«Questo metterà in imbarazzo questa repellente creatura sotterranea» pensò.
Un occhio in un azzurro viso
vide un altr’occhio dentro un verde viso:
«Quell’occhio è come me, però è laggiù,
mentre il mio occhio se ne sta quassù»*.
«Sss, sss, sss!» disse Gollum. Era stato sottoterra per tanto di quel tempo che ormai andava dimenticandosi questo tipo di cose. Ma proprio quando Bilbo cominciava a sperare che il miserabile non sapesse rispondere, Gollum riportò a galla ricordi di tempi lontani lontani, quando viveva con la nonna in una caverna sull’argine di un fiume. «Sssì, sssì, tesssoro mio» disse. «Vuol dire il sole sulle margherite, vuol dire!».
*Questo enigma esprime molto acutamente in forma d’indovinello l’etimologia della parola daisy (<<pratolina>> nella trad.), che ricorre alla fine del capoverso successivo. Il nome di questo fiore ha origine dall’anglosassone daeges éage (day’s eye, <<occhio del giorno>>), che allude ai petali del fiore i quali si aprono al mattino (mostrando il cuore giallo del fiore) e si chiudono alla sera. Di conseguenza, eye of day oppure day’s eye: il moderno daisy.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Indovinelli nell’Oscurità, Daisies in the Sun by Rebecca Zdybel}
-Ancalagon