L'ultima caccia, di Turner Mohan

Amandil il Fedele, Signore di Andùnië

Andùnië, c.a. 3.100 S.E. – Perduto nel 3.316

 

Amandil padre di Elendil è, sotto molti aspetti, una delle figure più interessanti ed epiche della Seconda Era del mondo, la cui figura rappresenta, sotto molti aspetti, l’immagine che i Signori di Númenor avrebbero avuto se, nel corso dei tre millenni di esistenza della Terra della Stella, non fossero via via caduti in tentazione, vittime di orgoglio, sete di potere, invidia e arroganza.

 

Era Amandil un membro della stirpe dei Signori di Andùnië, casato di altissimo lignaggio nùmenoreano, che veniva fatto risalire a Silmariën, figlia di Tar-Elendil quarto Re di Nùmenor. Rispettoso delle tradizioni della propria famiglia, crebbe come uno dei Fedeli, giorno dopo giorno sempre più preoccupato nel vedere il crescente potere, e la blasfema condotta, di coloro che si facevano chiamare Uomini del Re, radunati intorno al trono di Ar-Gimilzôr.

 

A quei temi, in gioventú, Amandil era fraterno amico di Ar-Pharazôn, il quale, una volta divenuto Re usurpando il trono di Míriel figlia di Tar-Palantir, figlio di Ar-Gimilzôr, volle tenere Amandil nel suo Consiglio, benché questi fosse amico degli Elfi. Non è specificato il motivo per cui Amandil decise di farne parte, ma ciò può essere con ogni probabilità associato alla sua volontà di non lasciare completamente la guida di Nùmenor agli Uomini del Re, sempre piú ostili agli Eldar e ai Valar.

 

Amandil acquistò altresì presto fama come possente capitano del mare e fu tenuto in grande onore da molti, per l’alto lignaggio della sua stirpe.

 

Tuttavia, dopo che Ar-Pharazôn ebbe dato seguito ai propositi del suo cuore, e guidato le proprie schiere nella Terra di Mezzo per proclamarsi unico Re degli Uomini, Sauron venne umiliato, fatto prigioniero e condotto a Nùmenor come prigioniero.

Ma Amandil, che non apprezzava queste dimostrazioni di potere ben superiore a quanto originariamente concesso a Nùmenor, vide Sauron riuscire a sobillare via via la mente del Re, piegandone la volontà, e divenendo in breve tempo da prigioniero a membro del Consiglio, Mago di Corte, e presto suo braccio destro.

 

Vedendo l’onore concesso a Sauron, tutti i consiglieri del Re, eccetto Amandil, iniziarono a adulare il Maia, che nel frattempo stava vieppiù allontanando i Nùmenoreani dal culto dei Valar. E convinse il Re e i suoi seguaci a venerare Melkor, dicendo loro che egli sarebbe stato capace di donare loro l’immortalità che Eru non gli aveva voluto concedere.

 

E giunse il giorno in cui, su istigazione di Sauron, Amandil fu allontanato dal Consiglio e si ritirò a Rómenna, ove segretamente raccolse tutti i Fedeli. Si dice che fu scelta questa città perché la più orientale dell’Isola, onde evitare che i Fedeli potessero incontrare nascostamente Eldar provenienti da Eressëa.

 

Quando Amandil comprese l’intento del Re di assaltare Aman, fu preso da grande terrore. Egli chiamò a sé il figlio Elendil e gli rivelò il proprio disegno: salpare verso Occidente per cercare aiuto presso Manwë e gli altri Valar, come fece un tempo Eärendil loro antenato, e gli Elfi di Gondolin e delle Falas prima di lui.

 

Amandil preparò in segreto il suo viaggio affinché non si abbattesse su di lui e sulla sua casa il sospetto e la punizione del Re. Consigliò il figlio di approntare navi nel porto di Rómenna, pronte a fuggire quando fosse giunto il momento.

 

Così le sue azioni in quel tempo fatale sono narrate nelle antiche cronache: “E Amandil, avuta conoscenza dei propositi del Re, ne fu costernato e si sentì pieno di orrore, ben sapendo che gli Uomini non potevano vincere i Valar in guerra e che, se non si fosse impedito un simile conflitto, rovina ne sarebbe derivata al mondo. Chiamò dunque suo figlio Elendil, e cosi gli disse: «I tempi sono tristi, e non c’è speranza per gli Uomini, poiché i Fedeli sono pochi. Per tale motivo, ho in animo di far mio quel partito che il nostro progenitore Eärendil ha seguito in tempi andati, salpando anch’io per l’Ovest, esista o meno un divieto, onde parlare con i Valar, magari con Manwë in persona, sempreché ci riesca, invocandone il soccorso prima che tutto sia perduto. […] E quanto al Divieto, sono pronto a sopportare la punizione, per tema che tutto il mio popolo diventi colpevole”. “Ma che pensi, padre mio, che possa accadere a quelli della tua casa che ti lasci dietro, una volta che il tuo gesto sia noto?” “Non deve esser noto” ribattè Amandil. “Intendo preparare il mio viaggio in segreto, salpando per l’est, nella direzione in cui le navi ogni giorno partono dai nostri porti; quindi, con l’aiuto del vento e della fortuna, invertirò la rotta […]”.

