Cìrdan il Carpentiere

Cuiviénen, Anni degli Alberi – Vivente in Aman

 

Pochissimi, tra gli Elfi protagonisti delle antiche saghe, sono stati capaci di attraversare tutta la storia del popolo degli Eldalië dal loro risveglio all’Est fino al Tempo del Dominio degli Uomini. E ancora meno lo hanno fatto svolgendo un ruolo cruciale nelle vicende della Terra di Mezzo.

Perché le tracce dei grandi progenitori Imin, Tata ed Enel si sono perse nelle sabbie del Tempo, in un’epoca al chiarore delle stelle di cui perfino i più sapienti tra i Primi Nati non serbano memoria. E tra i grandi Elfi che condussero le schiere di Vanyar, Noldor e Teleri all’Ovest, Ingwë è sempre rimasto a Valmar, in adorazione della grandezza di Manwë Sùlimo alle pendici di Taniquetil; e Finwë è caduto, ucciso da Morgoth nella propria casa di Formenos; e morto pure è Elwë Singollo, Signore del Beleriand e Re delle Mille Caverne, ucciso dalla vendetta dei Nani di Nogrod, bramosi di mettere le mani sulla Nauglamìr, in cui avevano incastonato il Silmaril che Lùthien e Beren avevano avulso della corona di Morgoth. Unico restava il fratello di questi, Olwë di Alqualondë, i cui Elfi ancora nella Seconda Era facevano vela all’Est per giungere a Nùmenor e quivi mantenere i legami con i discendenti di Eärendil e degli Amici degli Elfi della Prima Era: ma dopo il sacrilegio di Ar-Pharazôn e l’Akallabêth, la via fu chiusa, e nessuna nave si spinse più a est portando la saggezza degli Elfi degli Antichi Tempi nella Terra di Mezzo.

 

Unico testimone dello scorrere delle Ere al di qua di Belegaer il Grande, dall’Inizio dei Tempi fino al dominio degli Uomini, è stato Cìrdan il Carpentiere, la cui vita è iniziata nel tempo prima del Sole e della Luna, e ha accompagnato lo svolgersi delle vicende dei Figli di Ilùvatar fin oltre la caduta del secondo Oscuro Signore, quando le storie delle Guerre del Beleriand e dell’Eriador veniva ormai tramandato solo in pochi rifugi isolati e via via dimenticati.

 

Ma al tempo della sua giovinezza Cìrdan era uno dei membri più influenti delle schiere di Elwë che, avanguardia del Terzo Popolo dei Teleri, seguirono Vanyar e Noldor al di là delle Montagne Nebbiose e dei Monti Azzurri, giungendo nel Beleriand in risposta all’invito di Oromë. Ma qui, come le storie raccontano, Elwë si perse negli occhi di Melian la Maia, e lunghi anni trascorsero in sua assenza nei quali Cìrdan e parte del suo popolo scelsero di restare di qua dal Mare, per ritrovare il proprio Signore perduto. E quando egli si riscosse, non v’erano più isole guidate da Ossë per andare a Occidente. Ed anche Cìrdan rimase a impreziosire il popolo dei Sindar, per rispetto e amore per Thingol, Signore del Beleriand, e Melian sua sposa.

 

Ma il richiamo del Mare, sin da quando spiegò il proprio sguardo sull’immensità di Belegaer il Grande, rimase da allora impresso nel suo cuore. E sempre egli dimorò sulle coste che guardavano a Occidente, lavando nell’azzurro del Mare la nostalgia per ciò che fu e la fatica per ciò che il mondo diventava con lo scorrere delle Ere.

Perché Cìrdan, più di ogni altro Elfo, può aiutarci a capire cosa volesse dire raggiungere un’età così avanzata sulle sponde delle Terre Mortali, lontano dal calore di Aman e sempre più avvinti dalla pesantezza del mondo. Gli Elfi, come ci raccontano le opere di saggezza dei tempi passati, non invecchiavano come Uomini, Hobbit e, in certa misura, come i Nani. Superata la prima fase della vita, la gioventù che durava all’incirca un centinaio di anni, attraversavano la lunga fase del vigore dell’età adulta, che poteva estendersi per quello che ai Mortali poteva un tempo infinito senza apparenti cambiamenti.

