l’Anello fosse stato preso.
Ma Gandalf riportò la luce nei cuori degli Uomini di Gondor e Rohan: recuperò dal luogotenente di Sauron e guidò l’estrema difesa che permise al Portatore dell’Anello di completare il suo compito.
Così lo Stregone riuscì a restituirla a Frodo dopo la vittoria.
Ma c’è ancora un’ultima occasione in cui la cotta salvò la vita a Frodo: dopo la Battaglia di Lungacque, nella Contea, Saruman tentò di assassinarlo appena fuori da Casa Baggins, aggredendolo con un lungo coltello. Ma la lama rimbalzò sulla cotta, e Saruman venne fermato, e umiliato.
Non è noto il destino della cotta di mithril nel corso della Quarta Era. Ma è probabile che, come spesso avviene con gli Hobbit, essa sia rimasta tra gli averi di Casa Baggins per molto tempo anche dopo la partenza di Frodo per le Terre Immortali. Probabilmente Sam la passò ai propri discendenti, e forse ancora oggi si trova sui Bianchi Poggi, dove Elanor e i suoi figli e nipoti già conservavano il Libro Rosso dei Confini Occidentali.