LINGUE TOLKIENIANE / Stagione 2, EXTRA - Corpus Noldorin: iscrizioni della mappa di Thrór e bozze per il SdA

Cari amici, ben ritrovati alla rubrica sulle Lingue Tolkieniane.

Nello scorso episodio abbiamo concluso la sezione di questa rubrica dedicata al fondamentale saggio A Secret Vice. Passando in rassegna i vari componimenti in lingue elfiche sui quali Tolkien si sofferma nel finale della sua lezione, ci siamo infine imbattuti nell’ultimo di questi: un frammento Noldorin senza titolo (“Nebrachar”). Poiché si tratta di un caso piuttosto raro, essendo il corpus specificamente Noldorin abbastanza limitato, colgo l’occasione per darne di seguito un breve inventario. Sono in Noldorin:

  • un’iscrizione a matita, ritrovata in cima alla prima versione completa (ma non definitiva) della mappa di Thrór per Lo Hobbit, recita:

    Lheben teil brann i· annon ar neledh [neledie >] neledhi gar [golda > goelend >] godrebh”
    lett. “Cinque piedi è alto il cancello e lo attraversano tre a tre insieme”.

    Questa tavola costituisce l’illustrazione n. 85 della raccolta J. R. R. Tolkien – Artist and Illustrator, edita da W. G. Hammond e C. Scull. Nella stessa nota in cui decifrano il testo (la scritta a matita è molto lieve e difficile da decifrare a causa della scrittura frettolosa di Tolkien) riportano anche un’analoga scritta che si trova nella parte inferiore della mappa, con lo stesso testo (l’indicazione sulla porta laterale di Erebor) ma stavolta in inglese antico: Fit fota heah is se duru ond þrie mæg samod [?] þurhgangend. “Cinque piedi è alta la porta e possono passarci tre persone insieme”.

    Mappa di Thrór, copiata da B. Baggins
  • le bozze preparatorie di alcuni brani del Signore degli Anelli (che saranno “convertite” in Sindarin entro il termine della stesura e revisione del romanzo). In particolare segnalo:

    • Wood Elves Returning to the Undying Lands by Manelle Oliphant

      l’inno a Elbereth (da Il Ritorno dell’Ombra, Sezione “La Storia continua”, Cap. XXIII “Nella casa di Elrond”):


      Elbereth Gilthoniel
      sir evrin pennar óriel
      dir avos-eithen miriel
      bel daurion sel aurinon
      pennáros evrin ériol.

       

       

      e la sua versione alternativa, ovvero l’invocazione di Sam a Elbereth, nel finale delle Due Torri (da The War of the Ring, Parte II, cap. VIII “Kirith Ungol”):

      O Elbereth Gilthoniel
      [sir evrin pennar óriel > ] silevrin pennar óriel
      [lír avos-eithen míriel > ] hîr avas-eithen míriel
      a tíro ‘men Gilthoniel!


      Sebbene molte delle parole possano essere riconosciute come draft delle parole definitive della versione Sindarin, non vi sono ipotesi sufficientemente accreditate per interpretare le altre.

Shelob’s Retreat by Ted Nasmith

 

    • l’incantesimo di apertura della Porta utilizzato da Gandalf (da Il Ritorno dell’Ombra, Sezione “La Storia continua”, Cap. XXV “Le Miniere di Moria”):


      Annon porennin diragas· venwed
      diragath· telwen porannin nithrad


      Tranne annon, nessuna parola è riconoscibile, né sono finora state avanzate ipotesi per interpretarle.

       

      LotR sketchcard “Moriagate” by Bohemian Weasel

       

    • l’iscrizione della Porta di Durin (da The Treason of Isengard, Cap. IX. “The Mines of Moria (1): The Lord of Moria”): 

      Ennyn Đurin aran Vória:
      pedo mellon a minno.
      Im Narvi hain echant.
      Celebrimbor o Eregion teithant i· ndíw thin.

Illustrazione preparatoria delle Porte di Durin (Marquette University MS. Tolkien, 3/3/10)

 

Interessante notare come in Noldorin le parole Đurin e Vória (i “genitivi giustapposizionali”) vadano incontro a mutazione blanda. Nel passaggio al Sindarin, Tolkien modificò questa regola, e annullò l’effetto della mutazione su questo genere di costrutto.

