Appena Gandalf aveva udito l’urlo di Bilbo, si era reso subito conto di quel che stava accadendo. Approfittando del lampo che uccise gli Orchi che stavano per prenderlo era entrato di corsa nella fenditura, un istante prima che questa si richiudesse di scatto. Aveva seguito Orchi e prigionieri fino al limite della sala grande; lì si era seduto e nelle tenebre aveva pensato e ripensato a quale incantesimo fare.
«Era proprio un affare scabroso! » disse. «Dare la stoccata e fuggire!».
Naturalmente Gandalf aveva fatto uno studio speciale sugli incantesimi con fuochi e luci (nemmeno lo Hobbit aveva dimenticato i magici fuochi d’artificio per la festa di Ferragosto del Vecchio Tuc, ve ne ricordate?). Il resto è noto a tutti, eccetto che Gandalf sapeva tutto sulla porta secondaria, come gli Orchi chiamavano l’ingresso inferiore, dove Bilbo aveva perso i suoi bottoni. In realtà la cosa era nota a chiunque avesse una certa familiarità con quella parte delle montagne; ma ci voleva uno stregone per non perdere la testa nei tunnel e guidarli nella direzione giusta.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Dalla Padella alla Brace, Escape from the Orcs by David T. Wenzel}
-Ancalagon