Quanto a te e ai tuoi, figlio mio, vi consiglio di preparare altre navi, caricandovi a bordo le cose dalle quali i vostri cuori non tollererebbero di staccarsi; e, pronte che siano le navi, ormeggiatele nel porto di Rómenna, spargendo la voce esser vostro proposito quello di seguirmi all’est quando ne riteniate giunto il momento. Amandil non è più tanto caro, al nostro parente che sta sul trono, che questi molto si addolori se noi altri tentiamo di andarcene, per qualche tempo o per sempre che sia. Ma non dare a vedere che intendi portare con te molti uomini, altrimenti ne sarebbe irritato a causa della guerra che ora ha in animo di scatenare, e per la quale ha bisogno di tutte le forze che può radunare. Cerca i Fedeli sui quali si possa far conto e di’ loro di unirsi a te in segreto, sempreché vogliano accompagnarti e aver parte nel tuo progetto.”

“E quale dovrà essere questo progetto?” volle sapere Elendil. “Di non aver mano nella guerra e di stare sul chi vive” spiegò Amandil. “Fino al mio ritorno, non posso dirti di più. Ma è assai probabile che tu debba fuggire dalla Terra della Stella senza nessuna stella a guidarti, e ciò perché questa contrada è corrotta. E perderai tutto quello che hai amato, pregustando la morte mentre ancora sei in vita, alla ricerca di una terra di esilio posta altrove. Ma, che questa sia a est o a ovest, solo i Valar possono dirlo.” Poi Amandil prese congedo da tutti i suoi familiari, come chi stia per morire. “Infatti”, disse “può darsi che non mi rivediate mai più; e io in tal caso non vi mostrerò certo un segno quale quello esibito tanto tempo fa da Eärendil. Ma tenetevi sempre pronti, perché la fine del mondo quale l’abbiamo conosciuto è ormai prossima.

—Il Silmarillion, Akallabêth, La Caduta di Númenor.

 

Al momento della partenza, come anticipato, Amandil finse di navigare verso Oriente prima di virare e dirigersi ad Occidente. Egli portò con sé tre fidati servitori, ma di lui e dei suoi non si udì mai più parola.

Che essi siano giunti ad Aman, o che siano finiti dispersi nei Mari Incantati che separano la Terra di Mezzo dalla dritta via che conduce alle Terre Immortali, non è dato saperlo, perché mai più Amandil fu visto da Uomini Mortali.

 

E due tradizioni si sono stabilite tra gli Esuli che, guidati da suo figlio Elendil, giunsero alla Terra di Mezzo sfuggendo alla Rovina di Nùmenor.

Alcuni dicono infatti che egli salpò verso Ovest, ma che fu irretito dalle nebbie dei mali circondanti perché sprovvisto della luce del Silmaril che avevano guidato il proprio antenato.

 

Ma vi sono altri che invece raccontano che egli riuscì effettivamente a raggiungere Valinor, come Tuor molti secoli prima, anche senza l’ausilio delle Gemme. E costoro dicono che Amandil fu ricevuto dai Valar, i quali però risposero di non essere disposti a perdonare gli Uomini di Nùmenor, che si stavano rendendo responsabili di un abominio mai prima concepito da menti mortali o immortali. E questo perché essi non avevano offeso i Valar, ma Eru Ilùvatar al di sopra di loro, rinnegato e sostituito dal culto di Melkor il Grande Nemico.

 

Ma in virtù della Fede di Amandil e delle sue meritorie azioni, si dice che i Valar concessero la grazia alla sua gente, che mai offese i Valar ed Eru sopra di loro, e che mai rinnegò l’amicizia con gli Eldar. E così a loro fu concesso di sfuggire alla grande tempesta che si approssimava, e che avrebbe seppellito per sempre Nùmenor sotto ai flutti di Belegaer il Grande.

E ciò che fu di Amandil, se vera fosse questa tradizione, è facile immaginare: come per Tuor prima di lui, a nessun mortale che avesse messo piede nelle Terre Immortali poteva essere concesso di vivere a Oriente. Ed è dunque possibile che Amandil rimanesse a vivere a Valinor, unico Uomo mortale a essere ammesso alla vita insieme agli Eldar e ai Valar, fino a che la sua vita non fosse giunta a naturale conclusione, e la sua anima avesse lasciato il suo corpo per andare nel luogo in cui si radunano gli Uomini, del quale nemmeno lo sguardo di Manwë o il giudizio di Mandos conoscono l’estremo destino.

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