L’iscrizione sulla Porta Occidentale di Moria, tratta da Il Ritorno dell’Ombra, cap. 25

 

    • Altre frasi sciolte, tratte dal SdA o dallo Hobbit, come:
      • har na ond i mid “sta vicino alla pietra grigia”: è la prima frase dell’iscrizione in Rune Lunari nella mappa di Thrór. Questa bozza preliminare si trova sul retro di una vecchia bozza della mappa, risalente probabilmente agli anni ’30, e implica che forse inizialmente Tolkien intendesse l’iscrizione in Noldorin;

      • Gurth i Morthu! “morte al Thu Nero! [?Sauron]” Invocazione di Bingo ( > Frodo) contro i Cavalieri Neri durante l’attacco a Weathertop [Il Ritorno dell’Ombra, Sezione “La prima fase”, Cap. X “L’attacco a Svettavento”];

      • Ai, Padathir, Padathir! Mai govannen! [ > Ai, Du-finnion! Mai govannen!] Il saluto di Glorfindel a Trotter [ > Strider], che poi diventerà l’iconico Ai na vedui, Dúnadan! Mae govannen!. [Il Ritorno dell’Ombra, Sezione “La prima fase”, Cap. XI “Da Svettavento al Guado” e sezione “La terza fase”, Cap. XXI “La terza fase (3): A Svettavento e Valforra”];

      • nora-lim, nora-lim! “corri veloce!” Il comando di Glorfindel al suo cavallo [ibidem];

      • naur ad i gaurhoth. “fuoco contro la schiera di lupi”. Una versione preliminare dell’incantesimo di fuoco di Gandalf contro i lupi, durante l’attacco notturno nell’Eregion [The Treason of Isengard, Cap. IX. “The Mines of Moria (1): The Lord of Moria”];

      • Gir… edlothiand na ngalad melon i ni (?sevo) ni (?edran). Una misteriosa frase senza alcuna glossa, probabilmente pronunciata da Gandalf a Pipino nel capitolo di Minas Tirith, ma Tolkien ha sovrascritto le parole con il paragrafo successivo, evidentemente scartando il dialogo [The War of the Ring, Part III, Cap. III “Minas Tirith”]

      • Cuio i Pheriannath anann, aglar anann! “Lunga vita ai Mezzuomini, lunga gloria!”. Una versione preliminare del Cormallen praise [Sauron Defeated, Part I: The End of the Third Age, Cap. V “The Field of Kormallen”];

      • Bronwe athan Harthad” e “Harthad Uluithiad”: “Perseversanza oltre la Speranza” e “Speranza Inestinguibile”. I soprannomi che Gandalf rivolge a Frodo e Sam durante la celebrazione al Palazzo d’Oro di Edoras, dopo la fine della guerra [Sauron Defeated, Part I: The End of the Third Age, Cap. VII “Many Partings”].

***

In tutti questi esempi è interessante notare come, ancor prima che Tolkien modificasse concettualmente lo status della “seconda lingua” rendendola la lingua degli Elfi Grigi, questa, ancora in qualità di Noldorin, ovvero di lingua degli Elfi Profondi, assolvesse le medesime funzioni narrative all’interno del romanzo.

Il Sindarin ha un’importanza davvero centrale nell’impostazione estetica del Signore degli Anelli, e fa una certa impressione realizzare come il suo ruolo sia stato costituito quasi a posteriori. La chiave di ciò (e la giustificazione di come ciò possa accadere) è data dal fatto che sono pur sempre soprattutto i Noldor, utilizzando una lingua diversa come “Elfico Comune”, ovvero non più la loro lingua-madre (il Quenya, l‘Alto Elfico) ma una lingua appresa e fatta propria (il Sindarin, il Grigio-Elfico), a interagire con gli eventi narrati nella storia; sono Noldor alcuni dei principali protagonisti elfici della vicenda di Frodo, come Elrond e Galadriel; di origini Noldorin sono le vestigia del regno di Eregion, attraversato dai Viandanti; Noldorin è la cultura dominante che, attraverso personaggi come Gil-galad, fu trasmessa ai Regni Númenoreani in Esilio di Elendil, e che al tempo del Signore degli Anelli riverbera anche in Aragorn, e così via.

D’altronde il Quenya non è meno importante, anche se ormai “ridotto” a un ruolo di memoriale e celebrazione poetica del passato.

«Non parlate dei vostri segreti! Abbiamo qui uno studioso dell’Antica Lingua», dice Gildor ai suoi compagni sentendo il saluto in Quenya espresso da Frodo (il celebre Elen síla lúmenn’ omentielvo).

Sebbene ormai il Quenya costituisca quasi un “codice segreto” per gli ultimi manipoli di Calaquendi ancora presenti nella Terra di Mezzo, esso riesce ancora a infiammare e struggere gli animi, come avviene grazie al Canto d’Addio di Galadriel (il Namárië).

