Quando Bilbo aprì gli occhi, si chiese se li avesse veramente aperti; infatti il buio non era meno fitto di quando li teneva chiusi. Non c’era nessuno vicino a lui. Immaginate la sua paura! non poteva udire niente, vedere niente e sentire niente, tranne il suolo roccioso.
Molto lentamente si mise carponi e andò attorno barcollando, finché toccò la parete del tunnel; ma non poté scoprire niente né sopra né sotto: niente di niente, nessuna traccia degli Orchi, nessuna traccia dei Nani. La testa gli girava, ed era ben lontano dal sapere con un minimo di sicurezza in quale direzione stessero andando quando egli era caduto. Tirò a indovinare, e avanzò strisciando per un po’, finché improvvisamente la mano andò a sfiorare per caso qualcosa che al tatto sembrava un sottile anello di metallo freddo, giacente sul fondo del tunnel. Bilbo era a un punto cruciale della sua vita, ma non lo sapeva. Si mise in tasca l’anello quasi senza pensarci; in quel momento sembrava che non potesse servire a niente di particolare. Non andò molto avanti, ma si sedette sul pavimento freddo abbandonandosi alla più completa disperazione. Pensò al Bilbo che friggeva uova e pancetta nella sua bella cucina a casa, perché poteva sentire dentro di sé che era ampiamente ora di mangiare qualcosa; ma questo lo rese soltanto più infelice.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Indovinelli nell’Oscurità, ArtStation – Bilbo and the Ring by Enrique Rivera}
-Ancalagon