Balin, Signore di Moria
Erebor, 2.763 T.E. – Khazad-dûm, 2.994 T.E.
Balin figlio di Fundin riveste, tra i Nani citati nelle Grandi Storie della Terza Era, un ruolo estremamente importante, avendo partecipato, durante la propria vita, ad alcuni degli eventi più significativi per il Popolo di Durin e in generale per tutti i popoli liberi della Terra di Mezzo.
Balin nacque a Erebor nel 2763, discendente della stirpe dei Lungobarbi: suo padre Fundin era uno dei notabili del Regno sotto la Montagna. Aveva solo sette anni, ed era considerato poco più di un infante tra il suo popolo, quando Smaug attaccò la montagna sbaragliando le difese dei Nani e cacciando la stirpe di Durin dalla dimora in cui vivevano da più di due secoli. Insieme al padre e al fratello Dwalin, di due anni più giovane, seguì Re Thror in esilio nel Dunland.
Ma quando il Re fu ucciso dagli Orchi di Azog e il suo corpo scempiato non lontano dal Mirolago, Balin si unì agli eserciti degli Nani nella grande guerra che si concluse con la battaglia di Azanulbizar, dove Fundin cadde. Più volte Balin parlò di suo padre ricordando che fu “uno dei nani bruciati”, ma non volle mai parlare della grande battaglia né del ruolo che vi svolse.
Dopo la vittoria, insieme a Thráin ritorno prima nel Dunland e poi nelle Montagne Azzurre, dove il popolo di Durin costituì la propria dimora in esilio. Eppure Balin fu tra i nani il cui pensiero sempre più spesso si rivolgeva ai loro antichi regni, sebbene fosse solo un bambino all’epoca della perdita di Erebor.
Per questo, quando nel 2841 Re Thráin progetto di tornare a Erebor, sia Balin che suo fratello Balin si unirono alla sua spedizione. Ma un Male più grande di Smaug aveva volto il proprio sguardo alla loro impresa. Sauron, risvegliatosi all’est della Terra di Mezzo, stava recuperando il proprio potere e con esso gli anelli che aveva distribuito durante la Seconda Era. E fu così che non appena la compagnia di Thráin superò le Montagne Nebbiose, su di essa si diresse tutta la nera malizia del Maia decaduto: lupi, Orchi e malvagi uccelli attaccarono a ripetizione la spedizione, costringendoli a inoltrarsi nel Bosco Atro dove furono divisi dai malefici che si nascondevano al suo interno. E Balin e Dwalin persero il Re, che non fu mai più visto da un membro del popolo di Durin.
Dopo averlo lungamente e vanamente cercato, i due fratelli ripresero la strada per le Montagne Azzurre, dove in lutto comunicarono a Thorin, figlio di Thráin, della perdita del Re e della sua investitura.
A lungo Thorin riflettè su questo evento, meditando vendetta. Ma solo un secolo dopo considerò i tempi maturi per una nuova impresa, anche grazie all’incontro casuale con Gandalf il Grigio, che lo spronò a combattere per riconquistare la dimora della propria stirpe, portando con loro il più improbabile dei compagni, un Hobbit della Contea. Balin fu il secondo dei Nani che si presentarono a Casa Baggins per coinvolgere uno spaesato Bilbo nella sua grande avventura.
Fu così che nel 2941 della Terza Era un drappello di 13 Nani, un Hobbit e un Mago intraprese un lungo viaggio verso la Montagna Solitaria.
Altrove sono narrati i molti eventi di questa cerca, in cui Balin svolse un ruolo cruciale anche e soprattutto verso Bilbo Baggins, con cui strinse una grande amicizia. In questa impresa Balin svolse il ruolo di capo in seconda, guidando le trattative con Re Thranduil (non senza mostrare il tipico piglio dei Nani) e prendendo le decisioni ogni volta che Thorin non fosse presente.
Dopo la riconquista della Montagna, Balin rimase a vivere a Erebor insieme ai suoi compagni, ma di tanti in tanto tornava nell’Eriador a rivedere le loro antiche case. Fu in occasione di uno di questi viaggi che nel 2949 accompagnò Gandalf nella Contea per salutare Bilbo.
Ma qualcosa, nella mente di Balin, non cessava di tormentarlo. La riconquista di Erebor aveva lasciato nella sua mente il pensiero che, forse, non era quella l’unica dimora ancestrale dei Nani che potesse essere nuovamente abitata dalla stirpe di Durin. E i suoi pensieri tornarono a volgersi a Khazad-dûm, al cui interno nessun Nano aveva osato spingersi da quando Dàin Piediferro, che si era spinto all’interno della grande porta per uccidere Azog, disse che il Flagello di Durin ancora attendeva di là dalla soglia.

Ma dopo lunghe riflessioni, e sentendo la vecchiaia ormai avvicinarsi, lasciò ogni indugio e raccolse un gruppo di volenterosi. Non era infatti l’unico, tra i Nani di Erebor, a sognare il ritorno a Khazad-dûm, dove Balin sperava ancora di ritrovare l’anello di Thrór.
E forse proprio questa decisione ci può dire molto sulle particolarità del popolo dei Nani. Perfino Balin – da tutti considerato esempio di saggezza e di attenzione per il benessere di coloro che lo circondavano – non poteva resistere al richiamo di rivendicare qualcosa che riteneva proprio (o comunque di esclusivo diritto della propria gente), tanto da progettare e guidare con superbia una missione che, vista con occhi esterni, aveva ben poche speranze di riuscita. E forse proprio questa hybris, che già tempo prima aveva spinto Thorin al limite della follia, può rappresentare una misura per interpretare le vicende del Popolo dei Nani, fin dalla loro creazione ad opera di Aulë Mahal.
Insieme a molti altri Nani, due dei membri della Compagni che riconquistò Erebor andarono con lui: Óin e Ori. Nel 2989 solcarono nuovamente la Porta di Dimrill, e Balin si nominò Signore di Moria dopo aver sconfitto gli Orchi che ancora vi vivevano.
Ma il Terrore che era nascosto nelle profondità della Montagna non era svanito. Cinque anni durò la colonia, che riaccese gli antichi fuochi e riaprì le miniere più profonde, rinvenendo manufatti come l’Ascia di Durin e nuovi filoni di mithril. Ma il destino era in attesa.
Un giorno, mentre si trovava sulle sponde del Mirolago, Balin fu colpito da una freccia orchesca che lo uccise sul colpo. Era il novembre 2994 della Terza Era, e nel giro di un anno nessun Nano ritornato a Moria rimase in vita. Un grande esercito di Orchi risalì l’Argentaroggia, e i Nani furono coinvolti in una nuova Battaglia nelle Miniere, fino all’estrema resistenza nella Camera di Mazarbul.
Ma qui, di fianco alla tomba di Balin, sopraffatti da forze molto superiori alle loro, i Nani cedettero. E così terminò l’ultimo tentativo di Nani di reclamare la loro antica dimora. Queste notizie giunsero a Erebor solo molti anni dopo, quando Gimli figlio di Glòin, tornato dalla Guerra dell’Anello, riferì quanto lui e i membri della Compagnia avevano visto nelle profondità di Khazad-dûm.