Eppure, anche per gli Elfi, presto o tardi, e in misura tanto maggiore quanto la vita sulla Terra di Mezzo aveva reclamato la loro energia e il loro vigore in guerre, sofferenza, esili e dolore, giungeva la Terza Età e l’invecchiamento, ed essi si indebolivano sotto il peso della stanchezza del mondo, se le loro arti o il luogo in cui vivevano non conservavano i segreti dell’antico tempo alla luce degli Alberi e nella Grazia dei Valar. Così fu per Lòrien e per Imladris, e anche, nella Terza era, per i Porti Grigi di cui Cìrdan divenne il Signore dopo la caduta del Lindon e la morte di Gil-Galad.

 

Ed è proprio nella descrizione che le saghe ci riportano di questa figura, che possiamo trovare la cifra della sua peculiarità: “Quando arrivarono al cancello, Cirdan il Timoniere si fece avanti ad accoglierli. Era molto alto, aveva la barba lunga e grigia, ed era anziano, ma i suoi occhi erano sfavillanti come stelle.”

Si tratta infatti del solo Elfo della Terra di Mezzo a portare la barba, e secondo insieme al Grande Fabbro Mahtan padre di Nerdanel moglie di Fëanor, che viveva di là dal Mare in Aman. Segno universale di saggezza e anzianità, la barba di Cìrdan ci permette di riconoscerne l’incredibile unicità e la profondità d’uno sguardo, “sfavillanti come stella”, che aveva visto l’intera Storia del Mondo dispiegarsi davantì a sé.

 

LA PRIMA ERA

Anticamente il suo nome era Nowë, e quando scelse di fermarsi nella Terra di Mezzo. Quando Elwë riemerse con Melian dal bosco di Nan Elmoth, Círdan si riconobbe come suo vassallo, mantenendo la signoria su quello che in seguito divenne noto come Falas, la regione sulle sponde del mare, ove fondò le città di Eglarest e Brithombar lambite dalle onde, e un avamposto sull’isola di Balar dove il suo popolo raccoglieva perle con cui realizzavano splendidi monili.

I suoi sudditi assunsero il nome di Falathrim ovverosia gli “Elfi delle Coste” .

 

Molti anni passarono, e Morgoth tornò sulla Terra di Mezzo seguito dalle schiere dei Noldor, tornati per avere vendetta e riconquistare i Grandi Gioielli. Thingol creò un esercito per confrontarsi contro il risveglio dei servi dell’Oscuro Signore. Cìrdan avrebbe voluto portare l’aiuto proprio e del proprio popolo, ma un altro esercito proveniente da Nord discese sulle Falas e lo costrinse a un lungo assedio, che fu spezzato solo dopo l’arrivo delle schiere di Fëanor a Nord e la vittoria da parte di Sindar ed Elfi Verdi nella Battaglia di Amon Ereb, dove trovò la morte Denethor signore dei Nandor.

 

Nei secoli successi Cìrdan e i Falathrim non fecero mancare il proprio supporto a Sindar e Noldor, fino all’anno fatale del 472 della Prima Era quando la Nirnaeth Arnoediad, iniziata sull’onda della speranza di una possibile sconfitta di Morgoth con la forza delle armi, finì invece tragicamente con la completa sconfitta delle forze degli Elfi e la morte dell’Alto Re Fingon. E con la fine dell’Assedio di Angband, le forze del Nemico sciamarono nel Beleriand settentrionale, arrivando a insidiare perfino il reame celato di Nargothrond e la Terra protetta del Doriath. Consapevole dell’impossibilità di ottenere una vittoria con la forza delle armi, Cìrdan raccolse il suo popolo e abbandonò le città sulla costa, lasciando solo una piccola guarnigione, e si trasferì sull’isola di Balar. Con sé condusse Ereinon Gil-Galad, il giovane figlio di Orodreth di Nargothrond, divenuto a tutti gli effetti erede della stirpe degli Alti Re dei Noldor dopo Turgon Re di Gondolin ed il proprio padre.

L’Isola di Balar divenne dunque un rifugio sicuro per i fuggiaschi dall’influenza di Morgoth, che non pareva interessato a costruirsi una flotta e a portare la propria guerra sui mari. Fu così che per oltre cinquant’anni Cìrdan e il suo popolo poterono sopravvivere senza correre particolari rischi, come invece avveniva per i loro consanguinei di là dall’acqua.

Egli ricevette i messaggeri di Turgon da Gondolin e per loro costruì le navi per cercare di raggiungere Valinor e impetrare il perdono dei Valar, ma nessuno di essi fece ritorno. Nel giro di pochi anni tutte le restanti fortezze elfiche crollarono una dopo l’altra: violato fu Nargothrond, e scoperta e distrutta dal fuoco fu la stessa Gondolin. E la sventura colse il Doriath con la morte di Thingol ucciso dai Nani e la breve rinascita sotto la guida di Dior figlio di Beren e Lùthien, distrutta nel sangue dall’aggressione da parte dei figli di Fëanor ancora avvinti dal loro terribile giuramento.