Tolkien teneva molto a specificare che le sue due formule linguistiche principali erano sì distinte (anche nelle ispirazioni “primarie”, come abbiamo visto: finlandese per il Quenya e gallese per il Sindarin, a spanne), ma correlate. E questa correlazione era il riflesso di un rapporto linguistico storico tra due lingue per lui molto importanti. Come scrive in una nota a una famosa lettera alla Houghton Mifflin (Lettera 165, del 30 giugno 1955):

il Sindarin, la lingua degli Elfi Grigi, è stato intenzionalmente costruito con lo scopo di assomigliare al gallese fonologicamente e di avere un legame con l’Alto Elfico simile a quello che esiste tra il Britannico (ciò che è chiamato così correttamente, ovvero i linguaggi celtici parlati sull’isola al tempo dell’invasione romana) e il Latino.

Come il Quenya rappresenta il Latino, così il Sindarin rappresenta il Britannico, appunto (e dunque il gallese, molto più dell’inglese!). Tolkien si pregiava molto di distinguere “britannico” da “inglese”, e considerava l’auto-definirsi “britannici” da parte degli inglesi una volgare forma di appropriazione anti-storica. Quanto a sé stesso, si definiva (forse anche un po’ scherzosamente) un “inglese della Mercia”. Tutto ciò per dire che la passione di Tolkien per le lingue, lungi dall’essere uno sterile hobby libresco, coniugava agilmente ricerca estetica e approfondimento storico, e tentava sempre di offrire un punto di vista nuovo sulle cose, a volte sfatando falsi miti duri a morire.

***

Al termine di questa digressione, vi saluto con la promessa di analizzare in futuro anche il corpus Qenya, decisamente più cospicuo di quello Noldorin e almeno altrettanto interessante. Può contare al suo interno numerosi brani completi (oltre alle tre poesie di A Secret Vice, ovviamente) tra cui:

  • la prima poesia in elfico mai scritta da Tolkien, Narqelion “Autunno”, pubblicata per la prima volta in Mythlore (n° 56, inverno 1988), e in seguito replicato, man mano che le conoscenze linguistiche si approfondivano, anche su Parma Eldalamberon IX (1990) e Vinyar Tengwar 40 (1999);

  • l’esultanza di Valinor, una breve frase che compare nei Racconti Perduti;

  • Sí qente Fëanor, un testo in prosa (contenente un discorso di Fëanor) correlato ai Racconti Perduti, e analizzato in Parma Eldalaberon XV;

  • alcune frasi analizzate in vari numeri di Vinyar Tengwar, come “The Elves at Koivienéni” e la “Two Trees sentence”, rispettivamente pubblicate in VT14 e VT27;

  • alcune frasi contenute ne La Strada Perduta, il romanzo incompiuto scritto da Tolkien negli anni ’30, tra cui la Canzone di Fíriel e alcuni frammenti di un lamento sulla Caduta di Númenor (Atalante), ripreso poi anche in Sauron Defeated (The Notion Club Papers e The Drowning of Anadûnê);

  • la frase in “Arctic”, dalle Lettere da Babbo Natale, che abbiamo già menzionato in un post “natalizio” passato, ma che possiamo approfondire dal punto di vista linguistico;

  • la versione preparatoria del Namárië, pubblicata in The Treason of Isengard, per poter osservare la genesi di uno degli elementi di corpus più importanti dell’intera opera tolkieniana.

Tutto questo e altro ancora lo vedremo insieme prossimamente. Non prima, però, di uno speciale in tre episodi su altri linguaggi inventati minori, così da chiudere definitivamente l’argomento, e lasciarcelo alle spalle.

Come sempre, vi auguro buone letture. Alla prossima!

Bibliografia:

  • The History of Middle-earth, ed. by Christopher Tolkien:

    • The Return of the Shadow (1988)

    • The Treason of Isengard (1989)

    • The War of the Ring (1990)

    • Sauron Defeated (1992)

  • J. R. R. Tolkien – Artist and Illustrator (2004), ed. by Wayne G. Hammond & Christina Scull

  • The Art of the Hobbit (2011), ed. by Wayne G. Hammond & Christina Scull

Sitografia:

  • Glaemscrafu:

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Dal nostro sito si può consultare l’intera raccolta di post dedicati alle Lingue Tolkieniane: https://www.raccontiditolkien.it/category/analisi/lingue/

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-Rúmil

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