Sollevandosi di nuovo, allontanando il dolore, curvò sotto di sé i tentacoli e balzò indietro con movimento convulso. Sam era caduto in ginocchio accanto alla testa di Frodo, in preda alle vertigini per via del lezzo, ma stringendo ancora con ambedue le mani l’elsa della spada. Attraverso la nebbia che gli appannava gli occhi intravide confusamente il volto di Frodo, e lottò con ostinazione per vincere la debolezza e trascinarsi fuori dal deliquio che lo assaliva. Pian piano sollevò il capo, e la vide, a pochi passi di distanza, che lo adocchiava, con un rigagnolo di veleno gocciolante dalla bocca e un liquido verde sgorgante dall’occhio ferito. Poi si acquattò, con la pancia percorsa dai tremiti, schiacciata contro terra, i grandi tentacoli vibranti, pronta ad attaccare di nuovo… e questa volta pronta a mordere e a sopraffare: non un piccolo morso per acquietare i fremiti delle sue carni, bensì la volontà di uccidere e lacerare. Mentre Sam accovacciato la osservava, leggendole negli occhi la propria morte, gli balenò in mente un pensiero, come pronunciato da una voce remota, e frugando con la mano sinistra scoprì quel che cercava: fredda, dura e solida gli sembrò in quello spettrale mondo d’orrore la Fiala di Galadriel.
{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Messer Samvise e le sue decisioni, photo by Movie.Screencaps}
-Lúthien Tinúviel

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