Cari amici, ben ritrovati alla rubrica sulle Lingue Tolkieniane.
Proseguiamo con l’elenco delle frasi Qenya presenti nelle opere di Tolkien.
Oggi analizziamo un testo molto curioso, il cosiddetto Sí qente Fëanor. Si tratta di un discorso di Fëanor correlato ai Racconti Perduti (e coevo nella composizione [1917-18 ca.]: si trovava in un taccuino nominato “Lost Tales G”, che nella fattispecie ospitava il manoscritto del racconto della Nauglafring, la collana dei Nani), presentato e analizzato linguisticamente in Parma Eldalamberon XV.
Al testo non è accompagnata alcuna traduzione di Tolkien, dunque riporto la traduzione proposta dai curatori di Parma Eldalamberon, basata sul lessico e sulle conoscenze grammaticali del Qenya presenti nel Lessico Qenya, in Early Qenya Grammar, in Early Qenya Dictionary e in altri testi minori, tutti pubblicati tra Parma Eldalamberon XII, XIV e XV. Per il testo Qenya originale mantengo la (scarna) punteggiatura e gli a capo del manoscritto, pur trattandosi di un testo in prosa. I macron hanno lo stesso valore degli accenti acuti della convenzione più comune. Di seguito offro la traduzione in italiano.
‘nēri ur natsi nostalen māre
ar vāro naltur an ōmi karmar
–– ulqe nūsimar’ ––
sī qente Feanor n· istalēra
varūse qentier nóvo san i
malto īsier i nosta –– ‘Qarda
qentien no māre nar i hondor
nērinwe ar ōmu nalto ūsiēre
i limbelu tuktalla nai māra
nalto fustūme ma Melkon i
var limpilto var tūkielto
–– en i ūmavaisor
listanelto in otso qarda.’
“Men are not beings good by nature, but rather are they to all deeds evil inclined.” Now said Feanor the wise in other manner than was said before by those from whom this birth was known. “Less than good, I said, are the hearts of these men, and although their having escaped the long search may be good, they can be smelled by Melko whom they are bound to or have looked for – there on the throne of hate they blessed the great evil.”
“Gli uomini non sono creature benevole per natura, al contrario sono predisposti a ogni genere di azioni malvagie.”
[Così] parlò ora Fëanor il saggio, diversamente rispetto a quanto era stato detto in precedenza da coloro ai quali [i Valar] questo avvento era noto.
“Tutt’altro che benevoli, vi dico, sono i cuori di questi uomini, e per quanto l’esser sfuggiti alla lunga persecuzione possa essere cosa buona, essi possono [ancora] essere fiutati da Melko, al quale sono legati, o che [essi stessi] hanno cercato – lì, sul trono d’odio, essi hanno venerato il grande Male.”
Qualche nota di carattere linguistico, e a seguire qualche riflessione sulla narrativa:
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nostalen māre, “buoni di natura, per natura”.
Nel Lessico Qenya compaiono alcune voci relative a queste parole: nosta = “nascita”; nostale = “specie, razza”; māra = “potente, audace; buono (riferito a cose), utile”. Il costrutto Qenya nostalen māra è menzionato anche nella Grammatica Gnomica (pubblicata in Parma Eldalamberon XI, insieme al Lessico), come esempio di utilizzo del caso genitivo (cfr. anche in Narqelion, “alalmino”) con funzione referenziale, appunto “buono per natura” = “della (sua) natura, in quanto qualità intrinseca della sua specie o razza”. La vocale finale di māre indica semplicemente che l’aggettivo concorda con il sostantivo plurale natsi “esseri, creature” (plurale di nat = “cosa”, dalla radice NĀ “essere, esistere”).
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sī qente Feanor, lett. “ora disse Fëanor”. La frase che dà il nome al frammento è a volte tradotta più liberamente in inglese con Thus spoke Feanor, “così parlò Fëanor”.
L’avverbio Q(u)enya sí “ora” è correlato alla radice gnomica si(n)- “questa cosa vicino a me” (da cui tutta una serie di aggettivi o avverbi deittici correlati, come le parole gnomiche sitha “questo”, sin “qui”, sith “quaggiù, costì”, sî “qui”). Nella Early Qenya Grammar la base si-, sempre con funzione dimostrativa, è detta essere una variante di qi, che significa “questo”, indicando prossimità al parlante, con una forma enfatica enqi- utilizzata per esprimere “in senso vago ‘ora’ o ‘qui’.” Presumibilmente “ora” è inteso come “al tempo qui, vicino a me”.
