Ancalagon

 «Non vedo per quale motivo dovremmo passare le Rapide, o seguire ancora il corso del Fiume», disse Boromir. «Se l’Emyn Muil si trova innanzi a noi, allora possiamo abbandonare questi gusci di noci e dirigerci a sud-ovest, giungendo in tal modo all’Entalluvio, oltre il quale si trova il mio paese».
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 Non appena ebbe spremuto il molle corpo e le gambe ricurve per estrarsi dall’uscita superiore della sua tana, Shelob si mosse con atroce velocità, correndo sulle scricchiolanti membra e balzando a volte improvvisamente. La sua massa separò Sam dal suo padrone.
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 «Dunque è una pozza o un lago, e non un fiume sotterraneo» pensò. Ma non osò avventurarsi nel buio. Non sapeva nuotare; e gli vennero subito in mente quelle viscide cose repellenti dai grandi occhi sporgenti e ciechi, che si muovono torcendosi nell’acqua.
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 «Non sopporto la nebbia», disse Sam; «ma questa sembrerebbe propizia. Forse adesso potremo partire senza che quei dannati folletti ci vedano».
 «Forse», disse Aragorn. «Ma sarà difficile trovare il sentiero, se la nebbia non si dirada un po’, più tardi. E noi dobbiamo assolutamente trovarlo, se vogliamo passare Sarn Gebir e raggiungere l’Emyn Muil».
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 Sam aveva appena nascosto la luce della Fiala quando Shelob comparve. Un po’ più avanti sulla sinistra scorse improvvisamente uscire da un nero buco d’ombra sotto la rupe la forma più abominevole che mai avesse veduta, più orribile del peggiore degli incubi.
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 Improvvisamente e senza il minimo preavviso, ciac! si trovò, trotterellando, coi piedi nell’acqua. Brr! Era gelata! Questo lo fece fermare di botto. Non capiva se era solo una pozza sul suo cammino o la sponda di un ruscello sotterraneo che intersecasse il passaggio, o la riva di un lago sotterraneo scuro e profondo.
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 La notte trascorse silente. Né voci né richiami giunsero dall’altra parte delle acque. I viaggiatori accoccolati nelle barche sentivano che il tempo stava per cambiare. L’aria si fece calda e molto tranquilla sotto le grandi nubi umide, giunte navigando dal Sud e dai mari lontani.
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 Gandalf: «È Gollum. Sono tre giorni che ci segue»
 Frodo: «E’ fuggito dai sotterranei di Barad-dûr?»
 Gandalf: «Fuggito… O lasciato andare? E ora l’Anello lo ha attirato qui. Non si libererà mai del bisogno di averlo. Lui odia e ama l’Anello, come odia e ama se stesso.
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 Ciò nondimeno, non mi sarebbe piaciuto trovarmi nei panni del signor Baggins. Pareva che il tunnel non avesse mai fine. Bilbo sapeva solo che continuava a scendere costantemente sempre nella stessa direzione, nonostante una curva o due. Ogni tanto sui fianchi della roccia si aprivano dei passaggi laterali, come capiva dal luccichio della spada, o poteva sentire toccando la parete.
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 «Lenta è però Lórien a logorarsi», disse Frodo. «È custodita dal potere della Dama. Ricche e intense sono le ore a Caras Galadhon, quantunque sembrino brevi, perché ivi Galadriel ha nelle sue mani l’Anello Elfico».
 «Sono parole che non dovevano essere pronunciate fuori da Lórien, neanche rivolte a me», disse Aragorn.
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