L’anello di Barahir

Tirion, Anni degli Alberi – Conservato in Gondor

 

Pochi sono, tra gli artefatti creati da mano Elfica, quelli capaci di attraversare le ere e di rappresentare un simbolo di regalità per tutti i Figli di Ilùvatar, in contesti e luoghi diversi, al pari del monile divenuto poi celebre, nelle cronache umane, come l’Anello di Barahir padre di Beren.

Ma la sua storia comincia molto più lontano nel tempo e nello spazio, quando ancora i Secondinati non si erano risvegliati a Hildorièn, creato dagli artieri Noldor nella città degli Elfi sul colle di Tùna nel Reame Beato di Valinor. Non conosciamo il momento della sua creazione ma possiamo intuire che sia avvenuta verso la fine dell’Età degli Alberi, quando Finrod figlio di Finarfin era ormai un Elfo adulto, Erede della Terza Casata dei Noldor e come tale legittimo possessore dei tesori della sua stirpe.

Era esso un anello di grande prestigio e valore, così descritto nel Lai di Leithian quando Beren si presentò al cospetto di Felagund per chiedergli di onorare il proprio giuramento:

 

Fiere eran le parole, e tutti si mirarono
i verdi gioielli che nell’anello bruciavano.

Gli artigiani dei Noldor avean posto smeraldi
come occhi di serpi che miran spavaldi

E in capo una corona di fiori e di flora
che l’uno sostiene, e l’altro divora.

Il marchio ch’un tempo Finarfin mirava
e che suo figlio Felagund ora indossava.

 

Infatti, quando aderì alla Fuga dei Noldor a dispetto della decisione del padre, Finrod portò il gioiello con sé nella Terra di Mezzo, e sempre lo portava al dito nelle sue apparizioni pubbliche, sia durante il periodo a Tol Sirion che nel Nargothrond.

Il giuramento di Finrod a Barahir, di Anke Eißmann

Correva l’anno 455 della Prima Era quando, inattesa e terribile, una grande fiamma eruttò dal Thangorodrim, incenerendo la verde piana di Ard-Galen e dando inizio alla Dagor Bragollach, la quarta delle grandi battaglie del Beleriand che segnò la fine dell’Assedio di Angband e preannunciò la rovina del Beleriand che sarebbe venuta negli anni successivi.

Durante questa battaglia, infatti, l’altopiano del Dorthonion sopportò gran parte dell’assalto, venendo invaso: Angrod e Aegnor furono uccisi, e molti degli uomini di Bëor caddero, compreso il loro signore Bregolas. Finrod decise allora di intervenire, dirgendosi verso nord da Nargothrond con un esercito, ma fu sorpreso dai Servi del Nemico quando si trovava nella Palude di Serech con un piccolo gruppo di armigeri e tagliato fuori dal suo popolo. Finrod sarebbe stato ucciso o catturato, ma fu salvato da una sortita guidata da Barahir, fratello di Bregolas, che stava combattendo nell’ovest di Dorthonion vicino al Passo di Sirion. Gli Uomini della Prima Casa riuscirono a sfondare le linee nemiche seppur al prezzo di grandi perdite, permettendo a Finrod e al suo esercito di ripiegare verso Sud, tornando a Nargothrond, mentre Barahir continuò ad agire di retroguardia difendendo ciò che restava del Dorthonion.

Fu quest’impresa che in seguito valse al nuovo Signore della Casa di Bëor l’anello di Finrod, che sarebbe diventato poi noto come l’Anello di Barahir, insieme a un giuramento di amicizia eterna da parte del Re di Nargothrond, che riconosceva a Barahir e ai suoi discendenti il diritto di riportare l’anello come pegno al suo cospetto, chiedendo in cambio qualunque cosa necessitassero.

Il Lai di Leithian racconta quanto avvenne in seguito: di come Barahir rimase a presidiare il Dorthonion con un numero sempre più piccolo di compagni, sempre insidiando le mosse del Nemico, che pose una taglia sulla loro testa. E di come il tradimento di Gorlim l’Infelice, che svelò a Sauron il nascondiglio del suo gruppo, provocò la morte di ciascuno di loro eccetto di suo figlio Beren, che a costo di grandi pericoli recuperò l’anello del padre e ne vendicò la morte.

E fu così che alcuni anni dopo, quando Beren fu incaricato da Thingol Mantogrigio di recuperare un Silmaril dalla Corona di Morgoth per essere considerato degno di sposare sua figlia Lùthien,

L’Anello di Barahir, collezione Noble

l’Uomo si recò a Nargothrond e mostrò di fronte a tutto il popolo di Felagund l’anello ch’egli diede a suo padre, come pegno del suo aiuto. E Finrod, consapevole che ormai il suo Fato era legato a quello di questa impresa, acconsentì a seguirlo, trovando poi la morte nelle segrete di Tol-in-Gaurhoth, l’Isola dei Lupi Mannari di cui in un tempo più lieto era stato fondatore e Signore.

Ciò che avvenne all’Anello di Barahir negli anni successivi non è noto, ma può essere ricostruito dalle biografie dei suoi legittimi eredi: attraverso Dior, sua figlia Elwing il di lei figlio Elros, esso giunse a Númenor. Da ciò che è possibile ricostruire, esso è rimasto un oggetto di famiglia dei Re di Númenor, fino a quando il Re Tar-Elendil non decise di non darlo al suo erede Tar-Meneldur, ma alla sua figlia maggiore Silmariën, che non poteva succedergli al trono dal momento che lo scettro poteva essere a quei tempi retto unicamente da un Uomo. A sua volta, Silmariën trasmise l’anello a suo figlio Valandil, primo Signore di Andúnië. L’Anello passò di mano ai successivi Signori di Andúnië fino all’ultimo dei Fedeli. In questo modo sopravvisse alla Caduta di Númenor quando i Fedeli fuggirono nella Terra di Mezzo.

Da allora, l’anello è entrato a far parte dei gioielli dei Re di Arnor e poi di Arthedain fino a quando Arvedui Ultimo Re non lo lasciò – ancora una volta – in pegno al Signore del popolo dei Lossoth, in cambio dell’aiuto ricevuto nel rifornire la nave con cui intendeva raggiungere il Lindon, ma che non arrivò mai a destinazione, dicendogli: “Questo è un oggetto il cui valore supera ogni tua immaginazione, anche solo per la sua antichità. Non ha potere; può procurarti soltanto la stima di coloro che amano la mia casa. Non ti aiuterà, ma se mai ne avessi bisogno la mia stirpe te lo riscatterà con grandi provviste di tutto ciò che desideri”.

E così in effetti avvenne: i Dùnedain riscattarono l’Anello che da allora fu conservato a Gran Burrone sotto il controllo di Elrond Mezzelfo. E lunghi secoli passarono prima ch’esso fu nuovamente indossato da un Uomo della stirpe di Elendil, nell’anno 2952 della Terza Era, quando fu consegnato ad Aragorn, figlio di Arathorn, il giorno in cui Elrond gli rivelò la sua progenitura e il suo destino. Alcuni anni dopo, nel 2980, Aragorn lo diede a sua volta a Arwen Undòmiel come segno del proprio imperituro amore per lei.

Di ciò che avvenne dell’Anello dopo la morte di Re Elessar Telcontar, nulla è riportato nelle antiche saghe. Ma è lecito pensare ch’esso rimanesse in dote alla stirpe dei Re del Reame Riunito, ultimo legame, al di fuori del proprio sangue, con il Reame Beato al di là dell’Acqua e del Tempo, ove ancora vivevano alcuni dei più rispettati antenati dei Re degli Uomini.

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