Arakano, di Marya Filatova

Argon, figlio di Fingolfin

Eldamar, A.A. c.a. 1420 – Lammoth, P.E. 1

 

Tra i figli di Fingolfin, secondogenito di Finwë e primo alto Re dei Noldor del Beleriand, ve n’è uno che, se da un lato è meno noto ai più per via della sua breve vita nel Beleriand, ha dall’altro cesellato la propria morte nei tratti indelebili dell’eroismo e della gloria, essendo colui che ha condotto le stanche forze dei Noldor, in lenta discesa dai ghiacci di Helcaraxë, alla prima grande vittoria contro le schiere di Morgoth, reclamando il possesso delle Terre a Nord da cui, nei 400 anni successivi, suo padre e i suoi fratelli hanno tenuto in scacco il Grande Nemico.

 

Argon, questo il suo nome, era il quarto figlio di Fingolfin e Anairë, nato a Valinor durante gli Anni degli Alberi, più o meno nel periodo in cui Melkor fu liberato dalla sua prigionia in Mandos, con tutti i funesti eventi che ne seguirono. Il suo nome in Quenya, Arakano, significava “gran condottiero”, e certamente i fatti della sua vita resero giustizia a questo appellativo.

 

Era dunque fratello minore di Fingon, Turgon e della sorella Aredhel, la Bianca fanciulla dei Noldor: quando tutti e tre loro decisero di seguire il padre e la sua schiera a Est, per garantire ai Noldor che scelsero l’esilio una guida che potesse bilanciare i fervori di Fëanor, egli li seguí.

 

Era infatti un Elfo ancora giovane e dall’animo coraggioso, il più alto tra i nipoti di Finwë, e guardava con desiderio una terra nella quale avrebbe potuto dare prova del suo Valore.

 

E così, dopo il massacro di Alqualondë e l’abbandono da parte di Fëanor e dei suoi, subì insieme agli altri la sorte di Mandos e compì il terribile attraversamento dello Helcaraxë, che dopo molti patimenti condusse Fingolfin e la sua schiera nel Beleriand, ove giunsero quando per la prima volta Tilion condusse l’argenteo fiore di Telperion nel cielo.

 

Ma Morgoth aveva piena contezza del loro arrivo, annunciato peraltro dallo sbarco di Fëanor. E spiccò contro loro una grande armata di Orchi, con l’intenzione di ributtare a mare i Noldor prima che potessero organizzarsi.

Fu una dura battaglia, combattuta nel Lammoth ove anni prima Morgoth aveva tradito e messo in fuga Ungoliant con l’aiuto dei suoi Balrog. E le forze elfiche, prese inizialmente di sorpresa, rischiarono di cedere.

 

Ma Argon prese la testa dei suoi uomini, e spronandoli alla resistenza forzò una delle linee delle forze orchesche, spingendo un cuneo argenteo all’interno del loro esercito, e più non fermandosi fino a che non fu giunto al quartiere generale, mentre decine di Orchi cadevano sotto la sua spada.

 

E qui giunto a tu per tu con il comandante nemico, gli si avventò contro, sfruttando la sua altezza per costringerlo alla difensiva. Tale era l’impeto di Argon figlio di Fingolfin ch’egli arretrò: e allora con un poderoso fendente l’Elfo lo colpì così forte da spezzarne l’armatura, e spiccarne la testa di netto.

 

Abbattuto il nemico, si volse verso le armate alleate. E si accorse di essersi allontanato molto da suo padre e dai suoi fratelli, e che un nero mare di Orchi, benché ormai vacillante, li separava. E così si decise per l’estrema resistenza, combattendo fino all’ultimo sangue. E dopo averne abbattuti molti altri, infine cedette e mise un piede in fallo. E qui perì, secondo tra i discendenti di Finwë a morire sul suolo della Terra di Mezzo dopo Fëanor, lanciando a Melkor un’indelebile messaggio: i Noldor non sarebbero arretrati di un passo, e sarebbero caduti con le armi in pugno pur di avere la propria vendetta nei confronti dell’Oscuro Signore. Una lezione che Morgoth impiegò molti anni ad apprendere del tutto.

 

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