Infatti proprio in quel momento la luce apparve sopra la collina e si sentì un forte cinguettio tra i rami. Guglielmo non parlò più perché rimase fermo, mutato in pietra mentre si chinava; e Berto e Maso si immobilizzarono come rocce mentre lo guardavano. E sono rimasti lì fino ad oggi, tutti soli, a meno che gli uccelli non si posino su di loro; infatti gli Uomini Neri, come probabilmente saprete, debbono trovarsi sottoterra prima dell’alba o ritornano alla sostanza petrosa di cui sono fatti e non si muoveranno mai più*. Questo è quanto era accaduto a Berto, Maso e Guglielmo.
«Ottimo!» disse Gandalf, mentre avanzava da dietro un albero e aiutava Bilbo a scendere dal cespuglio spinoso. Allora Bilbo capì. Era stata la voce dello stregone che aveva indotto gli Uomini Neri a bisticciare e litigare finché non era arrivata la luce a porre fine a tutto**.
*Nelle fiabe la tradizione vuole che la vista del sole sia fatale agli Uomini Neri. Nelle fiabe della tradizione norvegese, raccolte da Peter Christen Asbjorsen e Jorsen Moe, tradotte in inglese da George Webbe Dasent come Popular Tales from the Norse (Fiabe popolari norvegesi, 1859) gli Uomini Neri colpiti da un raggio di sole andavano in pezzi.
**Nel 1977 il figlio secondogenito di Tolkien, Michael, raccontò alla Tolkien Society in Gran Bretagna che, da bambini, lui, i suoi fratelli e sua sorella a un certo punto del loro sviluppo intellettuale avevano giudicato il capitolo degli Uomini Neri come il migliore del libro, e continuava: <<A noi pareva che negli Uomini Neri ci fosse qualcosa di abbastanza simpatico e che, tutto sommato, fosse un peccato che dovessero essere trasformati in pietre>>.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Abbacchio Arrosto, The Three Trolls are turned to Stone by J.R.R. Tolkien}
-Ancalagon
