Eriador, 2.931 T.E. – Minas Tirith, 120 Q.E.
Aragorn figlio di Arathorn II e Gilraen, Erede di Isildur, Capitano dei Dúnedain, Gemma elfica, speranza del suo popolo, sposo di Arwen Stella del Vespro, nemico di Sauron Gorthaur e Re di Gondor e Arnor, il più grande e il più celebrato Uomo del suo tempo e di molti secoli a venire, nacque nel 2931 della Terza Era, quando l’Ombra si era ormai propagata dall’Est e la minaccia di Sauron si stava ormai espandendo come una nera marea verso l’Ovest della Terra di mezzo.
Egli fu l’ultimo dei Capitani del Nord, discendente diretto di Isildur, erede di re perduti e terre spezzate. Portava nel sangue la memoria di Númenor e nel cuore la speranza dei popoli liberi.
Come da tradizione per gli Eredi del Trono del Nord in quei tempi difficili, fin dalla nascita Aragorn fu posto sotto la protezione di Elrond di Gran Burrone, e ancora di più dopo che il padre venne ucciso da un’imboscata degli Orchi mentre era di pattuglia con Elladan e Elrohir.

Poiché Elrond aveva previsto che sulle spalle di Aragorn sarebbe gravato il destino della loro Era, egli decise di celare il suo destino fin dalla culla, cresciuto a Gran Burrone come un figlio della Casa di Eärendil. E qui fu chiamato Estel, speranza in lingua Sindarin, quasi a presagire l’importanza che egli avrà per Elfi e Uomini da questa parte del mare. E si dice che ciò fu fatto per impedire che Sauron, la cui forza stava crescendo e il cui braccio era divenuto molto lungo, potesse scoprire che la stirpe di Isildur non era ancora stata spezzata.
Durante la giovinezza, accompagnò spesso i figli gemelli di Elrond nelle loro avventure, imparando a vivere nelle Terre Selvagge, a portare le armi e a leggere le tracce meglio di qualunque Uomo prima di lui.
Estel crebbe bello e nobile, con una maturità che superava la sua età.

Ma il suo retaggio non restare a lungo nascosto. Così quando egli compì 21 anni, al ritorno da un viaggio con i gemelli, Elrond gli rivelò il suo vero nome e la sua discendenza. Gli consegnò le reliquie della sua Casa: i frammenti di Narsil e l’Anello di Barahir, dicendogli anche che avrebbe dovuto guadagnarsi lo Scettro di Annúminas dimostrandosi capace di reclamare il trono di Arnor.
E il giorno dopo, muovendosi quasi sognante nei boschi intorno a Gran Burrone, mentre cantava una parte del Lai di Leithian nel quale era descritta Lúthien, figlia di Thingol e Melian la Maia, mentre danzava nella foresta di Neldoreth all’interno del Doriath. E in quel momento Arwen, figlia di Elrond, appena tornata da Lothlórien, apparve alla sua vista cantando sotto le fronde. Aragorn credette di vedere Lúthien stessa, e se ne innamorò immediatamente. E la chiamò Tinùviel, “usignolo”, come Beren suo antenato fece molti secoli prima.