Qente è semplicemente la forma al tempo passato (o preterito) del verbo qet- “parlare, dire”, con il tipico affisso temporale n che lo differenzia dall’aoristo qete (cfr. la frase Quenya órenya quete nin, “il mio cuore mi dice”).
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i malto “dai quali, da coloro che”. Come riporta il Lessico Qenya, il sostantivo mā vuol dire “mano”, mentre nel Lessico Gnomico si dice che ma significhi “per tramite di, per mano di”, e che sia utilizzato al caso genitivo per esprimere un complemento strumentale o d’agente o di causa efficiente. Che un utilizzo simile sia adoperato anche in Qenya è evidente anche da ma Melkon “da Melkor”, più avanti, dove Melko è declinato al genitivo. Nel caso in oggetto, il suffisso pronominale di 3a persona plurale –lto si combina con ma, dando come risultato malto “da loro” (“da coloro i quali”, essendo premesso l’articolo i con funzione di pronome relativo). Il soggetto implicito di quest’ultima frase (coloro ai quali era noto l’avvento [degli Uomini]) sono ovviamente i Valar, i quali avevano taciuto a lungo quest’informazione agli Elfi.
Come si legge nel racconto de Il furto di Melko e l’Ottenebramento di Valinor, infatti, in seguito ai tafferugli causati dai crimini di Melko (il furto dei Silmaril e l’omicidio di Bruithwir – nome del padre di Fëanor in questa fase del Legendarium), lo stesso Fëanor, insieme a un gruppo di Noldoli da lui guidati, si reca da Manwë per chiedere che il suo popolo sia lasciato libero di partire da Valinor e di compiere il proprio destino fuori dalla “prigione dorata” in cui gli Dèi li hanno voluti convocare (questo era il tenore delle menzogne inculcate loro da Melko).
Tuttavia Manwë li rimprovera per questa loro richiesta, e cercando di tranquillizzarli si decide infine a riferire agli Elfi alcuni dettagli sull’arrivo dei Secondogeniti che fino a quel momento non aveva rivelato: il loro avvento sarebbe stato prossimo, e tra le ragioni per cui i Valar avevano invitato gli Elfi presso il Reame Beato vi era anche il timore che tra le diverse stirpi dei Figli di Ilúvatar potessero sorgere conflitti, paura o ira, e dunque la sua scelta era stata di lasciare il mondo “privo di creature che potessero entrare in contesa con i nuovi arrivati, gli Uomini, e nuocere loro, prima che i clan non si siano rafforzati e mentre le nazioni e i popoli della Terra sono ancora bambini”.
A queste rivelazioni, i Noldoli, prevedibilmente, anziché tranquillizzarsi si indignarono:
rimasero attoniti nello scoprire che gli Ainur avevano dedicato tanto del loro pensiero agli Uomini, e le parole di Manwë ottennero l’opposto di quanto egli si augurava; infatti Fëanor, nella sua infelicità, le distorse conferendo loro una malvagia parvenza, quando, di nuovo dinanzi alle moltitudini di Kôr, parlò così:
“Ebbene, ora sappiamo perché siamo stati trasportati qui come un carico di begli schiavi! Infine ci viene rivelato per quale scopo siamo custoditi e derubati della nostra eredità nel mondo, invece di regnare sulle ampie terre: per paura che, magari, non le concediamo a una razza ancora non nata. A questa invero – un popolo triste, afflitto da una rapida morte, una gente che si rintana nel buio, dalle mani impacciate, stonata in canti e musiche, che dovrà lavorare ottusamente il suolo con arnesi grossolani, a questa che pure egli sostiene aver origine da Ilúvatar, Manwë Súlimo signorotto degli Ainur vorrebbe donare il mondo e tutte le meraviglie della sua terra, tutte le sue sostanze nascoste – intende lasciare ciò che è eredità nostra. E che cosa sono quelle chiacchiere sui pericoli del mondo? Un trucco per ingannarci: una maschera di parole! O figli dei Noldoli, voi tutti, se non volete essere più schiavi per quanto trattati senza durezza nelle case degli Dèi, ve ne prego, insorgete e abbandonate Valinor, perché l’ora è venuta e il mondo attende.”
Dunque l’accusa agli Uomini mossa dall’Elfo nel Sí qente Fëanor risulta perfettamente complementare a questo suo monologo presente nei Lost Tales: il focoso Noldo, accecato dalle menzogne di Melko e dalla paranoia nei confronti degli Dèi, considera illusoria, oltre che ipocrita, l’aspettativa dei Valar che gli Uomini possano riuscire a sfuggire alla limbelu tuktalla (lett. “ricerca di molti giorni”) da parte di Melko: alla fine cadranno nella sua rete, verranno “fiutati” (nalto fustúme, “potranno essere rintracciati dall’odore”), e finiranno inevitabilmente per adorare il grande Male, assiso sul suo trono d’odio.
