All’inizio erano passati attraverso le terre abitate dagli Hobbit, una vasta e rispettabile contrada abitata da gente per bene, con strade buone, una o due locande e di quando in quando un Nano o un fattore in giro per affari. Poi arrivarono a terre dove la gente parlava in modo strano, e cantava canzoni che Bilbo non aveva mai sentito prima. Adesso si erano profondamente inoltrati nelle Terre Solitarie, dove non c’erano più né persone né locande e le strade andavano costantemente peggiorando. Non molto lontano, davanti a loro, si ergevano sempre più alte tetre colline, scurite dagli alberi. Su alcune di esse si levavano vecchi castelli dall’aspetto sinistro, come se fossero stati costruiti da gente malvagia. Tutto sembrava deprimente, poiché quel giorno il tempo si era messo al brutto. Per lo più era stato bello come lo può essere a maggio, anche nelle favole più liete, ma adesso era freddo e umido. Nelle Terre Solitarie erano stati costretti ad accamparsi dove potevano, ma almeno era sempre stato all’asciutto.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Abbacchio Arrosto, Castles (off ‘Castles’) by Alan Lee}
-Ancalagon

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