Breve fu il loro incontro il quella occasione, ove lui scoprì ch’ella era la figlia di Elrond e Celebrìan, nipote di Galadriel e Celeborn, e che un lontano legame li univa, risalente ai tempi remoti.
E fu così che, con questo sentimento nel cuore – e la consapevolezza che mai Elrond avrebbe accettato di sposare la propria figlia con altri che il più nobile degli Uomini, abbandonò la sicurezza per la via selvaggia, riprese il nome di Aragorn, divenendo il sedicesimo Capo dei Dúnedain. Dopo aver salutato la madre e Elrond, si avventurò nei territori selvaggi. Incontrò Gandalf il Grigio nel 2956, e divennero amici e alleati nella Guerra contro l’Oscuro Signore. Su consiglio di Gandalf, iniziò a interessarsi alla Contea, ove fu conosciuto come Grampasso.
Fu in quest’epoca che cominciarono le sue imprese: a lungo viaggiò dal 2957 al 2980 combattendo per l’Ovest contro Sauron e i suoi alleati, incontrando i popoli liberi e imparando i loro cuori. Servì Re Thengel di Rohan, poi il Sovrintendente Ecthelion II di Gondor. Nascose la sua vera identità, ma per il suo mantello con la stella d’argento e la sua prontezza d’occhio, fu chiamato Thorongil, “Aquila della Stella”. Era un comandante rispettato, amato da Ecthelion, e probabilmente temuto da Denethor, figlio del Sovrintendente: si dice infatti che, dopo la grande vittoria contro i Corsari di Umbar, durante la quale Thorongil sconfisse in singolar tenzone il comandante del Porto, tutti a Gondor si dolsero della sua decisione di lasciare la città e andarsene senza ricevere i meritati onori. Tutti, tranne Denethor.
Ma il motivo per cui dovette abbandonare Minas Tirith fu noto negli anni seguenti. Gandalf aveva infatti compreso che la creatura incontrata da Bilbo durante la sua impresa possedeva molto più di un semplice anello magico, ed era dunque fondamentale trovarlo prima che fosse catturato – come poi in effetti avvenne – dai servitori del nemico.
E fu solo nel 3017 che infine lo trovò, a Nord dei confini di Mordor, fuggito, o lasciato andare, da Sauron in persona. Con lui, attraverso l’Emyn Muil e portò Gollum fino a Bosco Atro, dove lo affidò a Thranduil. Poi incontrò Gandalf a Sarn Ford, dove seppe dei piani di Frodo di lasciare la Contea.
Fu in questo periodo che si recò per l’ultima volta da sua madre Gilraen, che era ormai stanca del mondo. E nonostante Aragorn cercasse di confortarla, ella sembrava ormai aver preso la propria decisione. E lo salutò con un linnod: Onen i-Estel Edain, ú-chebin estel anim; “Ho dato la speranza agli Edain, non ne ho conservata per me”. Morirà nella primavera seguente.
Ma il momento in cui avrebbe dovuto dimostrare nuovamente la sua abilità e il suo lignaggio non tardò a presentarsi. Ormai convinto che l’Anello fosse giunto in mano ai propri Nemici, Sauron diede il via al proprio assalto ai popoli liberi. E cominciò richiamando vassalli, servi e schiavi dall’Est e dal Sud, e i Nazgûl ripresero a pattugliare il cielo intorno a Minas Morgul e Dol Guldur, e l’Ithilien e Bosco Atro divennero luoghi ancora più spaventosi e pericolosi.

Quando l’Anello dell’Oscuro Signore tornò al mondo, Aragorn vegliava sulla Contea e sul Portatore. Guidò Frodo e i suoi compagni attraverso sentieri oscuri, proteggendoli con spada e cuore dagli attacchi degli Spettri dell’Anello, conducendoli a Gran Burrone ove Elrond fu in grado di salvare Frodo dalla ferita infertagli a Colle Vento dal Re Stregone di Angmar.
Al Consiglio di Elrond, Aragorn si offrì di far parte della Compagnia dell’Anello, consapevole che l’impresa lo avrebbe infine condotto verso il proprio destino. Così i frammenti di Narsil furono riforgiati e nacque Andúril, “Fiamma dell’Occidente”, la Spada di Elendil che aveva trovato un nuovo pretendente come Re degli Uomini dell’Ovest.
Durante il viaggio, seguì Gandalf attraverso Moria, nonostante fosse stato tra i primi a segnalare il pericolo che si nascondeva nelle miniere. E Gandalf cadde, combattendo il Fuoco e l’Ombra, e Aragorn prese la responsabilità di guidare il resto della Compagnia in sua vece.
A Lothlórien, Galadriel gli donò l’Elessar, la Gemma Elfica, che gli aveva dato il nome. Il messaggio era evidente: sconfiggi Sauron, e potrai sposare Arwen, inaugurando una nuova epoca per la Terra di Mezzo.

