Terre a Nord del Regno di Mezzo, ? – ?

 

Quando il Gigante, credendo che il Regno di Mezzo fosse abitato da fastidiosissime zanzare, se ne andò dalle terre vicino alla fattoria di Giles l’agricoltore, i cittadini credettero che il pericolo fosse scampato grazie all’intervento del nuovo eroe del Regno.

Ma durante il suo ritorno a casa, il Gigante volle raccontare a tutti ciò che aveva visto: una terra verde e ricca di armenti, senza alcun guerriero se non qualche fastidioso insetto. Queste parole giunsero anche alle orecchie del Drago Chrysophylax, sempre affamato e sempre bramoso di nuove ricchezze. D’altronde, nomen omen, il suo appellativo significava “amante dell’oro” in buon latino.

E se il Gigante se n’era andato che era ancora estate, il drago arrivò che era ormai inverno, e solo pochi giorni mancavano a Natale. Com’era sua natura, Chrysophylax cominciò a saccheggiare tutto quanto trovava, divorando pecore, mucche e cavalli. Ma già che c’era, arrivato al villaggio di Querceto, decise di mangiare anche due giovani e il parroco del paese.

Le persone si rivolsero a Giles, l’eroe del paese, che iniziò a perlustrare le contrade in cerca di un drago. E siccome quando finalmente lo incontrò, il parroco e i paesani erano già belli che digeriti, pensò di fare lo stesso con lui. Giles estrasse la spada Caudimordax e si diresse verso di lui. Impressionato da questa spada, il drago iniziò ad arretrare. L’agricoltore agitava la sua spada così rapidamente per far allontanare il drago, che finì per colpirlo a un’ala, ferendolo. Impossibilitato alla fuga, Chrysophylax fu costretto a seguire Giles in paese, dove i cittadini costrinsero ad accettare uno scambio: la sua vita in cambio del tesoro che gelosamente custodiva.

Ma non appena fu libero di andarsene, Chrysophylax si guardò bene dall’onorare questi patti. Tornò al suo rifugio e lì rimase, incurante della promessa. Passò un solo mese, però, prima che un drappello di guerrieri facesse capolino sul sentiero di montagna che conduceva alla sua caverna: erano gli inviati del Re, ansioso di mettere le mani sul tesoro.

Non restava che combattere: Chrysophylax si lanciò su di loro e ne uccise diversi, fino a che non si trovò di fianco Giles con in pugno Caudimordax. Il rischio era troppo grande, e il drago accettò di chinare il capo. Giles prese la maggior parte del tesoro, lasciando al drago quanto era sufficiente per essere ancora considerato rispettabile. Caricò di ciò che era suo, Chrysophylax volò ad Ham, e non dimenticò il gesto di rispetto che l’agricoltore gli aveva rivolto.

E infatti, quando il Re Augustus Bonifacius si presentò ad Ham, trovò ad attenderlo Giles con un ricco carico di rimostranze. Tante da far richiedere all’agricoltore la corona del Re, inadatto al proprio ruolo. E proprio un attimo prima che i cavalieri del Re si lanciassero contro Giles, Chrysophylax sbucò da sotto il ponte e – avendo bevuto molta acqua – emise una sorta di nebbia all’interno della quale pronunciò le parole “andate a casa, sciocchi”. Dopodiché colpì il cavallo del Re spingendolo alla fuga.

Chrysophylax restò a lungo ad Ham, ospitato nella vecchia casa del parroco e controllato da dodici guardie. E di continuo implorava di lasciarlo andare, finché un bel giorno – dopo aver fatto i conti di quanto costava mantenere un drago vivo nel villaggio – Giles non si presentò a lui offrendogli la libertà in cambio di un patto di non aggressione, che Chrysophylax naturalmente accettò di buon grado.

Tornò dunque nelle sue montagne, ma trovò che un giovane drago aveva nel frattempo occupato la sua caverna. Chrysophylax combattè contro  di lui e lo sconfisse mangiandolo completamente – cosa che ridusse un poco il suo senso di umiliazione dopo quanto aveva patito. Poco tempo dopo andò anche a trovare il Gigante citrullo da cui aveva ricevuto l’informazione che aveva dato origine alla sua avventura. In cambio, gli diede un pezzo del suo cervello. Una cosa che lasciò il povero Gigante molto spaesato.

Chrysophylax è, a suo modo, un drago diverso dagli altri che siamo abituati a conoscere nelle saghe di Tolkien. È infido, avaro, goloso, bugiardo e arrogante ma, nel suo intimo, dimostra di riconoscere il valore e la superiorità altrui, come avvenuto più di una volta nei confronti di Giles. Divora gli animali per cibarsene, ma non ha volontà di dominio, se non forse su oro e argento. E non stupisce dunque che abbia alla fine trovato un accordo con Giles, il contadino divenuto eroe e poi Re: entrambi hanno dovuto fare i conti con la propria natura, e riscoprire una parte di sé che non credevano nemmeno di avere.

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