Prima del Tempo – Dopo il Tempo
Sono poche, tra le storie tramandate dagli antichi tempi, quelle che narrano di Maiar capaci di resistere direttamente alle tentazioni di Melkor. Uno di essi, Ossë, lo abbiamo già incontrato, e fu l’influenza di sua moglie Uinen a spingerlo a giurare nuovamente fedeltà a Ulmo, di cui poi sarà sempre fidato vassallo.
Ma Arien la Maia fu capace di resistere a Melkor con le proprie sole forze, nei primi tempi di Arda.
Sulla storia di Arien sono state tramandate diverse tradizioni, alcune delle quali confliggono su un punto cruciale, di natura cosmologica. Ai tempi degli antichi uomini, infatti, vi era chi dava credito alla tradizione elfica secondo la quale il Sole e la Luna furono creati in Valinor dopo l’Avvelenamento degli Alberi da parte di Melkor e Ungoliant. D’altra parte, vi era invece chi sosteneva che fosse impossibile un tempo prima del Sole e della Luna – “e come avrebbero fatto gli esseri della Terra di Mezzo a cibarsi, se non vi era sole che crescesse le sementi?” si chiedevano costoro. E sottolineavano dunque che Sole e Luna dovessero esistere sin dal principio come parte di Arda, e che semmai fu la corruzione operata da Melkor a cambiarli in quelli che vediamo ancora oggi.
Entrambe le tradizioni concordano tuttavia nel sottolineare lo stretto legame di Arien con il Sole, e non a caso il nome con cui è ricordata significa “Fanciulla di luce solare” in Quenya (da áirë, “luce solare“).

Secondo la storia più diffusa, Arien era una Maia di Vàna la Sempregiovane – per quanto alcuni scritti la vogliano servitrice di Varda – e il suo compito era curarsi dei fiori d’oro dei Giardini di Valinor, bagnandoli con le lucenti rugiade di Laurelin.
Quando i due Alberi di Valinor furono avvelenati da Ungoliant, si racconta, Laurelin riuscì a produrre un ultimo frutto dorato prima di seccarsi del tutto, e Telperion un ultimo fiore argentato. E fu allora che i Valar, timorosi di un mondo rischiarato solo dalle stelle di Varda, scelsero di utilizzare questi ultimi doni per portare una nuova luce al mondo.
Aulë fabbricò un vascello dorato per contenere il frutto e Arien fu scelta come pilota di questa navicella nei cieli di Arda. E la decisione apparve immediatamente la più corretta, dal momento che, riportano le cronache, “troppo lucenti erano gli occhi in Arien perché persino gli Eldar li fissassero”. E fu così che, “lasciando Valinor, essa abbandonò la forma e gli indumenti che a guisa dei Valar ivi aveva indossato, e fu una nuda fiamma, terribile nella pienezza del suo splendore”.
Allo stesso modo, Tilion fu scelto per guidare il vascello della Luna, e alcuni sostengono che lo fece perché innamorato di Arien (e che questo sia il motivo per il cui la Luna presenta delle macchie, causate dal calore di Arien a cui Tilion s’era incautamente accostato troppo).
Sette volte Tilion attraversò i cieli prima che Arien, alla guida di Anar, sorgesse dall’est. E da quel giorno Morgoth sempre avvolse le proprie terre e fortezze di fumo e ombra, per nascondersi dalla luce del Sole guidato da colei che un tempo cercò di corrompere. Si racconta infatti che Melkor stesso temesse la potenza di Arien, e mai più tenterà – se non alla fine dei giorni – di averla per sé.
Si dice che i primi Uomini si risvegliarono proprio nel momento in cui il primo Sole giunse dall’est, e che per questo Arien è tra i Maia da loro più amati e celebrati.
Rispetto a questa versione, la tradizione che vuole invece il Sole e la Luna coetanei di Arda, e quindi esistenti fin dall’inizio, Arien scelse di occuparsi di Anar sin dal suo arrivo su Eä. E fu proprio per la sua radianza che Melkor cercò di avvincerla. Ma quando lei lo rifiutò, in preda all’ira, Melkor cercò di prenderla. E per sfuggire alla sua aggressione Arien liberò il proprio spirito nel suo pieno fulgore, bruciando Melkor – che da allora potè apparire solo grigio e nero. Con questa azione Arien lasciò però il disco solare senza una guida, e ciò è il motivo per cui su Arda vi sono aree troppo calde e altre troppo fredde. In questa versione, la luce del Sole brillerà da quel giorno in modo più intenso. Altro non si può dire.