Gli eventi della Compagnia seguirono i propri sviluppi, come narrato nel Libro Rosso, che narra di come Boromir cadde nella tentazione dell’Anello, ma si riscattò combattendo fino alla morte per salvare Merry e Pipino, che furono poi rapiti dagli Uruk-hai di Saruman. Nel frattempo, Frodo e Sam si avviavano, soli, verso Est, attraversando Nan Hithoel prima che i compagni potessero raggiungerli.
E così Aragorn scelse di lasciare il Portatore al proprio destino, poiché non era più nelle sue mani. Il suo compito lo portava lontano da Mordor: così insieme a Legolas e Gimli scelsero di inseguire gli Uruk-hai per salvare Merry e Pipino, e poche imprese compiute da Uomini, Elfi e Nani sono paragonabili all’inseguimento da loro condotto sul terreno di Rohan.
Qui incontrò Éomer nei campi di Rohan, con cui strinse una sincera amicizia. Come altrove è narrato, Aragorn svolse un ruolo cruciale nella Guerra tra Saruman e Rohan, assumendo il comando delle difese quando la speranza di Re Théoden cominciava a vacillare.
La notizia della sconfitta di Saruman giunse presto a Sauron. Fu così che Gandalf consigliò ad Aragorn di utilizzare la pietra veggente di Orthanc – il Palantìr con cui Saruman era stato irretito da Sauron – per dichiararsi al Nemico e lanciare la sua sfida. In questo modo, prevedeva Gandalf, egli avrebbe ritenuto che Aragorn avrebbe reclamato prima o poi l’Anello per sé, e che quindi era più che mai cruciale spazzare via la resistenza degli Uomini il prima possibile.
E forse proprio per questa ragione, se da un lato Sauron, distratto dalla Guerra, non valutò il rischio portato da Frodo (pure dopo aver ricevuto i suoi oggetti personali a seguito della cattura a Cirith Ungol), bollandolo come una semplice spia, dall’altro lato scatenò le sue forze contro l’Occidente quando non tutti i suoi piani erano compiuti e non tutte le ipotesi correttamente soppesate.
A Rohan Aragorn fu raggiunto dai membri della sua stirpe, i Dúnedain del Nord, insieme ai figli di Elrond, che portarono un messaggio: “Ricorda i Sentieri dei Morti”. E con esso gli diedero uno stendardo, dono di Arwen.
Aragorn comprese qual era la sua strada. E così giunse a Dunclivo, con l’intenzione di prendere la via del Dimholt e attraversare il Sentiero dei Morti. Nell’accampamento incontrò Éowyn, che si innamorò di lui. Lui, però, rifiutò il suo amore, poiché il suo cuore era già impegnato da tempo immemorabile.
E fu così che Aragorn attraversò i Sentieri dei Morti, primo Uomo vivente a riuscirvi. E giunto alla Pietra di Erech convocò gli Spettri e li chiamò a battaglia, per riparare del tradimento compiuto ai danni di Isildur un’Era prima. E grazie a loro sconfisse i Corsari di Umbar, mentre il Re dei Morti terrorizzava alleati e nemici. E dopo la battaglia, Aragorn riconobbe il loro giuramento come rispettato, e con un ultimo respiro i Morti si dissolsero nel vento del Mare.
Ma la guerra infuriava, e Minas Tirith bruciava a seguito dell’assalto da parte delle Forze di Mordor. Giunsero i Rohirrim, che spezzarono momentaneamente l’Assedio, ma molte erano le forze del Nemico, e Théoden era caduto, ed Èomer guidava ciò che restava del suo esercito all’estrema resistenza.
E fu in quel momento, al culmine della battaglia, che il Re di Rohan volse uno sguardo di sfida verso il mare, ma con sorpresa cominciò a cantare. Perché, come narrato:
sulla prima nave si aprì un grande stendardo e il vento lo spiegò mentre essa si avvicinava al porto di Harlond. Tutti videro l’Albero Bianco, simbolo di Gondor, ma esso era circondato da Sette Stelle e sormontato da una corona, lo stemma di Elendil che nessuno ormai portava da innumerevoli anni. E le stelle sfavillavano alla luce del sole, perché erano gemme incastonate da Arwen figlia di Elrond, e la corona riluceva nel mattino, poiché era fatta di mithril e d’oro.
Così giunse Aragorn figlio di Arathorn, erede d’Isildur, dai Sentieri dei Morti, sospinto dal vento del Mare sino al regno di Gondor.

E tale fu l’impeto dell’arrivo dell’esercito del Sud, che le forze di Mordor furono spazzate via, e ben pochi tornarono a Est a rinforzare gli eserciti che Sauron teneva di riserva nella piana di Gorgoroth.
Ma ancora non era giunto il momento di rivelarsi. E così Aragorn entrò in città in incognito, spinto dalla malattia che aveva colpito Éowyn e Merry, che insieme avevano sconfitto il Re Stregone. E in quell’occasione fu visto da Ioreth, che serviva presso le Case di Guarigione, che vedendoli rifiorire dopo l’intervento di Aragorn, ripropose il proverbio: “Le mani del re sono mani di guaritore”.
Aragorn guidò ciò che rimaneva dell’Esercito dell’Ovest a portare battaglia al Nero Cancello. Si era infatti deciso, durante un disperato consiglio di guerra, che l’unica speranza poteva venire dal Portatore, e non dalle armi. E che il loro scopo sarebbe dovuto essere di tenere l’occhio di Sauron più lontano possibile da Frodo, dandogli tempo di distruggere l’Anello.
E così, contro ogni aspettativa, infine avvenne. L’Anello fu distrutto e il Regno di Sauron crollò, e lui stesso, ridotto a un nero fumo, fu spinto lontano dal vento che giungeva dal Mare.