L’idea che Fëanor ha degli esseri umani è quella di una stirpe inevitabilmente corruttibile e debole di volontà, prona alle seduzioni del “Nero Nemico”.
Non si rende conto che proprio in quel momento quelle stesse menzogne stanno mettendo radici nel suo cuore e stanno portando frutti amari attraverso le sue parole e la sua ribellione: Melko ha già vinto, è già riuscito ad alienare Elfi e Uomini tra di loro, prima ancora che questi ultimi vedano la luce, e così facendo ha indebolito e sciupato entrambe le stirpi.
Da queste riflessioni è evidente l’importanza del Sí qente Fëanor per la narrativa del “Silmarillion”, sebbene questo si trovasse ancora ad uno stadio evolutivo molto precoce. Molti di questi concept narrativi sarebbero stati affinati sempre più man mano che le varie stesure del ciclo mitologico (Qenta Noldorinwa, Quenta Silmarillion, le varie serie di Annali) si fossero aggiunte al novero delle opere del Professore.
È affascinante osservare il tentativo di Tolkien di creare un corpus di “frammenti” letterari in lingua che potessero corredare il racconto mitico, e fornirgli una convincente illusione di profondità narrativa. L’idea alla base di questo genere di composizioni (come del resto anche di poesie come Narqelion) è quella di simulare gli ultimi lasciti di una trasmissione di fonti in-universe, giunte infine (attraverso la trascrizione di Eriol/Ælfwine) al nostro presente storico. I racconti del passato mitico e la cornice narrativa costituiscono parti di un unico insieme inscindibile, e i testi linguistici rappresentano un’ossatura irrinunciabile, all’interno di questo modo di narrare e della sua originale cifra, che concilia mitopoiesi e glossopoiesi.
Questo testo è incredibilmente interessante, come è evidente, non solo sul piano della creazione linguistica, ma anche sul piano tematico e filosofico: come osserva John Garth nella sua recensione a Parma Eldalamberon XV (pubblicata su Tolkien Studies 3 [2006]), esso anticipa per certi versi alcuni degli spunti filosofico-morali che saranno sviluppati pienamente da Tolkien solo molti anni dopo, nel dialogo filosofico Athrabeth Finrod ah Andreth (pubblicato in Morgoth’s Ring [1993]).
Nelle parole di Fëanor si avverte già in nuce il concetto, fondamentale nell’economia del Legendarium, dell’alienazione tra Elfi e Uomini, causata dalle menzogne (mescolate a mezze verità) progettate ad arte da Melko, tramite le quali egli ingannò i Noldoli e ne provocò indirettamente l’Esilio e la Maledizione; il tema della corruttibilità della natura umana, esplorato in numerose opere legate al “Silmarillion”, trova qui una delle sue prime manifestazioni, e forse una delle più notevoli in assoluto.
Nel prossimo appuntamento analizzeremo altre due frasi Qenya, entrambe tratte da uno scritto minore non incluso nella History of Middle-earth, che è stato soprannominato dagli studiosi della Elvish Linguistic Fellowship il “Koivienéni Manuscript”, e analizzato in due diversi numeri della rivista Vinyar Tengwar.
Si tratta nuovamente di frasi legate all’immaginario dei Racconti Perduti e dell’Early Legendarium: “The Elves at Koivienéni” e “The Two Trees”.
Alla prossima!
Bibliografia:
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Parma Eldalamberon XI – I·Lam na·Ngoldathon: The Grammar and Lexicon of The Gnomish Tongue [“Lessico Gnomico”] (1995) – ed. by Gilson – Wynne – Smith – Hostetter
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Parma Eldalamberon XII – Qenyaqetsa: The Qenya Phonology and Lexicon [“Lessico Qenya”] (1998) – ed. by Gilson – Hostetter – Wynne – Smith
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Parma Eldalamberon XIV – Early Qenya Grammar (2003) – ed. by Carl F. Hostetter and Bill Welden
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Parma Eldalamberon XV – Sí qente Fëanor (2004) – ed. by Christopher Gilson
Sitografia:
- https://glaemscrafu.jrrvf.com/english/siqentefeanor.html
- https://www.eldamo.org/content/words/word-1201558129.html?neo
-Rúmil