Ai confini Nord-Ovest di Valinor, si estende una sterminata serie di gallerie e di caverne: sono queste le cosiddette Aule di Mandos, le Case dei Morti dove regna Námo, giudice dei morti, chiamato spesso Mandos come il luogo dove regna. Le pareti di queste sale pareti sono rivestite dagli arazzi della sposa di Námo, Vairë, raffiguranti tutti gli eventi della storia che si svolgeva. E sempre nuovi ella ne crea, poiché, con l’invecchiamento del mondo, anche le Aule sono destinate a crescere.

 

Mandos, di Anna Kulisz

Negli immensi saloni sotterranei, collegati da lunghi cunicoli scavati nella roccia, vi sono le grandi sale in cui i fëa dei Figli di Ilùvatar vengono raccolti dopo la loro morte terrena. Ma differenti sono i destini delle diverse stirpi: perché, com’è noto, gli Elfi defunti giungono in Mandos e qui risiedono, dopo il giudizio di Namo, fino a quanto non giungerà il tempo per la loro reincarnazione, dopo la quale dimoreranno in Aman. Celebre è sotto questo aspetto il caso di due grandi Elfi della stirpe Noldor: Glorfindel di Gondolin, che tornò alla Terra di Mezzo nel corso della Seconda Era, e Finrod Felagund, Re del Nargothrond, che a quanto si racconta “oggi cammina con suo padre Finarfin sotto gli alberi di Eldamar”, dopo essersi reincarnato. Si dice infatti che l’attesa in Mandos sarà per gli Elfi tanto più breve quanto positivo è stato il loro contributo al bene di Arda e dei suoi figli.

 

Anche le anime degli Uomini, si racconta, vengono temporaneamente raccolte in Mandos dopo la morte, ma il loro destino è affatto diverso, perché i loro spiriti non sono legati al mondo e, prima o poi, continueranno il loro viaggio al di là della Cerchie di Arda, laddove solo Eru sa.

Un unico uomo è tornato vivo dalle Aule di Mandos, e solo il virtù della sua eccezionale impresa: era infatti costui Beren Erchamion, colui che insieme a Lùthien sottrasse un Silmaril dalla Corona Ferrea di Morgoth.

 

Infine, le tradizioni dei Nani della Terra di Mezzo dicono che le sale di Mandos riservano delle stanze anche per loro, come previsto da Aulë il fabbro ai tempi della creazione dei loro Padri, e grazie all’intercessione di Ilùvatar, che donò loro la vita. E così si dice che il Fabbro avesse, d’accordo con Mandos, progettato delle sale a loro soli dedicati, in previsione di una futura reincarnazione nei propri discendenti. Un piccolo riferimento lo abbiamo da una frase del Libro Rosso, pronunciata da Thorin Scudodiquercia in punto di morte: “Addio, mio buon ladro. Vado nelle sale dell’Attesa a sedermi a fianco dei mie padri, finché il mondo non sarà rinnovato“.

 

Nessuno poteva lasciare le Aule senza la concessione da parte di Mandos. Ed è questo il motivo per cui Melkor fu qui imprigionato per Tre Ere, avvinto da Angainor, dopo la sua prima sconfitta e la distruzione della sua roccaforte di Utumno.

 

All’interno delle sconfinate caverne di Mandos c’è la residenza vera e propria di Námo e della sua sposa Vairë,  chiamata Vê. Si tratta di un’enorme caverna, posta proprio al centro del suo regno, fiocamente illuminata da un braciere con delle gocce di Telperion.

 

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