Bilbo smise quasi di respirare e si irrigidì anche lui. Era disperato. Doveva andarsene da quell’oscurità orribile, mentre gli rimaneva ancora un po’ di forza. Doveva combattere. Doveva pugnalare quel pazzo, cavargli gli occhi, ucciderlo. Voleva ucciderlo. No, non era un combattimento leale. Egli era invisibile adesso. Gollum non aveva una spada. Gollum non aveva ancora realmente minacciato di ucciderlo, o cercato di farlo. Ed era infelice, solo e perduto. Un’improvvisa comprensione, una pietà mista a orrore, sgorgò nel cuore di Bilbo: rapida come un baleno gli si levò davanti la visione di infiniti, identici giorni, senza una luce o una speranza di miglioramento: pietra dura, pesce freddo, strisciare e sussurrare. Tutti questi pensieri gli passarono davanti in una frazione di secondo. Egli tremò. E poi tutto a un tratto, ancora in una frazione di secondo, quasi ricaricato di nuova forza e risolutezza, saltò in avanti.
 Non era un gran salto, per un Uomo, ma era un salto nel buio. Balzò diritto sopra la testa di Gollum: un balzo alto un metro e lungo due; per fortuna non lo sapeva, ma c’era mancato un pelo che si sfasciasse il cranio contro la bassa volta del passaggio.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Indovinelli nell’Oscurità, The tears of Sméagol by The-girl-in-Mirkwood on DeviantArt}
-Ancalagon

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