Ivi l’antica strada, ritornando sulla riva del Fiume, scendeva dolcemente sino al bordo di un basso laghetto. Pareva che l’incavo non fosse artificiale, bensì scavato dalle acque che precipitavano vorticose da Sarn Gebir contro un basso spuntone di roccia che si ergeva in mezzo alla corrente. Al di là della pozza, la riva s’innalzava grigia a strapiombo, e non vi erano altri passaggi per i viandanti.
Il breve pomeriggio era già passato, ed un vago crepuscolo nuvoloso stava sopraggiungendo. Si sedettero sul bordo dell’acqua, ascoltando il confuso scorrere e ruggire dei flutti nelle Rapide nascoste dalla nebbia; erano stanchi e assonnati, e d’umore cupo come il giorno morente.
«Ebbene, eccoci qui, e qui dove siamo dovremo trascorrere un’altra notte», disse Boromir. «Abbiamo bisogno di dormire, e benché Aragorn avesse in mente di passare i Cancelli di Argonath questa notte stessa, noi non ce la faremo, perché siamo tutti sfiniti… tutti, eccetto naturalmente il nostro robusto Nano».
Gimli non rispose: la testa gli ciondolava dal sonno.
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– Ancalagon