Legolas posò il suo remo e prese in mano l’arco regalatogli a Lórien; con un balzo fu sulla sponda e fece qualche passo su per il pendio. Tese la corda dell’arco e vi appoggiò la freccia, voltandosi a scrutare al di là nell’oscurità.
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 Anticamente, la città e porto principale di Númenor si trovava nella zona centrale delle coste occidentali di quella terra, ed era detta Andúnië perché vota al tramonto. Ma al centro del paese sorgeva un monte alto e ripido, detto Meneltarma, cioè Pilastro del Cielo, e sopra di esso stava un luogo elevato consacrato a Eru Ilúvatar, non cintato né coperto da tetto, e nessun altro tempio o santuario esisteva nella terra dei Númenoreani.
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 A questo punto Gandalf passò alla retroguardia e Thorin con lui. Uscirono da una curva molto stretta.  «Dietrofront!» gridò Gandalf. «Sguaina la spada, Thorin!».
 Non c’era nient’altro da fare; e agli Orchi non piacque affatto. Superarono la curva di slancio urlando a pieni polmoni e trovarono Fendiorchi e Battinemici che brillavano fredde e vivide proprio nei loro occhi attoniti.
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Arrancarono faticosamente, un remo dopo l’altro. Nell’oscurità era difficile rendersi conto se stessero avanzando; ma pian piano il turbinio delle acque diminuì, e l’ombra dell’argine orientale scomparve nella notte. Infine parve loro, da quel che potevano vedere, di essere nuovamente al centro del fiume, e di aver condotto le imbarcazioni ad una certa distanza a monte delle rupi.
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«A Lórien, a Dwimordene
Gli Uomini han camminato raramente,
Pochi mortali han veduto splendente
La luce che vi brilla sempre.
Galadriel! Galadriel!
Limpida l’acqua del tuo pozzo lontano;
Bianca la stella nella tua bianca mano;
Candidi e puri son foglia, terra e grano
A Lórien, a Dwimordene,
Più belli dei pensieri degli Uomini Mortali»
 Gandalf cantò queste parole dolcemente, poi d’un tratto si trasformò.
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 Tuttavia gli Orchi sono più veloci dei Nani, e questi Orchi conoscevano meglio la strada (avevano aperto i passaggi proprio loro), ed erano fuori di sé dalla rabbia; così per quanto facessero, i Nani sentivano le grida e le urla farsi sempre più vicine.
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 «Yrch!», disse Legolas, inconsciamente parlando nella sua lingua nativa.
 «Orchi!», gridò Gimli.
 «Tutto merito di Gollum, scommetto», disse Sam a Frodo. «Ed ha scelto anche un bel posticino. Il Fiume pare fermamente deciso a lanciarci fra le loro braccia!».
 Si curvarono tutti in avanti, lavorando di remi con sforzi sovrumani: persino Sam diede una mano.
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Il popolo Hobbit è discreto e modesto, ma di antica origine, meno numeroso oggi che nel passato; amante della pace, della calma, e della terra ben coltivata, il suo asilo preferito era una campagna scrupolosamente ordinata e curata. Ora come allora, essi non capiscono e non amano macchinari più complessi del soffietto del fabbro, del mulino ad acqua o del telaio a mano, quantunque abilissimi nel maneggiare attrezzi di ogni tipo.
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 «Ci siamo tutti?» chiese, restituendo la spada a Thorin con un inchino. «Vediamo; uno: questo è Thorin; due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici; dove sono Fili e Kili? Eccoli qua! Dodici, tredici; ed ecco il signor Baggins: quattordici!
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 Con grandi sforzi riuscirono a trattenere le barche e a voltare lentamente; ma da principio potevano opporre ben poca resistenza alla corrente, e venivano trascinati sempre più vicino alla sponda orientale, che si ergeva nera ed ostile nella notte.
 «Remiamo tutti insieme!»,
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