«Sugli alberi, presto!» gridò Gandalf; e corsero verso gli alberi sul limitare della radura, puntando a quelli che avevano rami abbastanza bassi, o che erano abbastanza slanciati per arrampicarvicisi sopra. Li trovarono il più in fretta possibile, come potete ben immaginare; e salirono quanto più in alto glielo consentiva la robustezza dei rami. Avreste riso (a distanza di sicurezza!), se aveste visto i Nani che sedevano sugli alberi colle barbe penzoloni, come vecchi gentiluomini rimbambiti che fanno i ragazzini. Fili e Kili erano in cima a un larice alto come un enorme albero di Natale. Dori, Nori, Oin e Gloin stavano più comodi su un gran pino dai rami che sporgevano a intervalli regolari come i raggi di una ruota. Bifur, Bofur, Bombur e Thorin stavano sopra a un altro. Dwalin e Balin si erano appollaiati su di un abete alto ed esile con pochi rami e cercavano di trovare un posto a sedere nel verdeggiare delle fronde più alte. Gandalf, che era un bel po’ più alto degli altri, aveva trovato un albero su cui essi non potevano arrampicarsi, un largo pino che stava proprio all’estremo limite della radura. Egli era ben nascosto tra le fronde, ma si potevano vedere i suoi occhi scintillare nel buio quando faceva capolino. E Bilbo? Non poteva salire su nessun albero e correva da un tronco all’altro, come un coniglio che ha smarrito la tana ed è inseguito da un cane.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Dalla Padella alla Brace, You’ve left the Burglar behind again! by David T. Wenzel}
-Ancalagon