 

Era il 512 della Prima Era quando anche i superstiti di Gondolin guidati da Tuor giunsero sulle sponde del mare, ed il popolo di Cìrdan li aiutò a costruire un proprio principato presso le Bocche del Sirion. Tredici anni dopo, secondando i desideri di Tuor e Idril, costruì per i due sposi una nave con la quale fecero vela per Valinor e non tornarono mai più. Prese sotto la propria custodia il loro figlio Eärendil, a cui insegnò l’arte della carpenteria e della costruzione di navi. Ed insieme costruirono la bianca nave Vingilotë, con la quale il giovane, divenuto noto come Il Marinaio, comincia solcare i mari spingendosi sempre più ad ovest nella speranza di raggiungere i genitori a Valinor.

E fu così che, con il Silmaril in fronte, Eärendil riuscì a superare le ombre del Grande Mare e giungere a Valinor, ambasciatore sia di Elfi che di Uomini di fronte ai Valar, che – contro ogni aspettativa – accolsero le sue richieste, dando il via alla Guerra d’Ira che spezzò definitivamente il dominio di Morgoth sulla Terra di Mezzo.

 

LA SECONDA ERA

Con la sconfitta di Melkor, Cìrdan riportò il suo popolo sulla terraferma, in ciò che rimaneva del Beleriand distrutto dai combattimenti. Ed essi risiedettero nel Lindon sotto la Signoria di Gil-Galad, divenuto ormai Alto Re dei Noldor in esilio. Qui divenne uno dei suoi principali consiglieri, ed assistette il Re e il giovane Elrond nella ricostruzione dei primi secoli, nei quali il dolore e la sofferenza patita sembravano ancora potessero essere leniti.

Egli coltivò inoltre l’amicizia dei Nùmenoreani sin da quando, intorno al 700 della Seconda Era, essi iniziarono a salpare sempre più di frequente verso la Terra di Mezzo. E Cìrdan divenne amico del grande ammiraglio Vëantur e del suo nipote Tar-Aldarion, il Re Marinaio.

 

Poco è noto della vita di Cìrdan nei secoli successivi, nei quali visse sulle sponde del Grande Mare offrendo il proprio aiuto e il proprio consiglio tanto agli Elfi del Lindon, di Eregion e poi di Imladris, quanto agli Uomini dell’Ovest, fin quando si mantennero fedeli al proprio giuramento e rispettosi dei Valar e delle tradizioni.

Come si seppe più tardi, fu a lui che Celebrimbor consegnò uno dei tre anelli elfici, Narya il Rosso, che gli offrì il vigore e la forza necessari per guidare il proprio popolo in periodi tempestosi, nonostante l’età sempre più avanzata (che già allora lo vedeva superare certamente i 15 mila, e probabilmente i 20 mila, anni d’età, portandolo pienamente all’interno del Terzo Ciclo di vita degli Elfi).

 

Nel 3434 SE Círdan marciò contro Sauron assieme all’esercito dell’Ultima Alleanza e prese parte sia alla Battaglia di Dagorlad che all’Assedio di Barad-dûr.

Non riuscì tuttavia ad impedire che Gil-galad e Elendil trovassero la morte per mano di Sauron in un epico duello. Com’è noto, Isildur raccolse il frammento di Narsil, la spada del padre spezzatasi sotto il suo stesso peso, e con essa tagliò il dito che reggeva l’Unico Anello dalla mano dell’Oscuro Signore, che non fu più in grado di mantenere una forza fisica e fuggì all’Est, mettendo fine alla Guerra e alla Seconda Era.

 

Ma contrariamente agli inviti di Elrond e Cìrdan, Isildur si rifiutò di distruggere l’Anello tra le fiamme del Monte Fato, e al male fu concesso di perdurare nella successiva era del mondo.

 

LA TERZA ERA

Morto era Gil-Galad, e dispersi per lontani rifugi nella Terra di Mezzo erano i discendenti dei grandi Re Noldor del passato: Elrond a Gran Burrone, Galadriel e Celeborn a Lòrien. Così Cìrdan assunse la Signoria del Lindon in vece loro, proseguendo la politica di amicizia con gli Uomini dell’Ovest e i discendenti di Nùmenor, e soprattutto con i Re di Arnor.