Aragorn tornò a Minas Tirith, ove fu incoronata come Re Elessar Telcontar, Signore del Reame Riunito di Arnor e di Gondor, ove regnl per 120 anni con giustizia, lungimiranza e saggezza. Si racconta infatti che Re Elessar perdonò gli Esterling sopravvissuti e strinse accordi di pace con gli Haradrim, e liberò gli schiavi di Mordor donando loro il Mare di Núrnen. Non tra le ultime dimostrazioni della sua saggezza, concesse a Beregond, che aveva ucciso della Guardie della Cittadella per proteggere Faramir, di entrare a far parte del suo seguito, poiché il figlio di Denethor, ora Sovrintendente, sarebbe divenuto Signore dell’Ithilien, ove avrebbe vissuto con sua moglie Éowyn di Rohan.
Ma fu con l’approssimarsi di Mezza Estate che la sua ascesa si completò. Alcuni giorni dopo la sua incoronazione, Gandalf condusse Elessar sulle pendici del Monte Mindolluin, e lì egli trovò il germoglio di Nimloth, simbolo della sua sovranità sul Regno Riunificato.
Elrond e Arwen giunsero poco dopo a Gondor, ed Elrond consegnò a Elessar lo Scettro di Annúminas, simbolo della regalità su Arnor. Elessar sposò Arwen il giorno di Mezzestate dell’anno 3019, e fu costretto a dire addio ai suoi vecchi amici. Fece ritorno al suo nuovo regno mentre l’Alba della Quarta Era si levava e i Portatori dell’Anello lasciavano per sempre le sponde della Terra di Mezzo.
Molte furono le decisioni che prese nel primo anno del suo regno: ordinò la restaurazione di Orthanc, ove fu riportata la Pietra Veggente, che rimase per sempre un avamposto del Re a sud delle Montagne Nebbiose. E qui, durante una esplorazione di ciò che Saruman vi aveva lasciato, fu ritrovato anche l’Elendilmir, probabilmente recuperato dai resti di Isildur stesso, che Aragorn accolse con reverenza.
Il Re dichiarò la Foresta dei Drúedain riserva protetta in virtù dell’aiuto che il popolo di Ghân-buri-Ghân aveva offerto a Rohan durante la guerra. E in quanto a Rohan, rinnovò il Giuramento di Cirion con Éomer.
A nord, Aragorn rese la Contea Terra Libera sotto protezione del Regno del Nord, proibendo l’ingresso agli Uomini. Nominò il Conte, il Signore della Terra di Buck e il Sindaco di Pietraforata consiglieri del Nord, e donò alla Contea le terre fino agli Emyn Beraid. In questo modo rimase a lungo in contatto con gli altri membri della Compagnia dell’Anello che ricoprirono questi ruoli: Peregrino Tuc, Meriadoc Brandybuck e Samvise Gamgee.
Aragorn e Arwen ebbero un figlio, Eldarion, “l’erede degli Eldar”, e diverse figlie. E lungo e benedetto fu il suo regno.
Fino a quando, nell’anno 120 della Quarta Era, sentendosi l’approssimarsi della vecchiaia, Elessar non scelse di riprendere un’usanza da lungo tempo obliata, risalente ai Re di Númenor. E ciò quella di abbracciare volutamente la Morte in quanto Dono di Ilùvatar agli Uomini, lasciando il mondo quando ancora il vigore della maturità rischiarava il suo volto. E così si addormentò, lasciando Arwen e i suoi figli. E Arwen, ormai mortale, perse ogni legame con il mondo. E salutata la propria famiglia tornò a Lòrien, nell’anno 121 della Quarta Era, ove anch’ella si addormentò, sulla stessa verde collina di Cerin Amroth ove molti anni prima lei e Aragorn si erano giurati eterno amore.