Lossarnach, T.E. circa 2985-2990 – Ithilien, Q.E. circa 30-35
Beregond rappresenta, insieme a Hàma di cui abbiamo altrove parlato, un altro fulgido esempio di fedeltà di un Uomo per il proprio Signore, anche quando ciò significa opporsi alle leggi vigenti e alle azioni sconsiderate di chi esercita il potere. Inoltre, fu tra le poche migliaia di Gondoriani che poterono vantare la partecipazione a entrambe le battaglie che portarono alla sconfitta di Sauron: la Battaglia dei campi del Pelennor e la Battaglia del Morannon, alle porte di Mordor.
Poco si conosce della gioventù di Beregond, ma da quanto lui stesso ha riferito a Peregrino Tuc durante la permanenza a Gondor di quest’ultimo, la sua famiglia era originaria del Lossarnach e delle verdi valli tra i Monti Bianchi e le propaggini di Dol Amroth. È possibile che sia nato in quelle zone per poi trasferirsi a Minas Tirith durante l’adolescenza.
Qui Beregond divenne membro della Terza Compagnia delle Guardie della Cittadella, sotto la Sovrintendenza di Denethor II, e rispondeva agli ordini dell’erede Boromir, perché il maggiore tra i figli del Reggente deteneva di diritto il comando delle Guardie.
Ciò nonostante, sviluppò un rapporto più stretto con Faramir, il figlio minore, che talvolta comandava le compagnie quando il fratello era altrove impegnato: lo considerava un guerriero coraggioso e un grande capitano, apprezzando il fatto che la sua indole lo portava più alla comprensione che alla derisione delle sventure umane.
Beregond aveva due figli: Bergil, nato nel 3009 TE, e Borlas, di alcuni anni più giovane, che alcuni dicono essere nato già durante la Quarta Era.
Il 9 marzo 3019, Beregond fu incaricato di un compito particolare e inatteso. Era infatti giunto in città, insieme a Mithrandir, un Mezzuomo del Nord, su cui giravano voci come di un possente guerriero o di un potente stregone. E invero i racconti che Peregrino gli fece lo lasciarono senza parole: Orchi capaci di resistere al sole, uno stregone traditore, alberi parlanti e demoni di fuoco e d’ombra. Ma ciò che più lo stupì fu vedere che il valoroso straniero, che aveva giurato fedeltà al Sovrintendente, ai suoi occhi appariva poco più che un bambino.
Meno di una settimana dopo, giunse il giorno decisivo: l’esercito di Morgul strinse d’assedio la città dando inizio alla battaglia dei Campi del Pelennor, cantata da molti. Come Guardia della Cittadella, Beregond svolgeva il ruolo di sentinella ai cancelli. E fu lì che Pipino lo trovò, nell’oscura sera del 15 marzo 3019, di ritorno dal Rath Dìnen, la Via Silente dove aveva appreso dell’intenzione di Denethor di bruciare insieme a Faramir. L’erede alla Sovrintendenza giaceva infatti da due giorni tra la vita e la morte, consumato dell’Alito Nero, causato da una ferita di freccia patita nell’estremo tentativo di difendere Osgiliath.
Ricevuta la notizia, e infrangendo il proprio mandato, Beregond abbandonò il posto a cui era stato assegnato e corse verso le Case dei Re, ove si trovavano le tombe degli antichi Re e dei Sovrintendenti. Quando la guardia posta a controllo della Via Silente si oppose al suo passaggio, Beregond sguainò la sua spada e lo trafisse, tanto urgente era la propria missione. Lo stesso destino attese le due guardie che, al fianco della pira su cui si trovavano Faramir e Denethor, tentarono di accendere il fuoco non appena Beregond e Pipino li raggiunsero.
E lì, spada in pugno, Beregond si erse a difesa del proprio Signore Faramir, impedendo a chiunque di darli alle fiamme fino a che Gandalf non apparve sulla porta. Ma anche l’intervento dello Stregone Bianco non servì a impedire l’ultima follia di Denethor, che estrasse un pugnale nel tentativo di uccidere il proprio figlio. Beregond lo fermò e lo spinse lontano, e rimase con Faramir mentre il Sovrintendente si dava fuoco, stringendo al petto il Palantìr di Minas Tirith.

Beregond vegliò al fianco Faramir per i giorni seguenti, mentre questi giaceva in deliquio nelle Case di Guarigione. E grande fu la sua gioia quando Aragorn figlio di Arathorn, erede di Isildur, dimostrò che le mani del Re erano mani di guaritore, salvando Faramir grazie all’athelas e alle antiche arti taumaturgiche.
Il giorno seguente, l’esercito di Gondor e di Rohan si apprestò a marciare verso il Nero Cancello. Beregond, con Pipino, fu assegnato all’armata guidata da Imrahil, Principe di Dol Amroth e reggente di Gondor. Durante la battaglia del Morannon, quando il destino della Terra di Mezzo sembrava appeso alla più lieve delle speranza, Beregond fu sul punto di soccombere, schiacciato da un Troll che aveva caricato la schiera di cui faceva parte. Solo l’intervento di Peregrino Tuc, il cui coraggio si era finalmente risvegliato e che colpì il Troll con la propria spada, lo salvò. E dopo la caduta di Barad-Dûr, entrambi tornarono verso Gondor, sostando al Campo di Cormallen e rientrando in città il 30 aprile 3019.
Il giorno successivo, dopo l’incoronazione di Aragorn, Beregond fu condotto al suo cospetto per essere giudicato. Aveva infatti abbandonato il proprio posto di guardia contravvenendo agli ordini, e aveva ucciso tre uomini nel tentativo di salvare Faramir. “Per queste colpe”, disse Re Elessar, “in passato vi era la pena di morte”, e il cuore di Beregond smise per un istante di battere. Ma in virtù del coraggio dimostrato, il Re commutò la pena con l’esilio perpetuo da Minas Tirith. E ciò sembrò una pena ancora più pesante agli occhi dell’Uomo, che aveva dedicato tutta la propria vita alla difesa della città. “Così dev’essere” continuò Elessar, “perché sei destinato alla Bianca Compagnia, la Guardia di Faramir, Principe dell’Ithilien, e tu sarai il suo capitano, al servizio di colui per il quale rischiasti tutto pur di salvarlo dalla morte”. E tale fu la gioia che riempì il cuore di Beregond, che s’inginocchiò e baciò la mano del Re, avvinto dalla Giustizia e dalla Mercede del Re di Gondor e Arnor.
Non si conosce la data di morte di Beregond, ma si sa che da quel giorno visse ad Emyn Arnen, sui colli dell’Ithilien in vista della città. E qui rimasero i suoi figli Bergil e Borlas fino a che l’Ombra, molti decenni dopo, non tornò a ridestarsi nell’Ovest della Terra di Mezzo.