Ancalagon

La Compagnia percorreva così la sua lunga strada, portata sempre più a sud dalle ampie acque impetuose. Boschi spogli fiancheggiavano ambedue le sponde, impedendo loro di scorgere le terre che si stendevano al di là. La brezza si quietò ed il Fiume continuò a scorrere senza un rumore.
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 «Là sotto è estate,» pensò Bilbo « e si falcia il fieno e si va a fare i picnic. Faranno la mietitura e raccoglieranno le more prima ancora che noi cominciamo a scender giù dall’altra parte, se continuiamo di questo passo».
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Incontrarono improvvisamente un gomito del Fiume, ove da ambedue i lati le rive s’innalzavano, nascondendo la luce di Lórien. Frodo non rivide mai più quella dolce terra.
 I viaggiatori volsero allora lo sguardo in direzione della via che li attendeva: il sole li abbagliò, perché tutti avevano gli occhi pieni di lacrime.
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Il freddo stava diventando sempre più intenso lassù e il vento soffiava fischiando tra le rocce. A tratti, grossi macigni precipitavano giù dai fianchi della montagna, staccati dal sole di mezzogiorno che scioglieva la neve, e passavano in mezzo a loro (una bella fortuna!),
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Erano ancora voltati, quando l’Argentaroggia mescolò le sue acque alle correnti del Grande Fiume; le barche girarono puntando verso sud, e presero maggiore abbrivo. La bianca figura della Dama divenne presto piccola e distante. Brillava come una finestra di vetro su una lontana collina al sole del tramonto, o come un remoto lago visto dall’alto di una montagna: un cristallo caduto nel grembo della terra.
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C’erano molti sentieri che portavano su per quelle montagne, e molti passi sopra di esse. Ma la maggior parte dei sentieri si rivelavano, inganni e illusioni che non portavano in nessun posto o a una brutta fine; e la maggior parte dei passi era infestata da cose malvage e da pericoli mortali.
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La Dama allora si alzò in piedi, e Celeborn li condusse al pontile. Un giallo meriggio inondava la verde terra della Lingua, e l’acqua scintillava d’argento. Infine tutto fu pronto, e la Compagnia riprese i posti di prima. Gridando parole d’addio, gli Elfi di Lórien li spinsero con lunghi pali al centro della corrente, e le acque increspate li trascinarono via dolcemente.
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 «Allora, che cos’è il giorno di Durin?» chiese Elrond.
 «Il Capodanno dell’Anno Nuovo dei Nani» disse Thorin «è, come tutti dovrebbero sapere, il primo giorno dell’ultima luna d’autunno alle soglie dell’inverno. Lo chiamano ancora “Giorno di Durin” ed è quando l’ultima luna d’autunno e il sole stanno insieme nel cielo.
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 «A te, infine, Portatore dell’Anello», disse Galadriel rivolgendosi a Frodo, «giungo per ultimo, a te che ultimo non sei nei miei pensieri. Ecco quel che ho preparato per te». Mostrò una piccola fiala di cristallo, che scintillava mentre ella la muoveva, e sprigionava raggi di luce bianca.
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 «”Sta’ vicino alla pietra grigia quando picchia il tordo”» lesse Elrond «”e l’ultima luce del sole che tramonta nel giorno di Durin splenderà sul buco della serratura”».
 «Durin, Durin!» disse Thorin. «Era il padre dei padri della più antica razza di Nani, i Lunghebarbe, e mio capostipite: io ne sono l’erede»*.
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