Dagorlad, 3.434 S.E.

 

Nùmenor era caduta e nella Terra di Mezzo i Fedeli avevano fondato i due Regni in esilio: Arnor e Gondor.

Elendil era il sovrano dei Dùnedain e governava il Regno di Arnor, ma era considerato anche l’Alto Re di Gondor, ove regnavano i figli Anárion e Isildur, che condividevano il trono a Osgiliath.

Dopo essere tornato alla Terra di Mezzo spinto da un nero vento, Sauron aveva ripreso possesso della Terra Nera e della sua grande Fortezza, ove giunse come spirito e ove riprese una forma che, da allora, non poté più essere considerata bella agli occhi di Uomini ed Eldar.

Sentendosi ancora una volta minacciato dai sopravvissuti di Nùmenor, guidati da Elendil – colui che più odiava e temeva – Sauron preparò una grande spedizione contro i Popoli Liberi. Un secolo durarono i preparativi che portarono alla creazione d’uno dei più grandi eserciti mai visti nella Terra di Mezzo. E quando tutto fu allestito assaltò le fortezze di Gondor, in particolare Minas Ithil, sulla sponda sinistra dell’Anduin, e Osgiliath che dominava il fiume.

Informato da Isildur, che aveva lasciato il compito di proteggere Gondor al fratello Anárion, e consapevole del pericolo, Elendil strinse un’alleanza con l’Ultimo Re Supremo dei Noldor, Ereinion Gil-Galad, e con Re Durin IV di Moria, per fronteggiare insieme Sauron. A questa alleanza si unirono anche i Sindar di Lorien e i Nandor di Bosco Atro. Fu questa l’Ultima Alleanza tra Elfi e Uomini, e si rivelò essere forte. Perché ancora molti erano gli Elfi che vivevano di qua del Mare, e tra di essi Noldor cresciuti alla luce degli Alberi e Sindar temprati dalle Guerre contro Morgoth; e gli Uomini eredi di Nùmenor godevano ancora dei benefici e della grazia che i Valar avevano concesso agli Edain nei giorni del loro splendore.

Così in tutto l’Eriador, le armate del Nemico furono messe in fuga, e l’armata unita di Elfi e Uomini attraversò le Montagne Nebbiose e marciò verso sud lungo la valle di Anduin, che fu rapidamente liberata dalle tane e dagli accampamenti degli Orchi. Qui a loro si unì la schiera degli Elfi Silvani, guidata da Amdìr padre di Amroth e da Oropher padre di Thranduil, accompagnata da una forza proveniente da Khazad-dûm. Degno di nota è il fatto che gli Elfi Silvani, che consideravano Sindar e Noldor responsabili delle Guerre che li avevano investiti, pur riconoscendo l’importanza della guerra preferirono marciare dietro i loro Capitani, non sottomettendosi agli ordini di Gil-Galad.

La battaglia di Dagorlad, di John Howe

L’Alleanza entrò nella vasta pianura vicino alla Porta Nera, dove furono raggiunti dalle forze di Anárion, che venivano dal sud, e finalmente si trovarono faccia a faccia con le legioni nere di Mordor. L’ultimo grande scontro avvenne a Oriente dell’Emyn Muil, dove le forze rimanenti di Sauron tentarono di impedire agli eserciti dell’Ovest di varcare il Morannon e sfondare le difese.

Durante i primi scontri, gli Elfi Silvani, sfidando l’ordine di Gil-galad, caricarono con temerarietà la numerosa schiera di Mordor, prima che il Re desse l’ordine di attacco. Valorosi e audaci, essi erano, ma male equipaggiati rispetto ai loro nobili parenti. Così Re Oropher è cadde di fronte il primo assalto, mentre Amdìr e la sua schiera furono separati e cacciati nelle paludi, dove metà del suo esercito perì. Questa terra divenne conosciuta poi come le Paludi Morte, a causa dei migliaia di corpi sepolti lì.

Ma sul terreno la battaglia infuriò per mesi, mentre le forze del Nemico sembravano aver acquisito nuovo vigore e disporre di riserve superiori a quelle dei Popoli Liberi.

Sauron osserva la battaglia di Dagorlad, di Paul Lasaine

Eppure, alla fine gli Orchi cedettero, e Elendil e Gil-galad ottennero il sopravvento. Così, Elfi e Númenóreanii riuscirono a respingere le orde nemiche verso la Porta Nera e a sfondare entro Cirith Gorgor, aprendo la via alla vittoria finale. Cominciò così l’assedio di Barad-dûr, che si protrasse per sette anni, perché Sauron aveva ancora risorse sufficienti per difendere la sua fortezza per altri sette anni, finché l’assedio non divenne così intenso che egli stesso dovette uscire allo scoperto.

Questo portò alla battaglia sulle pendici di Orodruin, dove Sauron fu sconfitto da Elendil e Gil-Galad, e Isildur riuscì a staccare con la Spada Narsil di suo padre l’Unico anello dal dito del Nemico che, privo dell’oggetto nel quale aveva riposto buona parte della propria forza, venne definitivamente sconfitto, o almeno così sembrava.

La Battaglia di Dagorlad segnò la fine della Seconda Era della terra di Mezzo. Elendil e Gil-Galad erano morti, e da allora non vi fu più un Re Supremo dei Noldor nella Terra di Mezzo, mentre il ruolo di guida degli Eldar rimasti venne assunto da Elrond, Galadriel e Cìrdan, che divennero poi membri del Bianco Consiglio durante la Terza Era. Morto era pure Anàrion, e così Isildur lasciò il governo del Regno di Gondor al nipote Meneldil, mentre egli si recava a Nord per assumere il trono del padre ad Annùminas.

Ma, come altrove è narrato, giunto nei pressi dei Campi Iridati il Re subì un’imboscata degli Orchi e, nel tentativo di fuggire nel fiume, perse l’Anello che portava al dito, e divenuto visibile divenne un facile bersaglio per i nemici.

Il Regno di Arnor fu retto dagli eredi di Isildur, quello di Gondor dai discendenti di Anárion. E la Terra di Mezzo visse mille anni di relativa pace.

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