Bilbo saltò su, e mettendosi la vestaglia andò in sala da pranzo. Non ci trovò nessuno, ma ben visibili erano i segni di una colazione abbondante e frettolosa. C’era un disordine spaventoso nella stanza, e pile di vasellame da lavare in cucina. Sembrava che fossero state adoperate quasi tutte le pentole e le casseruole che possedeva. I piatti da lavare erano così malinconicamente reali, che Bilbo fu costretto a convincersi che la riunione della notte precedente non aveva fatto parte dei suoi incubi, come sperava vagamente. Si sentì realmente sollevato pensando che, dopo tutto, se ne erano andati senza di lui, e senza stare a svegliarlo («ma senza neppure dire grazie» pensò); eppure in certo qual modo non poteva fare a meno di provare una certa delusione. Questa sensazione lo sorprese.
«Non essere pazzo, Bilbo Baggins!» si disse. «Pensare ai draghi e a tutte quelle bizzarre assurdità all’età tua!». Così si mise un grembiule, accese i fornelli, scaldò l’acqua e lavò i piatti. Poi si fece una bella colazioncina in cucina prima di avviarsi verso la sala da pranzo. A questo punto il sole splendeva, e la porta d’ingresso era aperta, facendo entrare una tiepida brezza primaverile. Bilbo cominciò a fischiettare forte e a dimenticare quanto era accaduto la notte precedente. Stava infatti per mettersi davanti a una seconda bella colazioncina, in sala da pranzo, accanto alla finestra aperta, quando entrò Gandalf.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Abbacchio Arrosto, Breakfast at Bag End by frivolousdistinction on DeviantArt}
-Ancalagon
