Eriador, 420 P.E. – Nirnaeth Arnoediad, 472 P.E.
Raccontano le antiche cronache che le tre stirpi degli Edain – il popolo di Bëor, i figli di Haleth e le genti di Marach, poi divenuto il Popolo di Hador – pur nelle loro differenze di corporatura, usi e costumi, erano tutte caratterizzate dall’essere composte da Donne e Uomini dall’incarnato chiaro, più scuro di quello degli Eldar, ma tale da far riconoscere a questi ultimi l’intima parentela che le univa, a prescindere dalle differenze di corporatura, di statura e di colore di occhi e capelli.
Fu quindi con qualche stupore che, ben addentro ai secoli centrali della Prima Era, gli Eldar s’avvidero che non gli Edain non erano le uniche stirpi di Uomini esistenti. Già nel corso del terzo secolo, infatti, era iniziata una lenta ma inesorabile migrazione dall’Est di nuovi gruppi di Uomini, caratterizzati da tratti diversi da quelli delle tre stirpi, e una carnagione più scura, che noi oggi chiameremmo “moresca”.
Erano costoro popoli capaci d’impugnare le armi e già esperti di tecniche agricole, che erano cresciuti di numero nell’Est della Terra di Mezzo, nelle sconfinate praterie tra Hildòrien e le Montagne Nebbiose, e che vennero richiamati all’Ovest dalle voci sempre più insistenti di una Luce che promanava dall’Ovest, diffusa dai sempre sfuggenti gruppi di Elfi Avari che ancora abitavano il Mondo di là dai Monti Azzurri.
Due furono i gruppi di Uomini Orientali che giunsero nel Beleriand durante i tempi delle guerre contro Morgoth. E oggi tratteremo dei primi tra loro, capaci di guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione anche da parte dei Noldor – mentre gli altri, come sappiamo, furono tra i principali responsabili del disastro delle Innumerevoli Lacrime e poco o nulla rimase di loro al termine della Prima Era, se non le maledizioni che Uomini ed Eldar da allora sempre rivolsero alla progenie di Ulfang il Maledetto.
Ma i benemeriti tra questi Orientali, seguivano Bòr, che poi fu noto come il Fedele in virtù del suo rispetto per i giuramenti prestati. Si racconta che Bòr avesse già circa quarant’anni quando guidò il suo popolo oltre gli Ered Luin, conducendoli nell’Ossiriand, dove si accamparono a Estolad – proprio in quel luogo dove, quasi due secoli prima, si fermò anche il popolo della Prima Casa degli Edain. E qui furono intercettati dagli emissari di Maedhros figlio di Fëanor, che riconobbero il loro un potenziale alleato nelle guerre contro l’Oscuro Signore.
E Bòr accettò l’offerta di Maedhros di entrare al suo servizio, ricevendo in cambio terre a Nord e a sud della Marca che da lui prendeva il nome, nella parte orientale del Beleriand. Da qui il suo popolo a lungo si prodigò per controllare gli spostamenti delle truppe del nemico dopo che la Dagor Bragollach aveva spezzato l’Assedio di Angband, costringendo gli Elfi sulla difensiva.
Trascorsero alcuni anni, e Maedhros vide la crescita di questo gruppo, e sperimentò la sua fedeltà. E li ritenne pronti a contribuire attivamente alla guerra contro Morgoth. Così prese contatti con l’amico Fingon, e insieme strinsero l’ultima grande alleanza tra la Prima e le altre Dinastie dei Figli di Finwë, che fu chiamata l’Unione di Maedhros, e si tradusse nella creazione del più grande esercito che i figli di Ilùvatar furono in grado di radunare nella Terra di Mezzo.
E quando tutto fu pronto, e i piani erano stati definiti e divisati, gli eserciti si mossero: e Bòr e i suoi figli Borlad, Borlach e Borthand furono inquadrati sotto gli stendardi dei Figli di Fëanor, che sarebbero stati responsabili di condurre l’attacco ad Angband da Est.
Ma il tradimento, alimentato da Ulfang il Maledetto – che nel frattempo era entrato al servizio di Caranthir fratello di Maedhros – fece ritardare il compimento dei piani, e le truppe dei Fëanoriani si mossero in ritardo rispetto a quanto pattuito. E la grande Battaglia, nata con le migliori aspettative, si tradusse rapidamente in una riscossa per le truppe di Morgoth.
Molti e indimenticati furono gli atti di eroismo condotti quel giorno da Eldar e Edain, in ogni parte del campo di battaglia. Ma non ultimo viene ricordato il sacrificio di Bòr e dei suoi figli, che si occuparono di reggere la retroguardia dell’Esercito di Maedhros in rotta, e permisero ai Figli di Fëanor di lasciare il campo di battaglia conservando parte delle proprie forze, ed evitando di essere annientati dalle preponderanti forze del Nemico e degli Figli di Ulfang, che si volsero a combattere contro di loro.
E si racconta che fu proprio Bòr a riscattare l’onore degli Uomini dell’Est, uccidendo Ulfang, mentre i suoi figli ne spacciarono i discendenti, anch’essi traditori dei patti su cui avevano giurato. Ma così sovrastante era il numero dei soldati del Nemico, che anch’essi furono trucidati nel corso dello scontro che ne seguì.
E così, sul campo della Nirnaeth Arnoediad, morì Bòr il Fedele, esempio di fedeltà e di eroismo per tutti gli Uomini che, d’allora innanzi, sempre serbarono con orgoglio memoria del suo sacrificio.
Pure, si racconta che non tutto il suo popolo perì nella grande battaglia: alcuni di essi infatti fuggirono insieme agli eserciti dei Noldor, e perdurarono nel Nord della Terra di Mezzo nel corso dei secoli successivi, popolando l’Eriador da Fornost a Tharbad. E si dice che gli abitanti di queste zone, che poi divennero parte delle colonie e dei Regni Nùmenoreani in esilio, fossero gli antenati degli Uomini che ancora vi vivevano nel corso degli ultimi decenni della Terza Era, come gli Uomini di Brea e i membri degli insediamenti del Minhiriath e dell’Enedwaith, che conservarono alcuni degli usi e costumi del popolo di Bòr per molti millenni a venire.