Gli Ent avanzavano a gran velocità. Erano discesi in una lunga piega del terreno che si abbassava verso sud, e attaccarono la scalata dell’alta e ripida scarpata occidentale. I boschi si diradarono a poco a poco, per lasciare il posto a sparse macchie di betulle, e infine a nudi pendii ove cresceva soltanto qualche pino sparuto. Il sole tramontò dietro l’oscuro colle che si ergeva innanzi a loro. Venne il crepuscolo grigio.
 Pipino si voltò a guardare. Il numero degli Ent era aumentato…o che altro stava accadendo? Là dove avevano attraversato squallidi e spogli pendii, gli parve di distinguere grovigli d’alberi. E gli alberi si muovevano! Possibile che le piante di Fangorn si fossero svegliate, e che la foresta ascendesse il colle marciando verso la guerra? Si strofinò gli occhi, dubitando che sonno e tenebre l’avessero ingannato; ma le grandi ombre grigie avanzavano inesorabili. Si udiva il rumore, come il fruscio del vento in un mare di foglie. Gli Ent stavano per raggiungere la cima della scarpata, e le voci non cantavano più. Si fece notte, il silenzio regnava: non vi era altro rumore che un vago fremito della terra sotto i piedi degli Ent, e un mormorio, come l’ombra di un bisbiglio fra molte foglie trascinate dalla corrente. Infine misero piede sulla cima, e guardarono giù nel buio di un pozzo profondo: il grosso burrone all’estremità dei monti, Nan Curunír, la Valle di Saruman.
 «Isengard è immerso nella notte» disse Barbalbero.
{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Barbalbero, The Wrath of the Ents by Ted Nasmith}
-Lúthien Tinúviel

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