Bard di Esgaroth, la rovina di Smaug
Pontelagolungo, c.a. 2.910 T.E. – Dale, 2.977 T.E.
Bard, poi noto tra tutti i popoli liberi come “l’Arciere”, rappresenta uno dei personaggi più importanti nella storia degli ultimi secoli della Terza Era, e viene tuttora ricordato come uno dei più abili utilizzatori d’arco di tutta la Terra di Mezzo.
Egli infatti condivide, insieme a una figura leggendaria come Tùrin Turambar e un Re degli Uomini come Fram degli Éothéod, l’onore d’aver ucciso un Drago con la sola forza del proprio braccio e il coraggio del proprio sangue.
Ed egli stesso, seppur cresciuto in una famiglia di lavoratori, era il discendente di un’antica Casata di Signori degli Uomini del Nord, un tempo probabilmente affini agli Éothéod e agli Uomini di Brea, che governò la città di Dale, in vista della Montagna Solitaria, per molti secoli.
Correva l’anno 2770 della Terza Era, quando il terrore alato scese da Nord su venti di fiamma. E Smaug si presentò alle porte di Dale, e fece strage del popolo della città, prima di rivolgersi a Erebor e scacciare i Nani della Stirpe di Durin che vi dimoravano. L’ultimo Re di Dale, Girion, cadde nel tentativo di colpire il Drago, e i suoi discendenti fuggirono a Sud, unendosi alla popolazione di Pontelagolungo.
Circa un secolo e mezzo dopo, il suo erede Bard era tra i soldati incaricati della difesa della città, famoso per la sua bravura con l’arco. Tra i propri beni ereditari vi era anche la Freccia Nera, un antico manufatto, probabilmente proveniente da Erebor, che si diceva fosse incantato: il suo possessore, infatti, la avrebbe sempre ritrovata, non importa quanto lontano l’avrebbe condotta il lancio. Bard la considerava un portafortuna, e la utilizzava sempre come ultima freccia nella propria faretra.
Nel 2941 della Terza Era l’impresa dei Nani di Erebor risvegliò Smaug dal suo lungo sonno, e il Drago decise di prendersi la propria vendetta contro gli Uomini del Lago. Bard fu incaricato di predisporre la difesa mentre Smaug rovesciava un inferno di fuoco sulla città. E proprio quando era ormai rimasto senza più frecce, fuorché la Freccia Nera, un tordo si palesò vicino a lui. Il tordo aveva infatti ascoltato il racconto che Bilbo Baggins aveva fatto a Thorin e agli altri Nani. L’Hobbit aveva infatti notato che, tra le dure scaglie della sua corazza, v’era una parte di pelle scoperta proprio vicino al cuore, solo parzialmente protetta dalla zampa anteriore sinistra.
E fu così che Bard imbracciò il proprio arco, incoccò la Freccia Nera, e con un miracoloso tiro la conficcò proprio nel petto del Drago, che sentendo la morte prenderlo cominciò a dibattersi furiosamente, cercando di volare il più in alto possibile nel cielo. Ma il suo occhio si spense, e la bestia cadde rovinosamente sulla città, distruggendola e mettendo in fuga gli abitanti.
Bard prese su di sé l’incarico di condurre in salvo i sopravvissuti, e li portò verso le rovine di Dale. Qui, alle porte di Erebor, domandarono ai Nani una parte del loro tesoro, in virtù del proprio ruolo nella sconfitta di Smaug. Non passò molto che un’armata di Elfi, guidata da Re Thranduil del Reame Boscoso, si presentò a sua volta alla porta della Montagna Solitaria, chiedendo a propria volta una parte del tesoro.
Ma Thorin non voleva condividere con nessuno il tesoro dei propri antenati, e rifiutò sdegnosamente le loro richieste, costringendoli ad accamparsi davanti alla montagna, come pronti per un assedio. Come racconta il Libro Rosso, fu la decisione di Bilbo a cambiare le sorti della vicenda. Egli infatti sottrasse il simbolo del potere dei Re di Erebor, l’Arkengemma, dal tesoro del Drago e – uscito non visto dalla Montagna – lo consegnò agli assedianti, che cercarono di usarla per contrattare con Thorin.
La vicenda si sarebbe trascinata per le lunghe se non fosse stato per l’arrivo di altre forze desiderose di reclamare a loro volta il tesoro del Drago: erano costoro Orchi e Goblin delle Montagne Nebbiose, che cavalcavano in battaglia a dorso di Lupi Mannari. Cominciò così la Battaglia delle Cinque Armate, tra gli scontri più importanti di tutta la Terza Era, in cui – per la prima volta da Dagorlad – i rappresentanti di tutti i popoli della Terra di Mezzo presero parte al combattimento. Elfi, Uomini e Nani, messi da parte i dissapori, si unirono per sconfiggere le truppe del Nemico, che ora minacciava non solo i loro Regni, ma tutte le terre a Est delle Montagne Nebbiose, fino al Calenardhon e alle propaggini settentrionali di Gondor stessa.
Uno scontro che si protrasse a lungo per il pomeriggio e una sera piena di incertezze. Ma proprio quando la speranza cominciava a vacillare, fu Beorn il Mutatore di Pelle a presentarsi sul campo di battaglia, facendo strage degli Orchi e arrivando a uccidere Bolg, il loro comandante, la cui morte mise in fuga il resto del suo esercito.
Bard combatté valorosamente, e si guadagnò il rispetto e la riconoscenza sia di Nani che di Elfi. Dain Piediferro, divenuto Re sotto la Montagna alla morte di Thorin Scudodiquercia e dei suoi nipoti, accettò di scambiare l’Arkengemma con una parte del tesoro.
A Re Thranduil, Bard consegnò gli smeraldi di Girion, e al Governatore di Pontelagolungo il necessario per ricostruire la città. Si racconta però che il Governatore abbia rubato quanto donato e, fuggito lungo l’Anduin, si fosse poi perso nei boschi, ove morì di fame.
Grazie alla propria parte del tesoro, Bard potè dare inizio al restauro di Dale. Tre anni passarono prima che la città fosse nuovamente ricostruita, ed egli salì al trono dei propri antenati diventando Re di Dale. Un titolo che passò ai suoi discendenti. La storia racconta che Bard si dimostrò un Re saggio e giusto, come si era sempre dimostrato. Regnò circa trent’anni e lasciò il trono a suo figlio Bain, che a sua volta regnò trent’anni.
Sarà suo nipote, Brand di Dale, a combattere al fianco di Dain Piediferro durante la Guerra dell’Anello e i grandi eventi che chiusero le Terza Era.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top
Racconti di Tolkien