Belthronding, l’Arco del Doriath

? A.A. – Sepolto con Beleg nel 489 P.E.

 

Gli archi sono da sempre un’arma profondamente associata alle modalità di combattimento tipiche degli Elfi. E sommo tra i grandi archi narrati dalle antiche cronache era Belthronding, un grande arco di nero legno di tasso, fabbricato dagli artigiani del Doriath e impugnato dal più grande arciere delle antiche cronache, Beleg, che fu chiamato Cùthalion, “Arco forte” proprio in virtù della sua arma.

 

L’arco divenne l’emblema delle difese perimetrali del Doriath, di cui Beleg era il principale Capitano, in particolare per le aree (come la foresta di Brethil) che pur essendo geograficamente parte del Doriath non erano protette dalla Cintura di Melian e dunque soggette a frequenti invasioni di Orchi, almeno fino a quanto Thingol non accettò lo stanziamento degli Haladin nel nord-ovest della propria terra.

 

Belthronding è un nome Sindarin formato dall’unione di tre parole: bel “forte”, “throng” “duro, arduo” e ding, un suono onomatopeico legato al rumore prodotto dall’arco. È quindi un nome traducibile con “forte arco difficile da tendere”.

 

Beleg aveva con sé Belthronding quando, dopo lunghe ricerche, trovò Tùrin durante la sua permanenza con i briganti ad Amon Rûdh. E qui, benché avesse cercato di convincere l’amico a tornare con lui alla corte di Thingol per rientrare nelle grazie del Re, scelse di rimanere al fianco di Tùrin e, se possibile, di spingerlo verso azioni virtuose.

E così avvenne, perché le campagne intorno al Colle Calvo divennero un luogo temuto da qualunque seguace di Morgoth, e pochi osavano avventurarsi in quelle terre. E insieme Tùrin e Beleg fondarono la Terra di Arco ed Elmo, Dor-Cùarthol, che per lungo tempo tenne in scacco l’oscuro Signore, proteggendo le terre a Sud e a Est.

 

Un giorno Beleg guarì uno dei loro compagni, Andróg da una ferita causata da una freccia. Ciò provocò l’odio di Mîm il Nanerottolo, che non solo odiava gli Elfi, ma considerava Andróg un suo nemico personale a seguito dell’uccisione di suo figlio Khîm. E fu così che poco tempo dopo, quando Mîm fu catturato dagli Orchi, non esitò a rivelare dove si rifugiavano i fuorilegge, che furono attaccati dagli Orchi, e Tùrin catturato.

 

Beleg, con Belthronding in pugno, li inseguì allo scopo di liberare il suo amico. Ma come ci racconta il Narn dei Figli di Hùrin, questo eroico gesto ebbe una tragica fine. Perché quando Beleg si avvicinò a Tùrin e lo liberò dai lacci che lo bloccavano, l’Uomo credette di trovarsi di fronte un nemico, e lo uccise prima di rendersi conto di chi aveva davanti. Quando la luce di una lampada illuminò il cadavere, Tùrin cadde nella disperazione, e a lungo pianse sul corpo dell’amico.

E Beleg fu seppellito non lontano dalla Taur-Nu-Fuin. E Tùrin depose Belthronding al suo fianco, seppellendolo insieme a lui. L’Uomo avrebbe voluto seppellire anche Anglachel, la spada che proprio Beleg gli diede anni prima, al suo fianco, ma fu sconsigliato da Gwindor, che si disse certo che Beleg stesso avrebbe preferito vederla combattere contro Morgoth e i suoi servi, che abbandonata alla ruggine.

E sulla tomba di Beleg Tùrin compose una canzone in memoria dell’amico, il Canto del Grande Arco, che per molti anni fu tramandata in memoria del più grande arciere della Terra di Mezzo, e dell’arma che per secoli terrorizzò i servi dell’Oscuro Signore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top
Racconti di Tolkien