 

I Porti Grigi, di Francesco Amadio

Durante la lunga guerra di Arnor e poi di Arthedain contro il Regno del Terrore del Re Stregone di Angmar, combattuta tra il 1300 e il 1975 della Terza Era, fu tra i primi alleati degli Uomini, e fu lui a garantire rifornimenti e aiuto militare sia durante l’epoca dei Re – la nave su cui morì Arvedui Ultimo Re era stata inviata proprio da Cìrdan – sia durante la lunga successione dei Capitani dei Dùnedain inaugurata da Aranarth figlio di Arvedui, quando il Regno del Nord cessò di esistere.

 

Qualche secolo prima un evento inatteso aveva attraversato la vita di Cìrdan. Dall’Ovest avevano infatti cominciato a giungere dei Sapienti, che vennero poi chiamati Istari, e dei quali la maggioranza ignorava la natura e l’origine. Non già Cìrdan, però, capace com’era di vedere più in profondità di chiunque altro nella Terra di Mezzo. E seppe ch’essi erano inviati dei Valar, giunti nella Terra di Mezzo per sostenere i Popoli Liberi nella loro Guerra contro il Potere di Sauron. E trovò nuova speranza da questo arrivo, riconoscendo che le Potenze non avevano dimenticato i Figli di Ilùvatar che ancora soffrivano nella Terra di Mezzo.

 

In particolare, tra gli Istari giunti attraverso i porti, l’ultimo venuto gli apparve subito come lo spirito più forte e saggio tra coloro che erano arrivati. E a costui, che all’Ovest portava il nome Olòrin. ma divenne noto come Mithrandir tra gli Elfi e Gandalf tra gli Uomini, egli affidò Narya il Rosso, perché previde che grandi sarebbero state le sfide che avrebbe dovuto affrontare, e per le quali avrebbe avuto bisogno del sostegno d’ogni Potere di cui potesse disporre.

E questo fu probabilmente l’ultimo atto effettivo svolto da Cìrdan nelle Grandi Storie dell’Antichità, come se rinunciando a Narya avesse anche accolto definitivamente la propria vecchiaia, e valutata come sempre più vicina l’ora di un suo abbandono della Terra di Mezzo. Rimase membro del Bianco Consiglio fino alla fine della Terza Era, ma si recò sempre più sporadicamente alle riunioni che venivano tenute, fino a che esso cessò di riunirsi molti secoli dopo, quando Sauron rivelò definitivamente il proprio ritorno.

 

Ma nelle grandi vicende della Guerra dell’Anello e della sua definitiva sconfitta, Cìrdan non ebbe un ruolo da protagonista.

Attese, invece, insieme al proprio popolo, lo svolgersi degli eventi, consapevole che l’Era degli Elfi stava volgendo al termine. E predispose le navi con cui gli ultimi grandi Elfi presenti sulla Terra di Mezzo – Galadriel ed Elrond – i Portatori dell’Anello Bilbo e Frodo e l’ultimo Istar rimasto (proprio colui ch’egli accolse ai Porti Grigi molti secoli prima) veleggiarono infine all’Ovest, lasciando l’Oriente al dominio degli Uomini.

 

LA QUARTA ERA

Mithlond, di Sara M. Morello

Cìrdan però non partì con loro. Fedele al proprio giuramento, rimase ai Porti Grigi ancora per diversi secoli, ricevendo di tanto in tanto la visita di Celeborn, che ancora visse per qualche tempo a Lòrien, prima di trasferirsi a Gran Burrone, e dei figli di Elrond rimasti a vegliare sulla casa paterna.

Ma infine anche loro avvertirono la stanchezza per il Mondo, e cominciarono ad anelare la beatitudine dell’Ovest imperituro, in vista dei troni dei Valar.

E un giorno, molti anni dopo la fine del Regno di Elessar Telcontar, quando anche la memoria di coloro che erano nel grembo materno all’inizio del regno di suo figlio Eldarion fu dimenticata dai loro discendenti, egli salì sull’Ultima nave insieme a Celeborn, a Elladan ed Elrohir, e lasciò infine la Terra di Mezzo.

 

E con la partenza di Cìrdan, l’ultimo Elfo ad aver poggiato lo sguardo sulle acque di Cuiviènen prima dei Tempi, e portatore dell’ancestrale memoria dei grandi Re, delle grandi speranze e delle grandi sconfitte delle Antiche Ere, finì definitivamente il tempo degli Elfi nella Terra di Mezzo.

 

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