Erano ancora voltati, quando l’Argentaroggia mescolò le sue acque alle correnti del Grande Fiume; le barche girarono puntando verso sud, e presero maggiore abbrivo. La bianca figura della Dama divenne presto piccola e distante. Brillava come una finestra di vetro su una lontana collina al sole del tramonto, o come un remoto lago visto dall’alto di una montagna: un cristallo caduto nel grembo della terra. Ad un tratto Frodo credette di vederla alzare un braccio in segno di saluto, mentre da lontano giungeva limpido e penetrante sulle ali del vento che li inseguiva, il canto della sua voce. Ma era una canzone nell’antica lingua degli Elfi al di là del Mare, e Frodo non comprendeva le parole: bella era la melodia, ma non riuscì a riconfortarlo.
 Eppure, come tutte le parole elfiche, anche quelle gli rimasero impresse nella mente; e molto tempo dopo egli le tradusse, nel migliore modo possibile: il linguaggio era quello dei canti elfici, e narrava di cose poco conosciute nella Terra di Mezzo.
Ai! laurië lantar lassi sdrinen,
Yéni ùnétimë ve ràmar aldaron!
Yéni ve lintë yuldar avànier
mi oromandi lisse-miruvòreva
Andùnë pella, Vardo tellumar
nu luini yassen tintilar i eleni
òmaryo airetàri-lirinen.
Si man i yulma nin enquantuva?
An si Tintallë Varda Oiolossëo
ve fanyar màryat Elentàri ortanë
ar ilyë tier undulàvë lumbulë;
ar sindanòriello calto mornië
i falmalinnar imbë met, ar hisië
untùpa Calaciryo miri oialë.
Si, vanwa nà, Ròmeho vanwa, Valimar!
Namàrië! Nai hiruvalyë Valimar.
Nai elyë hiruva. Namàrië!
«Ah! Simili ad oro cadono le foglie al vento, lunghi innumerevoli anni come le ali degli alberi! I lunghi anni sono fuggiti, come rapidi sorsi del dolce idromele, in aerei saloni oltre l’Occidente, sotto le azzurre volte di Varda ove le stelle tremolano al canto della sua voce, una voce sacra di regina. Chi riempirà ormai per me la coppa? Ahimè! la Vampa, Varda, Regina delle Stelle, ha innalzato le sue mani dal Monte Semprebianco come nuvole che ascendono al cielo, ed ogni sentiero è immerso nella più cupa oscurità; fuori dalla grigia campagna, il buio sovrasta le onde spumeggianti che ci separano, e la nebbia ricopre per sempre i gioielli di Calicirya. Perso! Perso è ormai Valimar per coloro che vivono ad oriente. Addio! Forse un dì tu troverai Valimar. E forse anche tu lo troverai un dì. Addio!». Varda è il nome di quella Dama che gli Elfi in queste terre d’esilio chiamano Elbereth.
{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Addio a Lórien, Galadriel’s Farewell by Lamorien on DeviantArt}
-Ancalagon

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