Il passaggio era basso e fatto alla bell’e meglio. Non era troppo difficile per lo Hobbit, tranne quando i suoi poveri piedi urtarono di nuovo varie volte, benché facesse molta attenzione, contro le pietre appuntite che sporgevano dal terreno. «Un po’ basso per degli Orchi, per quelli grossi almeno» pensò Bilbo, non sapendo che perfino quelli grossi, gli Orchi delle montagne, potevano avanzare a gran velocità curvi fin quasi a toccare terra con le mani.
Presto il passaggio che fino allora era andato verso il basso, cominciò a risalire di nuovo, e dopo un po’ divenne veramente erto. Bilbo fu quindi costretto a rallentare. Finalmente la salita finì; il passaggio faceva una curva e improvvisamente riprendeva a scendere, e laggiù, alla fine del breve pendio, egli vide – sottile dietro un’altra curva – un filo di luce. Non una luce rossa, come quella di un fuoco o di una lanterna, ma una pallida luce come quella che c’è all’aperto. Allora Bilbo si mise a correre.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Indovinelli nell’Oscurità, Bilbo wandering around the tunnels under the Misty Mountains by Rustem Vne}
-Ancalagon