LINGUE TOLKIENIANE / Stagione 2, Ep. 4C - Corpus Qenya: Earendel

Cari amici, ben ritrovati alla rubrica sulle Lingue Tolkieniane.

Proseguiamo nell’esposizione del corpus Qenya attraverso la selezione di componimenti poetici che Tolkien incluse nel saggio-conferenza A Secret Vice (1931), a mo’ di esempio del livello formale ed espressivo raggiunto da questo suo costrutto linguistico.

Negli scorsi appuntamenti abbiamo analizzato (e confrontato tra varie stesure, composte nell’arco di diversi anni, anche a dimostrazione dell’evoluzione che il Qenya ha subito a livello esterno) le prime due poesie: Oilima Markirya e Nieninque. Entrambe furono revisionate e “aggiornate” allo stato corrente del Quenya tra gli anni ’50 e gli anni ’60, entrando dunque a far parte del corpus in Quenya LotR-consistent, per così dire.

Lo stesso non si può dire per questa terza e ultima poesia in Qenya che andiamo a presentare oggi, almeno stando alle prove attualmente disponibili: Earendel è stata composta più o meno nello stesso periodo della versione OM1d e delle traduzioni inglesi (“The Lost Ark” – LA2a–b) del poema Markirya, ma non pare sia stata ripresa in anni più tardi.

Oltre alla versione presentata in A Secret Vice, ne esistono altri due testi, essenzialmente identici nel contenuto, ma uno dei quali è accompagnato da un glossario (similmente a Nieninqe N2), mentre l’altra è trascritta con le convenzioni ortografiche del finnico (similmente a Oilima Markirya OM1e e OM1g). Entrambe le versioni sono accompagnate da una traduzione in inglese: più letterale la prima (ed estremamente simile alla traduzione in prosa che Tolkien fornisce nel saggio), più libera la seconda (prima bozza per la resa inglese in versi della poesia; la seconda versione di questa riduzione in versi fu trascritta in un dattiloscritto dal titolo Earendel at the Helm “Earendel al timone”, che compare nel saggio).

I. E1a – con traduzione inglese letterale + glossario:


San ninqeruvisse lútier
kiryasse Earendil or vea,
ar laiqali linqi falmari
langon veakiryo kírier;
wingildin o silqelosseën
alkantaniéren úrio
kalmainen; i lunte linganer,
tyulmin talalínen aiqualin
kautáron, i súru laustaner.

Then upon a white horse sailed
Earendel, upon a ship over the sea,
and green wet waves
the neck of the sea-ship clove
the foam maidens with flower white hair
made (it) shine of the sun
in the lights; the boat hummed like a harp string
the masts tall bent to the sails
the wind rushed.


E in sella a un cavallo bianco salpò
Earendel, su una nave che solcava il mare,
e le onde verdi
la prua della nave tagliò.
Le vergini dei flutti, dai capelli bianchi come il giglio,
la facevano brillare alla luce del sole;
la nave ronzava come corda d’arpa;
gli alberi si piegavano al gonfiarsi delle vele;
il vento lausta-va*.

*[ovvero “faceva un rumore ventoso” (made a windy noise); un termine meno forte di “ruggiva” (roar) o “soffiava con impeto” (rush)]

***


Glossario:


1] ninqeru, forma personificata maschile di ninqe “bianco”

4] lango- “collo”. kiri- “fendere”.

5] wingild- (winge “schiuma che si solleva, spruzza”) “vergini-dei-flutti”.
silqe “ciocca”. losse “bianco-fiore”, silqelossea “con capelli come fiori bianchi”.

6] alkanta- “far brillare”, alkantaniéren forma † dell’ord[inario] alkantanéren, femm. plur. tempo passato.

7] linga- (tempo passato linganen) “vibrare come la corda di un’arpa”.

8] tyulme “albero (di nave)”.

9] kauta “piegare”, kautáron, utilizzo † dell’aor. come equiv[alente] di altri verbi coniugati al passato nel resto del verso.

II. E1b – con ortografia “finnicizzata” + traduzione inglese libera (prima bozza di Earendel al timone):


San ninkveruvisse luutier
kirjasse Earendil or vea,
ar laikvali linkvi falmari
langon veakirjo kiirier;
vingildin o silkvelosseën
alkantanieeren uurio
kalmainen; i lunte linganer,
tyulmin talaliinen aikvalin
kautaaron, i suuru laustaner.


A white horse in the sun shining
a white ship in the sea gliding
    Earendel at the helm
Green waves in the sea moving
white foam at the prow spuming
    The sun upon the sails
Foam riders with hair like blossom
Leaping upon the sea’s bosom
    They sing and call
The ropes like harps ringing
The sea spirits like echoes singing
    The masts against the sky
The deep sails billowing
The wild wind bellowing
    The road going on forever.

 

Elwing and Earendil by Alberto Dal Lago

 

III. “Earendel at the Helm” versione definitiva (in A Secret Vice):


A white horse in the sun shining,
A white ship in the sea gliding,
    Earendel at the helm;
Green waves in the sea moving,
White froth at the prow spuming
    Glistening in the sun;
Foam-riders with hair like blossom
And pale arms on the sea’s bosom
    Chanting wild songs;
Taut ropes like harps tingling,
From far shores a faint singing
    On islands in the deep;
The bent sails in the wind billowing,
The loud wind in the sails bellowing,
    The road going on for ever,
        Earendel at the helm,
    His eyes shining, the sea gliding,
        To havens in the West.

Un bianco cavallo risplende nel sole,
Una nave candida scivola sul mare,
Earendel al timone;
Onde verdi percorrono il mare,
Spuma bianca ribolle là a prua
Brillando nel sole;
Ondine dai capelli di giglio
E braccia pallide in seno al mare
Intonano canti sfrenati;
Funi tese come arpe vibranti,
Da spiagge lontane un canto sommesso
Sulle isole degli abissi;
Vele tese si gonfiano al vento,
Vento assordante che ulula tra le vele,
La rotta procede in eterno,
Earendel al timone,
Occhi che brillano, mare che scorre
Verso i porti dell’Occidente.

Tornando alla versione Qenya, Tolkien cita questa poesia nel saggio come “esemplare di metrica rigorosa, quantitativa”, e così viene definita anche in una nota in cima al manoscritto di una versione preliminare. Il metro è regolarmente il seguente:

ˉ ˉ | ˘ ˘ ˉ | ˘ ˉ ¦ ˘ ̅̆

Es:      Sān nīn | qĕ – rŭ – vīs | sĕ lū ¦ tĭēr
kī – ryās | se ͜   Ĕ – ă – rēn | dĭl ōr ¦ vĕ – ă,

Non si tratta di un metro classico; sembrerebbe piuttosto una creazione originale di Tolkien (il quale tendenzialmente amava comporre in trimetri o tetrametri giambici, sebbene qui utilizzi un verso misto: spondeoanapestodigiambo o peone secondo, a seconda che la parola del verso successivo iniziasse per consonante o per vocale), appositamente per la lirica elfica.

Nel prossimo appuntamento vedremo l’ultimo esempio di poesia in elfico citata in A Secret Vice, non più in Qenya, bensì un rarissimo esempio di corpus Noldorin (gli unici altri esempi sono versioni preparatorie di brani del Signore degli Anelli, prima che compissero lo shift verso il Sindarin vero e proprio), ovvero il frammento senza titolo “Dir avosaith a gwaew hinar”.

Bibliografia:

  • A Secret Vice (1931), in The Monsters and the Critics, and Other Essays (1983), ed. by Christopher Tolkien

  • Early Elvish Poetry, in Parma Eldalamberon XVI (2006), ed. by Christopher Gilson, Arden R. Smith, Patrick H. Wynne, Carl F. Hostetter, Bill Welden

  • The Collected Poems of J. R. R. Tolkien (2024), ed. by Wayne G. Hammond & Christina Scull

Sitografia:

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Dal nostro sito si può consultare l’intera raccolta di post dedicati alle Lingue Tolkieniane: https://www.raccontiditolkien.it/category/analisi/lingue/

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-Rúmil

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